Cronaca

Yara: Confermata la presenza del furgone di Bossetti vicino la palestra

furgone iveco yara‘La ragazza stringeva erba ancora radicata a terra’

Bergamo, 23 settembre – ore  20:51 – Tutta in salita la strada per Massimo Bossetti, imputato per l’omicidio della piccola Yara Gambirasio ritrovata morta il 26 febbraio 2011 nel campo di Chignolo d’Isola,  dopo la precisa testimonianza del T. Colonnello dei Carabinieri Michele Lorusso, ai tempi dell’indagine comandante del Ros di Brescia.

Per prima cosa, sui dubbi avanzati dalla difesa che la ragazza fosse stata uccisa in quel luogo, l’ufficiale ha precisato che la vittima, quando venne ritrovata, “stringeva  in pugno dell’erba ancora radicata a terra”. Dettaglio che era stato anche documentato fotograficamente.

Sul come si era risaliti al muratore di Mappello, il comandante del Ros, ha spiegato che tra le 18 e le 19,51, le telecamere nei pressi della palestra frequentata da Yara, ripresero per ben 6 volte un furgone cassonato Daily Iveco.

Tale elemento, venne sviluppato dagli investigatori del Ros con la specifica collaborazione del Reparto Investigazioni Scientifiche affiancati dagli ingegneri progettisti della Iveco.

Con un’indagine certosina, vennero analizzati  tutti i modelli immessi sul mercato dal ’99 al 2006, quando il muratore acquistò il furgone,  individuandone circa 20 mila. Sulla scorta delle immagini, vennero eliminati quelli che avevano caratteristiche incompatibili, riducendo la rosa a 4.500 mezzi. I 4.500 furgoni furono fotografati, sentendo a verbale chi ne aveva la disponibilità.

Ciò consentì una quasi totale scrematura portando a  5 i mezzi sospetti (fra cui quello di Bossetti).

Furono riascoltati i 4 proprietari confrontando le loro testimonianze con le risultanze dei rispettivi tabulati telefonici che ne escludevano la presenza nella zona di Brembate il 26 novembre del 2010 quando Yara sparì.

Rimaneva quindi il solo furgone di proprietà ed in uso di Massimo Bossetti. Questo avvalorava ancora di più una testimonianza che già nel 2010 aveva segnalato, il pomeriggio della sparizione della piccola ginnasta,  la presenza di un furgone nei pressi della palestra  con quelle caratteristiche.

Su domanda del Pm Letizia Ruggeri, Lorusso ha risposto su un prelievo effettuato da Bossetti in una banca di via Locatelli, nei pressi della palestra e della abitazione di Yara il 4 dicembre del 2010, giorno del fermo di Mohamed Fikri, il marocchino coinvolto e poi scagionato nelle fasi iniziali dell’ inchiesta. Quello risulta l’unico prelievo effettuato da Bossetti a quello sportello, mentre tutti gli altri risultano effettuati in quel periodo attraverso il suo circuito bancario.

L’investigatore dell’Arma ha poi precisato che le indagini che hanno permesso di identificare l’uomo a cui apparteneva il dna individuato sul corpo di Yara Gambirasio quando fu trovata uccisa e registrato sotto il nome di “ignoto 1” in  Massimo Bosetti, vennero svolte in modo “classico” ma supportate da una “rete di protezione di indagini scientifiche”.  

Fu a partire dai dna prelevati tra i 31 mila frequentatori della discoteca Sabbie mobili di Chignolo d’Isola, nei pressi della quale dove fu trovato il corpo della ragazza, che si arrivò alla famiglia di Giuseppe Guerinoni, l’autista di autobus morto nel ’99. Quel dna di un suo parente, che al momento della scomparsa di Yara era all’estero, portava al suo ceppo familiare ma non corrispondeva a nessuno dei figli di Guerinoni. Da qui l’ipotesi di un figlio illegittimo e uno screening delle donne che potenzialmente potevano aver avuto relazioni con lui giungendo così a Massimo Bosetti.

Dopo Lorusso, sarà sentito l’ex dirigente della squadra mobile di Bergamo Giampaolo Bonafini.


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