Politica

Uno stallo inquietante e provocatorio per un paese civile

Parlamento italianoGeneralmente, in Europa e negli  altri paesi occidentali più evoluti, a poche ore della conclusione dello sfoglio delle schede elettorali, si conosce già il nome del leader vincente, di quello perdente e, nel giro di qualche giorno, anche la composizione del governo e degli altri organi istituzionali.

In questa nostra bella Italia, invece, universalmente riconosciuta come patria del diritto e culla millenaria di civiltà, diamo dimostrazione al mondo di essere degli incalliti burocrati buoni a nulla, dei faccendieri accecati dal profitto personale, degli incapaci manovratori delle tecniche più avanzate e, soprattutto, di ignorare in modo vile e criminale, i legittimi interessi delle categorie più deboli ed indifesi. Infatti, sono già trascorsi oltre 40 giorni da quando siamo stati chiamati alle urne e non conosciamo ancora il nome del vincitore, né la coalizione prevalente e, tanto meno la composizione del nuovo governo. Se tutto ciò fosse avvenuto in tempi di “vacche grasse”, si poteva ,si, criticare e muovere accuse anche pesanti nei confronti della farraginosa ed obsoleta macchina statale e dei suoi manovratori, ma, purtroppo, siamo nel vortice della più profonda e devastante crisi economia, finanziaria e sociale degli ultimi 50 anni e, certo, i semplici rimbrotti non bastano più. Non penso di aver scoperto l’acqua calda ricordando l’altissima percentuale della disoccupazione (specie quella giovanile), delle numerosissime imprese che hanno chiuso ed altre sul punto di chiudere, dell’impoverimento della classe media, della mancanza di lavoro alternativo, di drammi personali e familiari con un impressionante numero di suicidi di lavoratori e di imprenditori, spinti dalla disperazione di non poter più mantenere le proprie famiglie o gli impegni strutturali ed aziendali programmati nel breve e medio termine. E di fronte a questa catastrofe generale i nostri politici (nessuno dei quali risulta abbia tentato il suicidio per difficoltà economiche), balbettano e litigano per accreditarsi al cospetto dell’opinione pubblica ed accaparrarsi, quindi, le poltrone più prestigiose alle quali sono tanto affezionate. Ma l’aspetto che più indigna ed alimenta reazioni disgustose ed avvilenti è lo stallo, non so quanto casuale, in cui siamo letteralmente sprofondati. Avevamo un governo di tecnici supportato da supertecnici e consulenti di svariata natura ed a quanto pare, è servito solo a ripristinare un certo “bon ton” tra i partner  europei e rafforzare i “poteri forti” come le banche e le fondazioni, penalizzando pesantemente le classi più deboli tanto che nella prova elettorale, la lista  “Monti-Casini-Fini” è stata ridimensionata e messa fuori gioco. Sulla base dei risultati elettorali e delle consultazioni al Quirinale, il presidente Napolitano ha affidato a Bersani l’incarico di formare il nuovo governo, ma il “flop” del segretario del  P.D. è stato clamoroso, anche se in una certa misura prevedibile. A questo punto l’attuale inquilino del Quirinale destinato a lasciare l’incarico entro una trentina di giorni, nomina dieci “Saggi” per elaborare misure e provvedimenti di carattere economico ed istituzionale, da proporre al governo in carica sebbene dimissionario, ma non sfiduciato. E’ opinione diffusa e ricorrente che si stia perdendo tempo prezioso, non perché la ha ribadito pubblicamente il sindaco di Firenze, Renzi, ma perchè l’ha confessato candidamente il più autorevole dei 10  Saggi: il presidente emerito della Consulta, Valerio Onida, il quale si è anche scusato col presidente Napolitano e con l’on. Silvio Berlusconi, per le dichiarazione a dir poco imbarazzanti. La questione è estremamente seria e molto grave perché sono centinaia di migliaia le famiglie che non riescono più a tirare avanti, per cui se si scoprisse che qualcuno “ciurla nel manico” per interessi propri o di parte, dovrebbe essere identificato (chiunque sia), ed esposto al pubblico ludibrio.

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