Spettacolo

Totò, il più grande filosofo contemporaneo!

totoRoma, 14 aprile – All’inizio dell’anno scrivendo sulla ricorrenza della scomparsa di Fausto Coppi  scrissi che il Campionissimo  era vivo; ebbene devo ripetermi con Totò la cui  dipartita  si ricorda  il 15 aprile.
A 48 anni  dall’evento “ il Principe della risata” è più vivo che mai e non c’è stata mai in questi anni una flessione della popolarità del grande attore napoletano.
Il successo di Totò è stato dirompente tra il pubblico, molto meno tra i critici, per lo meno tra alcuni,  che lo snobbavano considerando di Serie B parecchie sue pellicole. E’ vero che molti film erano parodie di successi originali, ma la “maschera” di Totò sapeva renderli unici nel loro genere, non trascurando poi che queste produzioni venivano arricchite da attori e caratteristi che hanno fatto la storia del cinema italiano. Vengono in mente le interpretazioni de “I soliti ignoti” con Totò nella parte dell’esperto in casseforti, Dante Cruciani accompagnato sul set da Gassman, Mastroianni e la Cardinale, oppure in “Totò diabolicus” con Raimondo Vianello e l’inseparabile Mario Castellani.
Totò nasce con la rivista e l’avanspettacolo fino all’inizio degli anni ’40 dove poi si concentra maggiormente sul cinema; da lì la sua produzione sarà di circa 100 film ufficiali ed una considerevole cifra di film non portati a termine o addirittura non riconosciuti.
La maggiore qualità  di Totò, oltre allo smisurato talento che ne faceva un grande attore anche in ruoli non propriamente comici, penso sia stata la sua umiltà nel sapersi gestire come “prima donna”, intendo dire che non si è mai sentito che avesse avuto problemi con qualsiasi collega. Dobbiamo dire, a tal proposito, che ha lavorato con gente come Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Vittorio De Sica, Ugo Tognazzi, Isa Barzizza, Anna Magnani ed altri con cui mai e poi mai ha avuto problemi. Non ultimo c’è da sottolineare come in alcune circostanze la sua indiscussa qualità di numero uno era al servizio della così detta “spalla” ed al riguardo, fra tutte, la famosa scena della lettera in “Totò, Peppino e la malafemmina”   dove Totò si presta a fare da contraltare ad uno strepitoso Peppino De Filippo.
Il ricordo che ancora oggi conservo nitidamente è la moltitudine di persone che vidi nella sua casa romana di Via Monti Parioli il giorno successivo alla sua  morte, accompagnato da mio padre che era un suo fan scatenato.
Come spesso succede, specialmente nel mondo dello spettacolo, negli anni successivi ci fu una piena e totale riabilitazione del personaggio Totò e quelli che inizialmente lo dileggiarono si ricredettero clamorosamente.
Nel concludere questo semplice ricordo mi piace ribadire il concetto, non così tanto provocatorio, che il Principe della risata sia stato ed è  il più grande filosofo contemporaneo in quanto depositario di modi di dire che sono entrati a buon diritto nel parlare di tutti i giorni come: ”ma mi faccia il piacere”, “ammesso e non concesso”, “siamo uomini o caporali”, “ a prescindere”, “è la somma che fa il totale”; tuttavia la scena più esaustiva da questo punto di vista rimane secondo me quella in “Miseria e Nobiltà” quando Totò, che faceva lo scrivano, induceva un suo cliente a non far studiare il figlio, a tenerlo analfabeta così avrebbe avuto lavoro anche in futuro!  
Caro vecchio Principe non ci stancheremo mai di rivederti, a prescindere!

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