Politica

“È impossibile salvare…”

Banca EtruriaRoma, 13 dicembre – Le prime laconiche parole del “presidente del consiglio dei ministri” su quest’altro fallimento di banche, Banca dell’Etruria, Banca delle Marche, Carife e CariChieti e, siccome “è la storia che si ripete”, si ripete, puntualmente, il copione che fu, anche in tempi recenti, del MPS.

In fallimento da ben quattro anni, nessuno ne era al corrente, nemmeno nel più stretto circondario “di quel di Siena”. La conoscevano solo i dirigenti che truffavano a più non posso la classe dei clienti e, come fu per il sei per mille del ministro Amato, la situazione non doveva trapelare assolutamente dalla “stanza dei bottoni” dell’Istituto, fino a quando Monti accettò di strozzare di tasse il popolo italiano a patto che, con quelle tasse, invece di quadrare il bilancio in tempi record, gli fosse consentito di salvare dal disastro la “banca di Bersani” e le sue banche.

Oggi, Renzi, messo di fronte all’evidenza, non può “vendere le chiacchiere abilmente trasformate in parole”, e negare la drammaticità della situazione e, ormai, nell’arrampicata sugli specchi”, senza le ventose, tenta di sottrarre l’”amaro” al fiele, diminuendone entità e responsabilità.

“È impossibile per le regole dell’Unione salvare in modo definitivo gli azionisti e obbligazionisti subordinati ma stiamo cercando con grande impegno e tenacia di individuare una soluzione, nei limiti delle regole europee, di avere una forma di ristoro”; le parole sembrano un “anestetico su una esecuzione capitale” ma ci colpiscono alcune di loro “…ma stiamo cercando con grande impegno e tenacia di individuare una soluzione…. di avere una forma di ristoro…”, perché, a pronunciarle, è un “laureato in giurisprudenza”, nonostante si esprima, avanti ad una scolaresca, con un emblematico ”…la cultura umanista…”. Qui non bisogna cercare una “forma di ristoro”, qui bisogna vedere, e bisognava farlo prima, quello che non funziona nella tecnica commerciale, che poi sarebbe di vendita dei prodotti finanziari, adottata da alcune banche che poi sarebbero la maggior parte.

La banca fonda la sua attività, sopra una situazione ben precisa, “il mercato”, che, nel caso suo “gode” della caratteristica di “costante”, a differenza di quello dell’industria che è “variabile”.

”Costante” significa che dispone di un “portafoglio” di clienti fisso perché i palazzi non possono “partorire” più persone di quelle che ci sono, quindi la banca può contare e lavorare sui depositi di questo.

Tutto potrebbe “quadrare” se, in questo “mercato”, le banche fossero al massimo quattro o cinque in virtù della quale situazione potrebbero “dividersi la torta” molto agevolmente e con somma soddisfazione di tutte, ma così non è perché esse sono molte centinaia per cui, “con ogni mezzo”, perché i palazzi “non partoriscono” clienti , tentano di “accaparrarsi” la maggior parte di questo “mercato”…”con ogni mezzo”… Quando  una “qualsiasi Banca delle Marche” non ce la fa, o viene assorbita da un grosso gruppo, o per acquisire i clienti o per non perdere quelli che ha, che non si moltiplicano, alza i tassi a valori insostenibili e non potendoli sostenere, emette…titoli…spazzatura o fondati sul “niente”, vale a dire “carta straccia”.

Alcuni anni or sono un grosso gruppo bancario decise di vendere ad una piccola banca del nord Italia, che voleva accedere al mercato di Roma, una sua agenzia ma senza rinunciare al portafoglio clienti di questa. Per  ottenere questo risultato, inviò a tutti i clienti una lettera molto subdola in cui poteva “essere letta” una sottile “messa in guardia confidenziale” contro la banca acquisitrice definita alle soglie del fallimento e ottenne un panico tale della clientela che i clienti più facoltosi (essa su questo contava) chiusero i loro rapporti e si trasferirono ad altre agenzie dello stesso gruppo.

Quando il meccanismo fu palese, la titolare del settore investimenti, vistasi portare via sotto il naso tutti i maggiori clienti, si imbestialì come non mai e si rivolse al suo direttore con queste parole: “…non è possibile, caro direttore, lavorare in questo modo! In questo modo è palese il non riconoscimento del lavoro!…ho venduto m… a ai clienti per tenerli qui e fare gli interessi dell’istituto per il quale lavoro!…m… a ho venduto!…e, adesso, con una manovra tanto schifosa, me li vengono a “soffiare”?…”

Bene; le banche sono questo perché sono troppe, la torta è piccola perché tutte possano mangiare. Su questa situazione si fa strada il “lavoro” di alcuni dipendenti che, in determinate situazioni, quando “mettono mano” alla vendita di “quei” “prodotti finanziari”, diventa truffa.

È un episodio isolato, quello esposto? No! Sparsi e “pelle di leopardo”, ce ne sono dappertutto, nelle banche e ce ne sarebbe da raccontare!…proprio per questa ragione, la Seracchiani, è la seconda volta che fa la “faccia da funerale” e la responsabile economica del pd, e vice-presidente della camera, la De Micheli, ha perso la sua boria.

Conoscevano, i dirigenti delle banche nell’occhio del ciclone, la situazione dei loro istituti?…eccome, se la conoscevano!… Sapevano i dipendenti che i titoli che propinavano al cliente ignaro erano titoli spazzatura, “carta straccia”? Certamente!  Altrimenti sarebbero stati dei cretini, degli incapaci e non avrebbero occupato quel loro posto; e, la prova che “taglia la testa al toro”, altrimenti la dipendente non si sarebbe rivolta al direttore con quelle parole…..ma, allora, perché hanno “rifilato” consapevolmente, quei titoli ad altissimo rischio e fallimentari alla clientela ignara?…perché non volevano mettere in pericolo “la poltrona”, che non è lo scranno del parlamento, ventimila euro mensili, ma di soli millecinquecento, duemila euro al mese, ma era il “loro” posto, però anche questo non li solleva dalle loro responsabilità, assieme, ovviamente a coloro da cui sono partite le disposizioni.

Oggi, Renzi, si fa un “onore” di aver salvato la banca del padre della Boschi in queste condizioni, ma il crack è scoppiato ugualmente e lui non si fa uno scrupolo di aver gettato centotrentamila risparmiatori nel dramma e nella tragedia, e invece di indagare su come si “propinano” determinati titoli, si trincera dietro la responsabilità di clienti ignari, ma gli specchi sui quali ormai si sta arrampicando senza ventosa, sono al limite della loro “resistenza”.

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