Spettacolo

La distopia al potere: “Anarchia, la notte del giudizio”

Atteso come uno dei film più discussi dell’anno, il seguito de “La notte del giudizio” racconta un futuro distopico, dove il livello di criminalità è sceso sotto la soglia dell’1% grazie ad una particolare invenzione: la Notte dello Sfogo Annuale.

Dopo il successo al botteghino de “La notte del giudizio”,pellicola dello scorso 2013, il regista De Monaco allarga l’inquadratura ed approfondisce temi solo parzialmente accennati con il sequel “Anarchia”. A differenza del clima da “home invasion” del film dell’anno appena passato, questo interessante secondo capitolo (di quella che ormai sarà chiaramente almeno una trilogia) è un’opera che si ambienta interamente nelle strade di una Los Angeles caotica e selvaggia, particolarmente cupa nel corso della “Notte dello Sfogo”.

In “Anarchia” si riprende il discorso iniziato un anno fa, quando De Monaco ci aveva raccontato di una Nazione, gli Stati Uniti d’America, in grado di abbassare il livello di criminalità fin sotto all’un percento grazie all’espediente della Purificazione, una lunga notte in cui nessun crimine è perseguibile legalmente, nemmeno l’omicidio. Come se una notte in cui ognuno può tranquillamente eliminare il vicino di casa (o di stanza) non fosse già abbastanza discutibile e macabra di suo, in “Anarchia” scopriamo che esiste addirittura un piano ancor più terrificante del Governo Americano: eliminare, proprio durante quella notte, la maggior parte della classe sociale povera ed incapace di difendersi, quello strato sociale che sembra “appesantire” il sogno di ricchezza del ceto medio-alto americano: quel che ne viene fuori sono intere squadriglie governative in assetto da missione speciale che fanno strage di barboni e disperati, con tanto di gruppi assoldati dai più ricchi che fungono come mercanti di carne (umana) da macello, mentre dall’altra parte ci sono i soliti disperati che cercano di salvarsi fino alla fine di una notte troppo letale per essere vera.

Differentemente dal primo film, in cui ci veniva regalato solo il punto di vista di una famiglia benestante, qui la Purificazione ci viene raccontata da tre diversi gruppi totalmente estranei tra loro: una coppia di fidanzati rimasta accidentalmente in strada, una madre ed una figlia scampate per miracolo alle SWAT governative ed uno sconosciuto vendicatore che sembra muoversi totalmente a suo agio in un contesto tanto violento. Proprio quest’ultimo, un Leo Grillo in ottima forma e su cui vale la pena scommettere qualche euro per il futuro, sale in cattedra come protagonista assoluto, catalizzatore dell’attenzione dello spettatore grazie al suo fascino da misterioso combattente dal cuore di marzapane.

Va notato come, nonostante i messaggi di critica siano costantemente presenti ,tanto verso un Governo ipocrita ed assassino quanto verso quella mai abbastanza chiacchierata lobby delle armi, questi non vengono mai approfonditi col coraggio necessario per lasciare una riflessione che tocchi veramente il cuore dello spettatore: alla fine del film, anzi, a trionfare è il valore del perdono e della lealtà, in un messaggio che cancella con un colpo di spugna gran parte dell’orrore vissuto nel corso dei cento minuti della pellicola, come se alla fine della Notte dello Sfogo non si possibile altro che guardare al futuro con quella fiducia che il nuovo Governo vuole forzatamente imporre. Almeno fino alla prossima Notte del Giudizio.

 

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