Calcio

Roma, Italia fuori dalla crisi

calcio Roma Barcellona Roma, 11 aprile 2018   – La Roma ha compiuto un’impresa su cui pochi avrebbero scommesso. Battere almeno per 3-0 il Grande Barcellona e conquistarsi la semifinale in Champions.
“La miglior difesa è l’attacco”. Una ”legge” che tutti a parole condividono, ma poi sul campo spesso viene disattesa, per ragioni strategiche  o psicologiche o entrambe.
Nella quasi totalità dei casi, quando si vince all’andata per 4-1, con tre reti di margine, la rimonta non avviene. Il fattore cedere l’iniziativa all’avversario, fare melina e far passare il tempo, attuare turn over,  nel maggior numero di casi ha successo.
Talvolta, però, può diventare harakiri. Com’è il caso  di ieri sera all’Olimpico di Roma, come lo fu all’andata al Camp Neu di Barcellona.
Sì  perché all’andata,  il largo successo degli spagnoli era maturato non su una netta superiorità come direbbe il punteggio, ma in virtù di due autoreti iniziali. Dicasi due autoreti! Qualcosa che nella storia calcistica ai massimi livelli non era mai accaduta.
Tuttavia, l’impresa  della Roma  ben guidata (questa volta!) da Eusebio Di Francesco e superbamente interpretata da 3 giallorossi sopra le righe (De Rossi, Manolas e Dzeko) non si sarebbe potuta realizzare  contro  il Barcellona che il mondo ha conosciuto fino a questa stagione.
Quella squadra castellana non avrebbe attuato alcuna tattica attendivistica. Avrebbe tranquillamente messo in scena il suo gioco magistrale fatto di pressing a  tutto campo e tiki-taki nel possesso palla e preparatorio alle segnature di Messi, Suarez, Iniesta e Neymar, soprattutto del  brasiliano che non c’è più. Il raggiungimento delle semifinali non avrebbe sortito alcun problema.
Invece il giorno 10 aprile 2018,  propone un quadro di una situazione del tutto diversa rispetto solo ad un anno prima.
Qualcuno non associa il quadro  sportivo  a quello socio-politico-economico.
In realtà il calcio – quale attività umana che affonda le proprie radici nel tessuto più profondo della società – può essere considerato un vero e proprio indicatore della salute  di un Paese.
Per farla breve, la crisi  peggiore  vissuta dall’Italia da quando è diventata Stato unitario, è sfociata nel gradino più basso conseguita dall’Italia del calcio: eliminazione meritata dalla Coppa del Mondo, dove gli azzurri vantano la bellezza di 4 titoli iridati.
La Spagna sta vivendo in questo momento la sua più grave crisi economica e sociale  della sua storia moderna. Il mai sedato conflitto fra  Monarchici e Repubblicani, fra Potere Centrale (Castiglia, Madrid, Re, franchismo, destra) e periferia (Catalogna,Barcellona, Autonomia, Puidgemont, Comunismo,sinistra) ha provocato (e sta provocando) una crisi economica senza precedenti. Con la Catalogna (Lombardia spagnola) che registra la chiusura (o la fuga verso lidi migliori) di molte aziende.  Con il Governo (votato) dei Separatisti in galera in Spagna, oppure in Germania, come il caso del leader Puidgemont.
Travolti dall’eterno conflitto iberico fra Guelfi e Ghibellini, il calcio in Spagna e specialmente a Barcellona, non poteva – e né può rimanere – un’isola felice. 
I dirigenti del club blugrana, hanno cercato di mantenere uno status elevato nella propria rosa. Ma non sono stati registrati nuovi arrivi di alto livello. Si sono mantenuti i giocatori storici Messi, Suarez, Iniesta (per citarne qualcuno), ma si tratta di atleti stagionati, molto stagionati. Mentre il giocatore più importante e giovane (per Capello il prossimo Pallone d’oro),  Neymar è stato messo a l’asta e, quindi, ceduto ai francesi del Paris Saint Germain con un ricavo netto per il Barcellona della cifra record di 222 milioni di Euro ed uno stipendio annuo di 36,8 milioni di Euro.
Barcellona, dunque, non è più Barcellona. Ma sempre uno squadrone ragguardevole che Di Francesco ha affrontato con il cipiglio con il quale  per cinque anni ha guidato il Carneade Sassuolo.
Finalmente si è visto il pressing e Messi non ha toccato palla.
La Roma ha gestito il gioco puntando sulle torri Geco e Schik e la formidabile regia a tutto campo di Daniele de Rossi, le scorribande sulle fascie di Kolarov e Laurenzi.
In difesa sulla foga gladiatoria e fisicità di Manolas e Fazio. 
Proprio come la Juventus, la faccenda reti era delegata ai cross ed al gioco aereo con l’impiego dei tanti “lunghi”. Una vera batteria: Dzeko, Schick, Fazio, Manolas, De Rossi. Un gioco molto semplice, all’antica, che, però, si adattava molto bene ad un progetto offensivo di molte segnature. Così sono arrivate le tre reti  frutto degli arieti Dzeko e Manolas e dei falli difensivi del Barcellona: varie occasioni da rigore e finalmente penalty realizzato da De Rossi!
Dunque tutti bravi in chiave giallorossa. Dal tecnico che ha progettato una squadra con una  precisa ed azzeccata strategia basata su una perfetta conoscenza delle mosse e della entità dell’avversario. Bravi indistintamente tutti i giocatori scesi in campo. Azzeccati e tempestivi i cambi.
Non altrettanto si può dire del tecnico iberico Luis Valverde che ha collaborato non poco alla sconfitta della proprio quando, con 15 minuti da giocare, ha richiamato in panchina Iniesta impareggiabile pilota della squadra, lasciandola senza guida.
Ora la Roma è fra le prime squadre d’Europa. Si ritrova terza in classifica lontana da Napoli e Juventus: Alla pari con Lazio, alla vigilia del derby. È tempo di decidere cosa vuol fare da grande. La storica vittoria della Champions può essere alla sua portata se decide di puntare a questo risultato piuttosto che mantenere un piede in due staffe che non si conciliano, Coppa e Campionato. Un campionato dove al massimo può arrivare terza!
Eviti di seguire l’esempio della Juventus che  cercando troppe staffe, inevitabilmente finisce per vincere solo in Italia! Qui ha già vinto ieri. Battendo seccamente il  Barcellona 3-0.
Una impresa di enorme spessore Mondiale che fa il paio con le recenti venture dello sport italico nel pianeta. 
L’inno di Mameli era nell’aria ieri notte all’Olimpico. Proprio come domenica nel Bahreim con la Ferrari ancora sul podio più alto per la seconda volta consecutiva.
O come in queste ultime settimane nella Moto GP di Ducati-Dovizioso : nella  Milano-San Remo di ciclsimo con Vincenzo Nibali , od ai Giochi invernali con le 10 medaglie di azzurri ed azzurre.
Anche il calcio indica, dunque, ripresa. È l’indicatore più importante.
Se ne accorgano anche altrove e ci si regoli di conseguenza…

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