Spettacolo

Ben-Hur.

Il Kolossal a Cinecittà, la Hollywood sul Tevere.

Il Kolossal al cinema.

Giornata storica per l’uscita nelle sale cinematografiche italiane, sessant’anni fa, di quello che per antonomasia si definisce Kolossal: Ben-Hur.

La definizione generale di Kolossal è data dalla lunghezza della pellicola, dai costi sostenuti per l’allestimento delle scene, delle maestranze, degli attori e delle comparse.

Ben-Hur, tratto dal romanzo di Lew Wallace scritto sul finire del 1800, è tutto questo per aver impiegato quasi 500 attori e circa 100.000 comparse.

Anche i costi dei materiali per la costruzione dei vari set sono colossali e soprattutto i premi conseguiti con ben 11 Oscar, record eguagliato molti anni dopo da Titanic e Il Signore degli Anelli.

Romanzo storico e drammatico.

Una storia che si fonda inizialmente sull’amicizia tra il principe ebreo Giuda Ben-Hur e il tribuno romano Messala, nel tempo della dominazione di Roma in Giudea.

L’epoca è il primo secolo dopo Cristo con l’avvento in Giudea del nuovo governatore romano e con lui del nuovo comandante della guarnigione, appunto Messala.

Il giovane tribuno romano ben presto ripudia l’intesa con Ben-Hur, facendolo condannare insieme alla madre e alla sorella tramite un pretesto.

Messala con questo gesto intende dare un messaggio preciso al popolo giudeo trattando così, senza il minimo scrupolo, un vecchio amico.

Da lì una lunga serie di accadimenti porta il principe ebreo prima ad essere schiavo sulle navi romane e successivamente a risorgere come figlio adottivo di un console a cui salva la vita.

Il racconto va in parallelo con gli anni della crescita di Cristo fino alla sua crocifissione e vede Ben-Hur cercare la sua vendetta contro Messala.

Ad acuire questo sentimento, poco cristiano, del principe ebreo è anche la notizia della morte dopo lunga prigionia della madre e della sorella.

La vendetta del principe Ben-Hur.

L’occasione arriva nella grande corsa delle quadrighe che si svolge a Gerusalemme, con Ben-Hur che guida degli splendidi cavalli bianchi dello sceicco Ilderim contro l’imbattuto Messala.

Il principe ebreo nel suo precedente soggiorno romano, come detto, viene adottato dal console Quinto Arrio e diventa un campione della corsa con le quadrighe.

Al ritorno in patria però deve fronteggiare un nemico subdolo, l’ex amico Messala, che ricorre ad ogni espediente pur di farlo fuori.

La gara è qualcosa di spettacolare, superlativa, con un epilogo drammatico stante la morte di Messala che cade dal suo carro e viene calpestato dall’incedere di altri cavalli.

Ben-Hur vince trionfalmente e riceve la perfida confessione di Messala che poco prima di spirare gli rivela che le sue congiunte sono vive, ma si trovano nella valle dei lebbrosi.

Nella lunga detenzione, patita in condizioni igieniche precarie, le donne hanno contratto la letale infezione.

La svolta finale nel segno di Cristo.

L’evoluzione finale, in un crescendo di emozioni, vede Ben-Hur condurre le ormai morenti madre e sorella a vedere il passaggio di Gesù Cristo nella sua dolorosa Via Crucis.

Cristo, che non viene mai inquadrato dalla regia, viene dissetato sulla strada per il Golgota proprio da Ben-Hur che riconosce in lui il giovane che molti anni prima lo aveva sostenuto nella marcia forzata verso la schiavitù.

Il finale della storia lo dovete (ri)vedere, accompagnato da un tema musicale di altissimo livello.

Protagonisti e maestranze.

William Wyler come regista, già noto per produzioni come Vacanze romane e Il grande paese, collabora alla sceneggiatura del film e sceglie come protagonista Charlton Heston.

Tutta la troupe ha fornito prove di spessore, con una menzione particolare per Hugh Griffith nella parte dello sceicco Ilderim.

Parlare di effetti speciali, sessant’anni fa, può sembrare ridicolo al giorno d’oggi, in pieno delirio digitale, ma la scena della battaglia navale e della corsa delle quadrighe sono qualcosa di unico.

Quello che definisco il vero artigianato cinematografico, che mi fa avere un eterno contenzioso con i miei giovani figlioli, nello specifico si è avvalso degli specialisti Andrew Marton e Yakima Canutt.

Responsabili delle riprese della 2° troupe sono stati supportati da un giovane Sergio Leone, seppur non accreditato.

Tra le tante curiosità anche la partecipazione di volti italiani, vista la locazione degli studi a Cinecittà.

Lando Buzzanca è uno schiavo giudeo, Giuliano Gemma è un soldato romano così come l’ex campione dei pesi medi di pugilato Tiberio Mitri.

Mino Doro, caratterista in molti film della commedia all’italiana, è il governatore che all’inizio s’insedia a Gerusalemme mentre la bellissima Marina Berti, mamma di Andrea Giordana, spasima per Ben-Hur nel suo soggiorno romano.

Insomma un vero e proprio Kolossal.

 

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