Racconti di sport

Il sognatore e lo scudetto sfumato.

Cinquant'anni fa il viaggio della speranza di un sognatore adolescente.

Roma, 20 maggio 2023.

 

Ho più volte espresso il convincimento che i sogni di un adolescente non possono essere frustrati, è peccato mortale.

In special modo sogni di carattere sportivo, di fede calcistica, in un’epoca, gli anni settanta, dove la televisione ha solo due canali e la cultura e l’educazione risponde a canoni tradizionali.

Si, il mondo comincia a dare segni di cambiamento i giovani iniziano a ribellarsi ma nell’immaginario John Wayne è sempre l’eroe buono e gli indiani sono cattivi a prescindere.

In questo caso l’adolescente in questione, il sognatore, è un appassionato feroce di sport: pugilato, ciclismo, atletica e naturalmente calcio.

Proprio il concetto ecumenico dello sport, attraverso varie discipline, fa sì che il nostro sognatore s’innamori perdutamente della Polisportiva Lazio.

La sezione calcio la fa da padrona, attraverso l’influenza paterna ulteriormente sviluppata tramite la conoscenza della sua storia come sanno essere le storie raccontate da valenti scrittori come Mario Pennacchia.

La Lazio in quel tempo è una società che, non avendo alle spalle mecenati o rilevanti gruppi industriali, riflette di una dura crisi economica già da fine anni cinquanta e che a tutto il 1971 la vede scivolare per tre volte nella serie cadetta.

All’alba del campionato 1972/1973, rientrata nella serie maggiore, l’aspettativa è quella di cercare una tranquilla salvezza magari con qualche episodica soddisfazione, come già successo in passato.

Grande l’incredulità nello scoprire, nel corso del torneo, che quella che negli anni sessanta viene definita lazietta sta spopolando tra le grandi, battendo record impensabili, addirittura in lotta per lo Scudetto!

Voi capite che il nostro sognatore a 16/17 anni appunto sogna.

Perché è normale, come detto, nella cultura e nell’educazione dell’epoca vivere come Cenerentola che sogna il Principe Azzurro specialmente quando mai nella realtà hai assaporato niente del genere.

La mattina di cinquant’anni fa, il 20 maggio del 1973, il sognatore è a Napoli per l’ultima di campionato con la classifica che recita: Milan 44 punti, Lazio e Juventus 43.

Tutte e tre le squadre giocano in trasferta, con il Milan a Verona e la Juventus all’Olimpico contro la Roma appena reduce da una soffertissima salvezza.

E’ un viaggio della speranza, in una bolla temporale dove ogni tanto il sognatore si domanda: <Ma è vero?>.

Fa molto caldo ed il primo tempo scorre via senza troppe emozioni, con un insolito atteggiamento aggressivo da parte dei giocatori napoletani che non hanno niente da chiedere alla classifica.

Si accendono diverse radioline durante l’intervallo per il collegamento con la storica trasmissione Tutto il calcio minuto per minuto.

C’è molta confusione e quando Bortoluzzi, dallo studio centrale, chiama il primo collegamento con Ameri da Verona non si capisce bene il risultato parziale.

A dire il vero qualcuno dei laziali presenti esulta perché Ciotti, dall’Olimpico, dà lo svantaggio della Juventus per 1-0.

Ok, ma il Milan che fa?

Alla seconda tornata del collegamento la voce stentorea di Ameri dice che il Milan è sotto per 3-1…

Scoppia un boato terrificante tra i laziali presenti ed il nostro sognatore rimane di sasso, inebetito.

Nello stesso preciso momento rientrano le squadre in campo e per prima la Lazio che in quel momento è prima in classifica per un ipotetico spareggio con il Milan.

La Lazio anzi la lazietta, che appena due anni prima è tra i cadetti, ha mezzo scudetto in tasca…

Come si fa a non sognare, a rimanere asettici, quando stai per toccare con mano qualcosa che mai avresti immaginato, al più lo avevi sempre visto fare agli altri.

La favola non è come quella dei fratelli Grimm o come nei western quando arriva all’ultimo istante il 7° cavalleggeri e gli indiani vengono sconfitti.

Il Napoli gioca un secondo tempo con una determinazione che neanche quando vincerà lo scudetto con Maradona ed al goal di Damiani all’87° il pubblico del San Paolo gratifica i laziali presenti con il coro: <Juve, Juve>.

Questo perché i bianconeri battono in rimonta la Roma per 2-1 e scavalcano Lazio e Milan che nel frattempo è caracollato a Verona per 5-3.

Il nostro sognatore esce dallo stadio distrutto, attonito, con la preoccupazione di dover fronteggiare i guapparielli napoletani che provocano ed irridono tutti i laziali che escono dall’impianto a testa bassissima (eufemismo…).

Come detto nell’incipit è un peccato mortale frustrare i sogni di un sognatore adolescente, andrebbe previsto dalla Costituzione…

Il viaggio della speranza è il viaggio di una disperazione cocente ed il ritorno sul treno del nostro sognatore è rivolto all’indomani, con il ritorno a scuola attraverso le forche caudine dei cugini romanisti.

A distanza di anni (50…) la ferita del nostro sognatore è rimasta aperta e non ci sono punti che tengano per poterla rimarginare o chiudere del tutto.

Come Cenerentola, che ritrova il suo Principe Azzurro dopo aver perso la scarpetta, il nostro sognatore un anno dopo vede il suo sogno diventare realtà, con la conquista dello scudetto della sua amata Lazio.

Però quella ferita di Napoli…

 

 

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