Spettacolo

Il Padrino.

La saga dei Corleone compie 50 anni.

Roma, 13 settembre 2022.

 

La ricorrenza.

Anche <Il Padrino>, Kolossal della Paramount Pictures diretto da Francis Ford Coppola, compie cinquant’anni, domani, per la distribuzione italiana.

Più che la storia, ormai arcinota per le innumerevoli volte che l’abbiamo visto in televisione, vediamo alcune curiosità, anche inedite, della pellicola.

<Il Padrino> è il primo film che ci fa conoscere un’organizzazione criminale di stampo mafioso dal di dentro, in riferimento alla famiglia Corleone.

Fino a quel momento le storie di gangster sono raccontate dal punto di vista di un estraneo, dall’esterno.

Il ritratto dei Corleone e delle loro vicissitudini è come una tragedia greca i cui riferimenti sono l’onore, la lealtà, il dovere verso la famiglia, al di là dell’intento criminale.

Esemplificative sono due scene, una col capostipite Vito Corleone e l’altra con Michael, figlio di Vito, quando eredita il comando della famiglia, che dicono a due componenti del loro stesso gruppo:<Non ti azzardare mai più a schierarti contro la famiglia, è chiaro? Mai più>.

Il film si basa su un romanzo dell’italo-americano Mario Puzo, pubblicato tre anni prima, che collabora alla sceneggiatura con Coppola.

Il regista ha come idea fissa la messa in scena della transizione di Michael Corleone da giovane per bene, rispettoso della legge, eroe della seconda guerra mondiale, decorato, a capo di una famiglia criminale.

Michael è il terzo dei quattro figli di Vito, dopo rispettivamente Santino, Fredo e Connie unica femmina e ultima arrivata.

Michael subentra a don Vito dopo l’attentato subito da quest’ultimo a seguito di uno scontro d’affari con il narcotrafficante Sollozzo.

Coppola gira una pellicola piena di efferatezze brutali, evidenziando il parallelismo tra mafia e politica, in un’epoca dove è dominante la struttura patriarcale anche nell’ambito criminale.

I Corleone, e maggiormente Michael quando prende il comando, aspirano al sogno americano e lottano per conquistare un posto di prestigio nel mondo.

Un sogno di chi ha vissuto sulla sua pelle (e della famiglia) la fatica dell’apprendistato del mito americano.

Il concetto di unità dei Corleone è fondamentale, tanto che la famiglia è rigorosamente separata dagli affari.

Noi stessi vediamo il film così come lo considerano i Corleone, cioè una rispettabile famiglia che lotta per mantenere la supremazia in un mondo pericoloso.

Gli affari e le brutalità relative ci vengono descritti contro membri delle bande rivali, mai contro le vittime dei loro stessi traffici.

Quando don Vito muore, giocando con il nipotino nel giardino di casa, è la fine di un gigante, di un titano, enfatizzata dalla potente colonna sonora che conferisce al film un tono eroico e tragico.

Rimangono storiche altre due battute del film, una pronunciata da don Vito in riferimento alla possibilità di successo di un certo affare:<Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare>.

Un modo di dire che la dice lunga su come <deve> andare quel tipo d’accordo, quell’affare.

La sentiamo più di una volta e viene anche ripresa da Michael quando prende in mano le redini della famiglia.

Lo stesso Michael, al capezzale del padre ferito gravemente nell’attentato subito, dice:<Stai tranquillo papà. Non sei più solo. Ora ci sono io con te>.

Di fatto un autoinvestitura che diventa reale quando viene freddato il fratello maggiore Santino e Michael diventa il capo.

E’ il punto centrale della storia, la perdita della speranza di un radioso futuro, dove Michael sente di non avere scelta.

Il padre voleva che diventasse senatore o governatore, ma probabilmente è un tipo di rispettabilità fuori dalla portata della famiglia.

Protagonisti.

Una batteria di grandi attori e caratteristi compongono il cast del film, non tutte primissime scelte, con importanti candidature che rinunciano o per un compenso non adeguato o per scarsa considerazione della sceneggiatura.

Su tutti un grande Marlon Brando, nel ruolo di don Vito, che a poco meno di cinquant’anni rivaluta la propria carriera conseguendo l’Oscar quale miglior attore protagonista.

Geniale il trucco escogitato dallo stesso Brando che per appesantire il proprio aspetto, da sembrare più anziano e accentuare la voce roca, si mette del cotone in bocca dilatando le guance.

Il semi-sconosciuto Al Pacino, nomination per l’Oscar, è Michael, dapprima ai margini, timido, poi spietato e più brutale del padre.

Se Brando è il volto del film, Michael è il protagonista della storia.

Come detto è decorato di guerra, laureato, ha una fidanzata non italiana e spera in una vita diversa dalla criminalità e di realizzare il sogno americano.

James Caan è l’incazzoso Santino, Sonny, violento e alla lunga inadeguato per l’eredita, da primo figlio, di don Vito.

John Cazale è perfetto nella parte di Fredo, completamente diverso dai fratelli, fragile, insicuro, quasi per caso appartenente a quella famiglia.

Robert Duvall è Tom Hagen, il figlioccio di don Vito, un fratello acquisito per i figli del Padrino, nel ruolo del “consigliori” della famiglia per la sua professione di avvocato.

Duvall recita senza debordare, preciso e diplomatico tra il carisma di don Vito, le intemperanze di Santino e l’ascesa implacabile di Michael. Grande performance.

Altri caratteristi sono Richard Conte e Al Lettieri, rispettivamente nelle parti del potente Barresi e del narcotrafficante Sollozzo.

Gianni Russo è Carlo, marito di Connie, che tradisce la famiglia all’indomani della scomparsa di don Vito.

Richard Castellano, il panzone Clemenza, e Abe Vigoda, Tessio, sono i vecchi amici di Vito Corleone.

Per ultimo il ruolo femminile di Diane Keaton, fidanzata e seconda moglie di Michael, e Talia Shire, ultima nata di don Vito.

Due ruoli solo in apparenza di contorno ma che trovano complementarità in special modo nel sequel di due anni più tardi.

La Shire, sorella del regista Coppola, arricchisce la sua fama quattro anni più tardi nella parte di Adriana nella saga di Rocky.

Dulcis in fundo il contributo della pattuglia italiana per il girato in terra siciliana, nel periodo di rifugio di Michael dopo che lo stesso elimina a New York Sollozzo e un poliziotto corrotto.

Angelo Infanti e Franco Citti sono le guardie del corpo, Corrado Gaipa è il coordinatore del soggiorno siciliano di Michael e Saro Urzì è il papà di Apollonia.

Simonetta Stefanelli, durante le riprese ancora minorenne, interpreta Apollonia di cui Michael s’innamora fulmineamente, sposandola.

Apollonia, qualche tempo dopo la cerimonia nuziale, finisce vittima di un attentato rivolto al marito.

Proverbiali e famosissime le musiche di Nino Rota, maestro inconfondibile nelle pellicole di Fellini.

La Paramount Pictures, inizialmente preoccupata per lo sforamento del budget da tre a circa nove milioni di dollari, risolleva le proprie casse sbancando, all’epoca, i botteghini di tutto il mondo con quasi 290 milioni di dollari d’incasso.

Alla fine vi faccio una proposta che non potrete rifiutare: (Ri)vedetelo

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