Spettacolo

Marina De Juli: Da Dario Fo al mio teatro

Marina De JuliMarina è un attrice: bella , brava e coraggiosa, porta sulle scene le sue interpretazioni  e da qualche anno è direttrice artistica del Teatro di Cuasso.

Nata in un piccolo paese nella provincia di Varese, orfana di  padre in giovanissima età, timida  ma decisa  nelle proprie scelte, Marina, nonostante un diploma come perito aziendale, si accorge che quel lavoro non le è attitudinale. Dopo qualche esperienza amatoriale in teatro, le si accende il fuoco dell’arte e con tante speranze  si avventura a Milano per partecipare alla selezione annuale dell’Accademia dei Filodrammatici. Purtroppo non supera la selezione e, piangente, entra in una panetteria. Ma il destino le è favorevole e nel negozio incontra una giovane signora  che,  vedendola piangere, le chiede il motivo. La donna la consola  dicendole d’aver necessità di una baby-sitter e di essere insegnante di recitazione al CTA (Centro Teatrale  Attivo). Il Miracolo a Milano si compie e per Marina inizia  la via del palcoscenico. “Sono entrata al CTA  e lavoravo come baby-sitter.” ci racconta Marina “ La scuola di recitazione è durata 3 anni . Mi sono fatta le ossa interpretando piccole parti, poi per due stagioni ho recitato con una compagnia teatrale di Busto Arsizio. Finalmente è arrivata  l’audizione di Dario Fo e Franca Rame che mi hanno aperto nuovi orizzonti nel loro teatro socio-politico. I ruoli comunque erano molto limitati essendo loro i protagonisti essenziali . È stata una preparazione e gavetta  fondamentale per la mia crescita artistica: ho imparato il necessario per scrivere un testo, organizzare uno spettacolo e metterlo in scena.  Il rapporto con loro è ancora vivo , nonostante  Franca sia mancata. Ho acquisito patronanza di me stessa, delle mie possibilità artistiche che ho concretizzato scrivendo testi per me. Ora sto organizzando uno spettacolo con i miei testi sulla vita di Franca Rame, riscoprendo attraverso i suoi lavori la  forza del  suo carattere indomabile, le violenze subite e le lotte indefesse, per combattere le ingiustizie. Il problema è la politica, e quando vai a spulciare dove lei accusa, capisci come  vieni  automaticamente mal visto ed eliminato. Nessuno ti vuole. Quando piaci a tutti è perché non dai fastidio a nessuno.” Se tu dovessi dare una tua idea di cos’è il teatro oggi  come lo definiresti? “Il teatro ha un senso quando il pubblico esce dalla sala e sente d’essersi arricchito. A me succede spesso dopo aver assistito ad uno spettacolo d’essermi annoiata. Qualsiasi  linguaggio si esprima in teatro, moderno o antico, deve dare qualcosa al pubblico, la sensazione di uscire con qualcosa in più. Oggi gli organizzatori teatrali,  cioè i grandi, sbagliando,  pensano che  sia necessario il fenomeno televisivo  per  riempire le sale. Ai tempi di “Zeling” c’era solo Zeling sui palcoscenici. Questo non funziona più, la gente si è stancata ed esige di più.” Com’e nato il Teatro di Cuasso? “ Nasce perchè il direttore della Pro-Loco, Giovanni Brigniani, ha investito soldi per ristrutturarlo, essendo  rimasto chiuso per quarant’ anni. Ho deciso di occuparmi della direzione artistica del teatro sviluppando un programma adatto alle esigenze del posto. Stiamo andando bene. Si è aggiunta  anche la scuola di teatro per ragazzi; il mio scopo è di aiutare ogni studente a raggiungere il massimo delle sue possibilità. Imparare a recitare e stare su un palcoscenico può essere molto formativo anche se non necessariamente si desidera diventare attori professionisti.” In che consiste il tuo teatro? “ Il mio è un teatro di narrazione, non ricevo finanziamenti pubblici e mi esibisco con testi miei. Ultimamente con lo spettacolo “Per ora rimando il suicidio” ho recitato a Bobbio nel chiostro dell’abbazia di San Colombano. Ho narrato un percorso storico, uno spaccato di cambiamenti nel nostro Paese attraverso un omaggio a tre grandi artisti: Dario Fo, Enzo Jannacci e Giorgio Gaber accompagnata dal chitarrista Andrea Cusmano, l’armonicista Francesco Rampichini e il contrabbassista Alessandro Rigamonti.”

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