Tematiche etico-sociali

Ambiente – Allarme Lago Ciad, in 50 anni ridotto a un decimo estensione

lago ciadCnr, rischio di enorme crisi ambientale e umana

Roma, 14 ottobre – (ansa) È allarme sulle condizioni di salute del lago Ciad, quarto per grandezza in Africa, a rischio di scomparire per cause ambientali e cattiva gestione delle sue acque. Fondamentale per la sopravvivenza di oltre 30 milioni di persone, molte delle quali sono potenziali migranti forzati, il lago si è ridotto in cinquant’anni a meno di un decimo della estensione. Lo afferma il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) che oggi  terrà una conferenza internazionale dal titolo “Il lago Ciad: un serbatoio di cibo e acqua tra disastro ambientale e cooperazione internazionale.

Quale contributo possibile dal ‘sistema Italia’?” in Expo con Fao, Cia (Confederazione italiana agricoltori), Società geografica italiana e Accademia nazionale delle scienze per fare il punto sulla situazione e sui possibili interventi.

Il Lago Ciad nella regione del Sahel – tra le frontiere del Ciad, Camerun, Nigeria e Niger – rischia di diventare un ricordo sulla carte geografiche se non si interviene ad arginare il suo progressivo prosciugamento. L’inaridimento di questa riserva d’acqua dolce rischia di provocare una crisi ambientale, ecologica e umana di enormi dimensioni, con conseguenze anche sulle ondate migratorie già in atto, dirette verso l’Europa e soprattutto verso l’Italia, rileva il Cnr. Il bacino idrico africano è il perno intorno al quale ruota un delicato equilibrio economico e geopolitico di una vasta area che si affaccia sulle sue rive e beneficia delle sue risorse. “Fermare l’agonia del lago Ciad avvalendosi delle più avanzate conoscenze scientifiche e tecnologiche – spiega Luigi Nicolais, presidente del Cnr – è cruciale per garantire un futuro di pace a un’area particolarmente delicata del mondo.

Occorre intervenire sui fattori di fragilità di questo delicato e complesso ecosistema. La progressiva desertificazione, la perdita costante e progressiva di acqua e cibo rendono inospitale l’intera area favorendo il radicalizzarsi dei conflitti e dei fondamentalismi concause delle attuali grandi ondate migratorie”. 

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