Tematiche etico-sociali

Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ispezionò il Carcere Militare di Gaeta, con ricordi personali

La sua capacità operativa

Roma, 15 marzo 2021 – Inizio con una nota personale. Revocatomi il trasferimento dal Comando Generale al Reparto Operativo di Roma, proposto dal Comandante della Legione di Roma, Col. Fiorletta (che giustamente, come si faceva allora, seguiva molto il settore operativo), forse per il fatto che un collega non sarebbe più stato movimentato, dopo essere stato cinque anni al Nucleo Operativo della  Compagnia Roma Trastevere e altri due quale comandante della gloriosa 2^ Sezione del Nucleo Radiomobile in San Sebastiano, venni destinato alla  Compagnia di Gaeta, dove il 10 settembre 1977 vi presi servizio per due anni e mezzo, per poi essere destinato all’Antiterrorismo operativo (non d’ufficio) del Ministero dell’Interno, in epopea Prefetto Parisi, dove rimasi per quattro anni.

Rientrato poi  nell’Arma, fui inviato alla Compagnia di Napoli Stella, nel quartiere Sanità, in prima guerra di camorra.

Ora trattiamo l’argomento di oggi.

La Compagnia di Gaeta, un territorio già allora  caratterizzato da consistenti fenomeni di infiltrazione della camorra casertana e napoletana, con particolari problematiche nella città di Fondi, per l’ipermercato ortofrutticolo; Gaeta, però, città bellissima per storia, cultura, mare e turismo, era anche una città militare, in primis per il Comando in capo della 6A Flotta USA nel Mediterraneo, colà allora di stanza (ogni unità della U.S. Navy che entrava nel Mediterraneo entrava a far parte della Sesta Flotta dal punto di vista operativo) conoscendo i Comandanti dell’epoca, l’ Ammiraglio Harry D. Train e James D. Watkins. Poi vi era il Comando degli Stabilimenti Militari di pena retto dal Colonnello Meo, con competenza su tutte le carceri militari d’Italia; l’Istituto Cartografico Militare, anch’ esso retto da un Colonnello; l’ importante  Scuola Nautica della GDF e il Comando della Capitaneria di Porto retto da un Capitano di Fregata.

Veniamo al tema carcerario.

Il Maggiore Herbert Kappler, in quel carcere militare era stato detenuto dal 1948 anche se il Governo della Repubblica Tedesca Occidentale aveva da tempo richiesto l’estradizione per poterlo processare e condannare in Germania.

I Governi italiani si erano opposti alla richiesta della Repubblica di Bonn, quindi come noto avvenne la fuga il 15 agosto del 1977 dall’Ospedale Militare del Celio di Roma, dove era ricoverato.

Appresi, appena giunto a Gaeta, alcune notizie interessanti sulla moglie di Kappler, Annelise, in quanto spesso vi aveva soggiornato, soprattutto sul suo modo di rendersi ben accetta. Infatti, faceva donazioni cospicue ai poveri, tramite le Parrocchie, con copiosi pacchi di generi alimentari e vestiario giunti dalla Germania.

Non disdegnava, poi, di frequentare famiglie abitanti nei pressi del Reclusorio, accompagnando le sue visite con regali.

Una persona davvero gentile e generosa.

Possibile che fosse un Agente dei Servizi Segreti tedeschi, come poi si disse? Chissà! Ora, dopo la fuga di Kappler (sull’argomento mio articolo su questa testata di cui è direttore il giornalista Salvatore Veltri: https://www.attualita.it/notizie/tematiche-etico-sociali/15-agosto-1977-la-fuga-di-stato-del-nazista-kappler-3809/ ) era necessario aumentare le predisposizioni di sicurezza nei confronti dell’altro ufficiale nazista ancora detenuto in quel Carcere, il Maggiore delle SS, Walter Reder, responsabile tra l’altro delle stragi di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e Vinca. Il Maggiore era degno compagno di Kappler, a sua volta responsabile dell’esecuzione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Ora facciamo riferimento alla memorabile visita del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, su invito del Ministro della Difesa, Ruffini, il quale dal maggio di quell’anno aveva assunto la responsabilità, con Decreto Legge, di apposita struttura, denominata “SICURPENA“, per fronteggiare la gravissima situazione nelle Carceri comuni (evasioni, rivolte, eccessiva libertà all’ interno di delinquenti e, soprattutto, terroristi). Quindi, venne come esperto, non avendo giurisdizione sulle strutture militari.

La visita ufficiale fu preceduta da altra, a carattere estremamente riservato, che mise in luce il metodo di lavoro del grande Generale che non avevo avuto l’onore di conoscere personalmente. Infatti, il Generale Galvaligi, Suo Vice (purtroppo  ucciso il 31 dicembre 1981 dalle BR, in Roma), mi chiamò telefonicamente per dirmi che il Generale Dalla Chiesa sarebbe transitato il giorno dopo di primo pomeriggio per il bivio di Serapo e quindi di trovarmi lì in abito civile accompagnato da Maresciallo esperto di mia fiducia, proprio per il fatto della mia più che recente destinazione e di non farne parola soprattutto con l’ambiente carcerario.

Ovviamente ne informai il Comandante del Gruppo di Latina, il Ten. Col. Aliberti.

