Politica

L’assoluzione di Berlusconi ricompatta i moderati

L’eco della sorprendente assoluzione dell’ex Cavaliere, pronunciata dalla Corte d’Appello di  Milano, non si è affatto spenta e molti continuano a chiedersi come mai due collegi di magistrati giudicanti abbiano potuto emettere, sugli stessi capi di imputazione, due giudizi diametralmente opposti e trasversali.

Infatti, come si ricorderà, nel primo grado era stata accolta e pienamente condivisa, la tesi accusatoria della Procura, di “corruzione” e “sfruttamento della prostituzione minorile” , mentre nel giudizio di appello è stato sentenziato che il primo evento non sussiste ed il secondo non costituisce reato.

Qualcuno sostiene che manca ancora il giudizio di terzo grado, ma negli ambienti forensi è diffuso il convincimento secondo il quale la Cassazione non entra, generalmente, nel merito e si limita a valutare la legittimità e la liceità dell’iter processuale.

Volgarizzando un po’ il linguaggio si è portati a sospettare che uno dei due collegi abbia “toppato”, ma non si può certo liquidare il caso facendo “spallucce”, perché 7 anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per un personaggio pubblico come Berlusconi, non è veramente cosa di poco conto.

Questa brutta pagina della storia italiana ha già prodotto (e continua a produrre), effetti imprevisti ed imprevedibili.

Non a caso la quasi certezza che Berlusconi fosse politicamente già morto, ha scatenato un fuggi fuggi generale prima dal vecchio PDL e poi da Forza Italia a cominciare da Casini, Fini, la Meloni ed altri autorevoli esponenti del partito compreso il fedelissimo Alfano.

Ma preso atto dei mancati consensi, quasi tutti condividono ora, sia pure con qualche distinguo, il progetto di Berlusconi di riunire sotto lo stesso tetto, tutti i moderati del centro-destra che costituiscono la maggioranza degli italiani.

Per onestà intellettuale bisogna ammettere che spetta a Renzi la primogenitura di aver rivalutato il ruolo e la funzione dell’ex premier con i patti siglati in Via del Nazareno, pur essendo stato condannato con sentenza definitiva ed in attesa di un’altra più grave condanna per il caso “Ruby”.

Se sia stata una decisione lungimirante oppure un caso di opportunismo politico e strategico, lo scopriranno gli storici. Un fatto comunque è certo: non potendo contare sul M5S di Grillo, per fare le riforme annunciate, non si può in alcun modo prescindere dal consenso determinante del capo carismatico del centro-destra e del suo partito.

Gli sviluppi di questa sconcertante vicenda li conosceremo nei prossimi giorni.

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