Spettacolo

Sean Connery e “Il vento e il leone”.

Roma, 23 dicembre 2020.

 

La ricorrenza.

Ricordiamo oggi, a distanza di quarantacinque anni esatti, l’uscita di un film poco celebrato ma di forte impatto emotivo e spettacolare: Il vento e il leone di John Milius.

La storia.

Tratto da un evento realmente accaduto, il rapimento di un benestante di origine greca Ion Perdicaris, Milius modella la trama in un’avventura romantica ed allo stesso tempo sanguigna.

Perdicaris diventa Pedecaris una bella donna ricca, con due bambini al seguito, che viene rapita da un capo berbero: el-Raisuli, il Magnifico.

Siamo a Tangeri, Marocco, nei primi anni del secolo scorso ed el-Raisuli chiede per il riscatto della vedova americana oro e armi.

L’obiettivo è la destituzione del corrotto sultano del Marocco, asservito al colonialismo franco-germanico, suscitando l’attenzione degli americani.

Teddy Roosevelt, tra i primi 5 presidenti statunitensi più amati, invia subito i Marines con lo scopo di liberare la donna americana ma anche d’inserirsi tra le due potenze coloniali.

el-Raisuli, sceicco delle tribù berbere del Rif, catena montuosa del Marocco del nord, è un uomo di grande fascino e dopo le prime spigolature entra nelle simpatie della donna e dei suoi bambini.

Il berbero vuole un Marocco libero, fuori dai giochi coloniali e dal cinismo del potere del sultano e nello sviluppo della storia la signora ed i suoi figli ne apprezzano la lealtà ed il coraggio.

E’ proprio la determinazione della donna, con l’aiuto dei Marines, a rovesciare le sorti del capo berbero nel frattempo catturato dalle forze tedesche in combutta col sultano.

La liberazione di el-Raisuli è un inno alla speranza, alla lotta, per poter cambiare qualcosa anche se poi non cambierà nulla.

Curiosità.

Milius, regista non banale, crea una contrapposizione a distanza tra la figura di Roosevelt ed el-Raisuli calcisticamente tifando per la figura del berbero.

Molta cura negli esterni che seppur girati nella maggior parte delle scene in Almeria, Spagna, rappresentano bene il vicino Marocco.

Il deserto come fosse il West, l’adesione al mondo arabo unita allo spirito avventuroso di un racconto esotico.

Una miscela tra quello che è stato Lawrence d’Arabia e quello che sarà Indiana Jones.

Gli interpreti.

Protagonisti assoluti Sean Connery, l’accattivante el-Raisuli, e Candice Bergen, la determinata e composta signora Pedecaris.

Al loro fianco caratteristi e grandi interpreti come John Houston, Geoffrey Lewis, Antoine Saint-John, che in Giù la testa di Leone era il perfido Gunther Reza, Brian Keith, ottimo nel ruolo di Roosevelt.

Connery si diverte a fare un po’ il cialtrone, il duro, perfino il simpatico, nel personaggio di el-Raisuli e non è da meno Candice Bergen che esprime una prova matura, piena di fascino, mai in soggezione verso il maschio protagonista.

Il capo berbero è il leone mentre Roosevelt è il vento.

<Io ruggisco con sprezzo ma tu non senti, tuttavia come il leone io devo rimanere al mio posto mentre tu non conoscerai mai il tuo>.

 

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