Così fu. All’ora stabilita, preceduta da autovettura di ricognizione, giunsero due Alfetta blindate. Su quella dove di trovava il grande Generale, su invito del caposcorta, salimmo io e il Maresciallo Maggiore Eraldo Moroni, storico Comandante di Stazione, mentre l’altra autovettura restò sul posto. Ci dirigemmo così verso il Castello, nella Gaeta vecchia, mentre prendevo appunti su alcuni aspetti indicati dal Generale: quanti i reclusi; conformazione dell’alloggiamento di Reder e chi vi faceva le pulizie; la figura del maresciallo addetto alla sua persona; le ditte che rifornivano di generi vari detenuti e militari addetti alla vigilanza; il censimento degli abitanti nella zona circostante il Carcere; il nome del Cappellano Militare e tantissime altre cose. Fatta una ricognizione esterna, scendendo anche dall’auto per osservare lo specchio di mare tra i due complessi carcerari per rendersi conto “de visu”, riaccompagnammo il Generale al bivio di Serapo, dove attendeva la scorta, con la raccomandazione di far pervenire nella stessa serata una relazione sui punti indicati, da consegnare a mano al Capitano Tateo, a Sicurpena, nella caserma di via Ponte Salario. Partito il Generale, con il Maresciallo Moroni (preziosissimo perche’ sapeva tutto di tutti, oltre ad avere  eccelse doti professionali: davvero un grande Maestro!), messosi alla macchina da scrivere, stilammo la relazione che, poi, Moroni volle personalmente consegnare a Roma all’ ufficiale designato.

Quando dopo pochi giorni ci fu la visita ufficiale, alla quale, come prevedibile, giunsero da Roma alti funzionari del Ministero, con il Direttore Generale di Sottuffesercito e Magistrati militari, preceduta da ricognizione con elicottero dell’Arma, Dalla Chiesa strabiliò tutti nella relazione tenuta dal Colonnello Meo, per la sua preventiva conoscenza anche dei più minuti particolari. Ci fu poi una ispezione al carcere, nel corso della quale vennero annunciati l’istallazione di boe luminose nello specchio di mare antistante il reclusorio; interdizioni murarie e pertiche alte per evitare l’atterraggio di elicotteri sul castello; addestramento dei militari “vigilatori” in loco a cura di istruttori della “Folgore”; presenza in mare hx24 di motovedette ed altro ancora. Per questo motivo alla mia Compagnia fu subito assegnata una motovedetta di altura. Il Generale accettò di fermarsi a pranzo al Circolo di Presidio firmando anche una cartolina che il Generale Galvaligi volle inviare al caro figlio Paolo, allievo all’ Accademia Militare di Modena. Dopo non più di due giorni dalla visita, giunse l’ordine al Comando di corpo, a firma del Ministro Ruffini, che sarebbe stato attuato dal Genio Militare “in toto” quanto era stato indicato nel corso della visita.

Fu così che il Ministero della Difesa inviò il Capitano degli Incursori dell’Esercito Simone Baschiera, oggi Generale in congedo, con il quale ho continuato ad intrattenere rapporti di grande amicizia, per controllare e potenziare l’organizzazione di sicurezza interna ed esterna del carcere militare, constatare l’operatività del personale addetto alla sorveglianza, incrementando l’addestramento, prevedendo anche due giornate di tiro al poligono con le armi individuali, con maschera antigas indossata.

Già in passato i quadri nel “9°Col Moschin” erano stati impiegati nel controllo delle predisposizioni di sicurezza per vari obiettivi militari e civili della Regione Toscana e dell’Emilia Romagna: dighe, Centri di Trasmissione, depositi di carburante, ed altre strutture che potevano essere attaccate da nuclei terroristici.

Termino con il curriculum del Generale degli Incursori Simone Baschiera, classe1940, profugo dall’Istria, che terminati gli studi superiori a Trieste, iniziò la sua carriera militare a Spoleto nel 1960. Nel 1963, Caporale volontario, entrò negli Incursori, allora denominati Sabotatori e terminò la carriera, sempre come Incursore, nel 2000, per i limiti di età, con il grado di Generale. Ha partecipato nei vari incarichi a tutte le operazioni delle Forze Armate italiane all’estero, dal Libano alla Somalia, alla Bosnia, Albania e Macedonia. Ha svolto attività addestrative ed operative dal Canada al Perù, Svezia, Germania, Francia, Inghilterra e Israele, toccando pure il continente Antartico. Degne di nota le sue attività operative nei periodi del terrorismo italiano, dall’Alto Adige alle ferrovie italiane, addestrando Paracadutisti, Allievi Incursori e Carabinieri, nei poligoni delle Special Air Service in Inghilterra. Ha collaborato con le Agenzie di Sicurezza israeliane per i piani di antiterrorismo nei porti di Livorno e Ancona e negli aeroporti di Genova, Firenze e Pisa. Alla fine della carriera si è dedicato agli studi di politica militare, pubblicando: Alto Adige-Süd tirol 1966-1971; Libano 1982-1984; Huandoy ’84; Trieste-Antartide 1986; Prigionia Evasione e Fuga; Missione Sarajevo, Volume I e II; Afghanistan 2012; Guerre Islamiche 2015; Trilogia su Putin: Putin dal KGB al Cremlino; Il 2013 di Obama II e Putin III; Putin 2014-2015; Libia bel suol d’amore; China First; Corea del Nord, Famiglia di Confine, una piccola biografia sull’infanzia e adolescenza dell’Autore.

Termina la rassegna un interessante Brogliaccio sulla Pirateria Marittima ed il Caso dei Due Marò, con documenti collazionati nel 2014 e raccolti in veste tipografica nel 2020, di cui l’Amico e Collega me ne ha voluto recentemente fare gradito omaggio.

Cosa aggiungere? La visita del Generale Dalla Chiesa fu per me ed altri, una delle più importanti  grandi lezioni di vita professionale.

Ho finito…

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