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Racconti di sport. Auguri, “bomber”!

pruzzo roma ascoliI 60 anni di Roberto Pruzzo, il “bomber” per antonomasia del calcio italiano, nel quale ha segnato caterve di gol, prima con il Genoa e poi conla Roma.

Roma, 31 marzo – Domani  il bomber compie 60 anni e non è uno scherzo del 1° di aprile, giorno nel quale è nato nel 1955. Con le sue reti ha fatto sognare un’intera generazione di tifosi. Prima del Genoa, la squadra nella quale, lui, ligure di Crocefieschi, è cresciuto e si è affermato in Serie A. Poi della Roma, quella con cui ha conosciuto le gioie più grandi, a cominciare dallo scudetto del1983, aproposito del quale la sorte gli ha riservato il privilegio di segnare il gol della vittoria aritmetica proprio a Marassi e al Genoa, ovvero nello stadio e alla squadra della sua gioventù. Era l’8 maggio del 1983, si giocava Genoa-Roma per la penultima giornata di campionato e ad entrambe le squadre serviva un punto per raggiungere i proprio obiettivi: la salvezza per il Grifone, lo scudetto perla Lupa. Epari fu (1-1), tra il tripudio generale dei tifosi giallorossoblu presenti sugli spalti e poi uniti dall’invasione finale del campo. A pensarci bene era giusto che a firmare quell’impresa fosse proprio lui, il “bomber”, che conla Romaè stato capace anche di vincere la classifica cannonieri per tre volte e di diventare il calciatore giallorosso più prolifico di sempre per un’infinità di anni, fino a quando non è stato scavalcato dall’uragano Totti, che ormai detiene la maggior dei record della società capitolina.

Sotto i baffi, Pruzzo, brontolava spesso. In campo sembrava indolente, ma appena in area arrivava la palla giusta spuntava dal nulla e la metteva dentro, magari di testa, la sua specialità, da vero centravanti. Perché in fondo, cari amici, chi in quel calcio giocava col n.9 sulle spalle non doveva fare altro che i gol e lui, “O’ Rey di Crocefieschi”, come lo chiamavano in Liguria quando giocava ancora nel Genoa, di gol ne ha fatti proprio tanti.

A Roma Pruzzo arrivò nel 1979 e qui divenne subito “il Bomber”, tanto che ancora oggi lo chiamiamo tutti così. Con affetto, con amicizia, con riconoscenza e stima. Di lui, in campo, ricordiamo mille episodi: la cinquina all’Avellino (commentata dicendo che forse era meglio se qualcuno di quei gol se lo teneva per la partita poi persa con il Lecce e che costò alla Roma lo scudetto del 1986); il gol di testa alla Fiorentina su assist di tacco di Falcao; quello purtroppo inutile, ma bellissimo, nella finale col Liverpool (ah, che rammarico non averlo avuto a disposizione nei calci di rigore finali); una splendida rete alla Lazio sottola Sudnel derby dell’ottobre 1983; la rovesciata del 2-2 aTorino controla Juveall’ultimo minuto. E potremmo continuare all’infinito. E che emozione quando molti anni dopo lo abbiamo conosciuto nello spogliatoio di Trigoria, al termine di una sgambatura dello staff tecnico giallorosso del quale faceva parte come osservatore. “Sono un ragazzo in prova” ci disse, suscitando l’ilarità di tutti. Dopo di luila Romaha avuto tanti altri centravanti fortissimi (Voeller, Balbo, Batistuta, Montella), ma ognuno di loro ci scuserà se scriviamo che l’emozione che ci regalavano i suoi gol rimane tuttora unica, così come le sue esultanze: spontanee, trascinanti e coinvolgenti quanto le reti che segnava. Tanto che il regista Brizzi ha voluto rendergli omaggio nel suo “Notte prima degli esami2”con una scena ormai memorabile. Il protagonista Luca-Vaporidis porta a cena fuori l’amata Azzurra proprio nella sera di Italia-Ucraina, partita valida come quarto di finale dei Mondiali di Germania 2006. Visto che lei detesta il calcio, anche lui finge di non amarlo e di non seguirlo. Le urla della gente, però, stimolano la sua curiosità e con la scusa di controllare la macchina esce dal ristorante per sapere cosa è successo. Una signora si affaccia al balcone e tutta concitata gli racconta: “Allora Toni ha preso la palla in tuffo de testa come faceva Pruzzo negli anni ‘80. Te lo ricordi Pruzzo?”. Lui, che ha molti anni meno di lei, gli risponde di no. Allora quella se lo guarda con aria sconsolata ed esclama: “Giovani senza valori. Te lo dovresti ricorda. Perché se c’era Pruzzo a sti ucraini gliene facevamo sette, gliene facevamo”.

Auguri “bomber”. Magari oggila Romaavesse ancora uno come te, là davanti.

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