Spettacolo

Accademia Nazionale di Santa Cecilia – West Side Story nel centenario della nascita di Leonard Bernstein

Roma, 14 ottobre 2018 – Grandiosa inaugurazione della stagione dei concerti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la massima istituzione sinfonica italiana, nella top ten delle formazioni orchestrali del mondo intero, con la versione da concerto di West Side Story di Leonard Bernstein.
Insolita la scelta, indubbiamente (di regola l’apertura è riservata ad un grande brano di repertorio), ma con una serie di fattori a favore, in primis la scelta di continuare i festeggiamenti per il centenario dalla nascita di Leonard Bernstein, cui già l’Accademia ha dedicato, sempre per la bacchetta del suo Direttore Musicale Antonio Pappano, l’esecuzione delle Sinfonie, inserendosi nel contesto mondiale delle celebrazioni.
Molti i legami fra questo carismatico musicista americano, amatissimo anche come didatta e divulgatore della musica classica, grande interprete di Mahler, che attinse la fama mondiale con il musical West Side Story, e l’Accademia di Santa Cecilia, che lo ospitava spesso per affollatissimi concerti e di cui fu anche Presidente onorario dal 1983 al 1990.
Inoltre, in occasione del centenario, la Fondazione Bernstein ha concesso a sei orchestre nel mondo (San Francisco Symphony, Los Angeles Philharmonic, Philadelphia Orchestra, NHK Tokyo e London Proms e l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia) la possibilità di eseguire West Side Story in forma di concerto. Un evento, se si considera che solo una volta, nel 2013, l’opera era stata eseguita dalla Sinfonica di San Francisco condotta da Michael Tilson Thomas. E pesava ancora nella scelta la possibilità di utilizzare contemporaneamente l’Orchestra e il Coro in linea con l’istanza di una grande prima. Così, l’Orchestra dell’Accademia si è ritrovata a raccontare questa favola moderna, galvanizzata dal dinamismo dei ritmi travolgenti e dei colori vivissimi, dal vitalismo ritmico e dalle esuberanze sonore che Bernstein ha composto per rappresentare l’amore senza tempo di una Giulietta, portoricana, e di un Romeo, in un contesto di bande giovanili nella New York degli immigrati.
Lo spettacolo, pur se in forma di concerto, non è stato davvero qualcosa di statico, merito certamente delle pagine musicali, ma anche delle istallazioni di luce messe a punto dal Centro di Ricerche Musicali di Michelangelo Lupone, Laura Bianchini, Silvia Lanzarone e Alessio Gabriele, che hanno saputo coinvolgere il pubblico in un affascinante emozione visiva di colori che invadevano l’intero Parco della Musica e poi la sala intera, dal palcoscenico al soffitto, dove si fermavano a creare figure astratte rosse, blu durante tutto lo spettacolo.
Sul palcoscenico sono bastati pochissimi elementi, due piattaforme ai lati per ospitare le bande rivali del Jets e degli Sharks (il Coro ridotto ma autorevolissimo quanto a prestazione preparato da Ciro Visco), un piccolo balconcino con due piantine fiorite, e la magia è assicurata.
Poi è la musica a raccontare tutte le sfumature dei sentimenti: amore, rivalità, violenza; è la bacchetta talentosa e la ricchezza sonora di Pappano, che con arte maieutica spinge un’orchestra sinfonica adusa di più al linguaggio classico verso le regioni estreme di un pentagramma tutto ritmo e swing, con tuffi spericolati nelle acque ondose dei mambi latino-americani e sono gli eccellenti cantanti a fare il resto, l’intero cast internazionale di voci, capeggiato dal divino soprano lirico Nadine Sierra, che con Antonio Pappano ha già interpretato la Sinfonia n.3 ‘Kaddish ‘di Bernstein. E tutti gli altri bravissimi artisti, dal romantico tenore Alek Shrader (Tony),al mezzo soprano sudafricana Tia Architto (Anita), ben nota in Italia, dove vive da oltre venti anni, che porta in scena un dinamismo e una energia straordinari, modulando swing e mambi. Ancora nei ruoli principali Mark Stone che indossa Riff, capo dei Jets, Andrea d’Amelio (Bernardo, capo degli Sharks) e Aigul Akhmetshina (Rosalia). Tutti specialisti di primissimo piano che sanno anche recitare e coinvolgere il pubblico, al punto che non si sente la mancanza dei balletti, fondamentali in questo musical che nasce sintonicamente con le coreografie di Jerome Robbins, il quale aveva avuto per primo anche l’idea di affidare al song americano la storia d’amore e morte protagonista di ‘Romeo e Giulietta’ di Shakespeare.

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