Scienza

Clima: una sterzata verso il bio a livello UE, può tagliare il 7% delle emissioni

Roma, 14 dicembre 2019 – A Madrid si sta concludendo il Summit Nazioni Unite sul clima, mentre la Ue ha deciso di impegnarsi per la neutralità climatica al 2050. I rapporti delle ONU calcolano che il settore della produzione agricola e alimentare pesa per il 23% sul bilancio globale dell’inquinamento climatico.
Ma allo stesso tempo l’agricoltura è tra le prime vittime della crisi climatica: secondo il rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente Climate Change Adaptation in the Agricultural Sector (settembre 2019), già tra 30 anni la siccità e gli eventi estremi colpiranno tanto fortemente i Paesi del sud Europa da abbattere la produzione delle coltivazioni non irrigue del 50%.
“Si tratta di un dato destinato a non diminuire se non si cambia rotta a livello di scelte politiche ma soprattutto di stili di vita”, afferma Fabio Brescacin, presidente di NaturaSì, il maggiore distributore del bio in Italia. “Come hanno ricordato durante la COP25 i giovani di Fridays for Future, occorre agire subito e con ottimismo. Come cittadini e come aziende possiamo farlo ora, facendoci carico quotidianamente della diminuzione della nostra impronta ecologica. Gli strumenti finora indicati dai governi non sono stati sufficienti a mettere in sicurezza il clima del Pianeta, mentre dall’agricoltura biologica e biodinamica arriva da anni un contributo concreto. Se tutta l’Europa arrivasse a coltivare in maniera biologica almeno il 10% dei suoli, le emissioni di gas serra dal settore agricolo potrebbero diminuire del 7%. Si tratta di una quantità molto elevata, soprattutto se paragonata all’impegno richiesto. In Italia abbiamo raggiunto quasi il 16% di campi biologici e biodinamici e questo numero deve crescere per tutelare suolo e clima, oltre che qualità dei cibi e salute dei cittadini”. L’agricoltura biologica produce dal 40 al 60% in meno di gas serra rispetto a quella convenzionale, grazie al non uso di fertilizzanti e fitofarmaci di sintesi (nella cui produzione si usano grandi quantità di energia). Ma soprattutto il biologico, e il biodinamico in particolare, aumentano la capacità dei suoli di assorbire carbonio dall’atmosfera trasformandolo in preziosa sostanza organica, cioè in humus, presente nel terreno: mentre i suoli dell’agricoltura industrializzata possono arrivare a contenuti di materia organica non superiori all’1%, il suolo coltivato con metodo biologico oscilla tra il 2 e il 3%. NaturaSì, oltre a distribuire esclusivamente prodotti bio e ad appoggiare direttamente l’attività di ben 300 aziende agricole del suo circuito, è impegnata nella riduzione dell’impatto complessivo dell’azienda sull’ambiente: solo con l’eliminazione delle bottiglie di acqua in plastica dagli scaffali di 76 punti vendita, ha risparmiato 48.500 chili di plastica e, quindi, emissioni climalteranti.
“Il consumatore deve ‘saper’ scegliere ma deve anche ‘poter’ scegliere”, aggiunge il presidente di NaturaSì. “È compito dei produttori assumersi delle responsabilità nei confronti del Pianeta e offrire alternative sostenibili. Grazie alle scelte fatte da marzo a dicembre 2019, la nostra azienda può stilare un bilancio sostenibile con un segno positivo per il taglio delle emissioni di gas serra. Un passo che si aggiunge al nostro impegno nella produzione e distribuzione di prodotti biologici, che già di sé rappresenta una scelta in favore del clima. Da tempo NaturaSì ha scelto l’impegno e l’azione perché l’emergenza clima non è più rinviabile: dati alla mano, un piccolo gesto come ‘fare la spesa in modo sostenibile’ può dare un contributo significativo”, conclude Brescacin.
(fonte : Ufficio Stampa EcorNaturaSì)

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