Spettacolo

Teatro Quirinetta – “Così fan Tutte”

Le regole dell’amore. Regia di Lavia per il saggio di teatro

Roma – Dinamismo ebbro, preparazione atletica da olimpiade, recitazione catapultata fuori con toni acuti, sentimenti elementari: amore, fedeltà, piacere, vita, tutto inserito in una girandola che allarga il palcoscenico alla platea, coinvolgendo il pubblico che rischia di essere travolto dall’orda bianca di una trentina di pulcinella che entrano velocissimi come saette da qualsivoglia orifizio presenti la platea, che sono coro greco a commento degli eventi, che sono ragione canora dell’opera.

In tal modo, “Così fan tutte”,  uno dei tre capolavori italiani di Wolfgang Amadeus Mozart, assieme a “Don Giovanni”, e “Le Nozze di Figaro”, scritto con quel mago di librettista che fu Lorenzo Da Ponte,  si presta al Teatro Quirinetta, sotto il vigile e geniale impegno di Gabriele Lavia,  a diventare saggio di Fine Anno per un gruppo di 35 attori del II e III anno della Nuova Accademia Internazionale d’Arte Drammatica, promossa da Q-Academy in collaborazione con la Fondazione Teatro La Pergola e con il contributo della Fondazione Roma Arte-Musei, in una versione recitativa e con le musiche rielaborate per pianoforte da Stefano Marcucci, che suona dal vivo.

In verità, in scena c’è soprattutto Da Ponte. Ora, un testo poetico e per giunta una melopea, con i versi espressamente nati con   ritmi particolari atti ad essere musicati, presenta di per sé difficoltà notevoli, se ad essi si associano le voci recitanti dalle vocalità mantenute al di sopra dell’ottava prevista,   allettate e sedotte spesso dall’urlo, non è certo la comprensione delle parole che va cercata come qualità dello spettacolo, ma, laddove questo potrebbe apparire un difetto, ecco far capolino la musica sublime di Mozart proposta al piano e con pochi altri strumenti a fiato o tradizionali napoletani, musica titillante con la deliziosa “Un’aura amorosa/ del nostro tesoro/ un dolce ristoro/ al cor porgerà” che si atteggia a fil rouge e compare nel canto dei pulcinella, nelle situazioni dove più esplicitamente si parla d’amore.

Ed ecco il cerchio magico chiudersi e Amore diventare protagonista assoluto, ad di là delle persone fisiche che lo interpretano di volta in volta, nella promiscuità che il sentimento non riconosce come tale, essendo per sua intrinseca natura a-morale. E certo non può bastare la definizione che ne dà la servetta Despina: “piacer, comodo, gusto, gioia, divertimento, passatempo, allegria”. In una scena movimentatissima dal veloce comporsi e ricomporsi di scatole grigie, moduli mossi dagli stessi attori, ora letti per sognare, ora tavole da apparecchiare e quant’altro a dare una simbolica idea degli spazi, l’orda canora dei pulcinella intona coralmente i fatti a volte ricomponendosi statutariamente come un unico enorme corpo punteggiato dalle maschere nasute nere, altre coreografando mossette e passettini velocissimi da Commedia dell’Arte.

La genialità di Lavia ha sottolineato ancora il ‘700 napoletano dal quale l’opera prende respiro, facendo indossare, o meglio appoggiare addosso due costumi di foggia antica a Dorabella e Fiordiligi e facendo parlare con cadenze dialettali più evidenti la vispa servetta Despina.

E non ha ignorato la grazia divertita della musica di Mozart trattando i suoi attori come note della partitura, convertendo nel movimento dei corpi, nei guizzi che rendono frenetici i quattro giovani amanti, la servetta e Don Alfonso, le improvvise vertigini vocali acute.

La trama di questa fresca opera è semplice e gioiosa, con quelle lievi note di malinconia che sono il chiaroscuro indispensabile a far risplendere i momenti felici.

A Napoli, ad un tavolino di un caffè, due giovani e prestanti ufficiali, Ferrando e Guglielmo, si vantano della fedeltà delle loro innamorate, rispettivamente Dorabella e Fiordiligi con l’amico scettico e saggio Don Alfonso. Il quale, invece, scommette che, presentandosi l’occasione,  le due giovani si comporterebbero come tutte, dimenticando promesse e amori.

Ma ha bisogno di ventiquattrore del loro tempo per dimostrarlo. La messinscena è pronta: finta partenza degli ufficialetti,  dolore e  solitudine delle innamorate, temperati dalla furba Despina, e dai suoi incitamenti a vivere l’amore, con la comparsa di due albanesi baffuti dai buffi cappelli. Ed ecco che, in un incrocio di corpi e d’anime, Dorabella  cede a Guglielmo, ecco Fiordiligi resistere strenuamente a Ferrando.  Ma la giornata volge al termine e così la scommessa, Ferrando e Guglielmo, liberatisi di copricapo e di baffoni, fingono di tornare dal fronte e tutto si incanala nelle certezze            dell’ happy end.

Autentici atleti gli attori, tutti bravi, a cominciare dai protagonisti, da Arianna Pozzoli, una Fiordiligi con una marcia in più,  Alessia Iacopetta, Dorabella, Guglielmo Lello,   Ferrando,  Nicholas Sabene, Guglielmo, Lorenzo Garufo, Don Alfonso e la poliedrica Agnese Fois, Despina.

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