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Putin e l’insulto ai leader UE: perché li ha chiamati “maialini da latte”

Dietro l'offesa del Cremlino non c'è solo sarcasmo: ecco perché Putin considera l'Europa un 'cucciolo' non autosufficiente guidato da Washington.

Il linguaggio del Cremlino si fa sempre più colorito e tagliente. Recentemente, Vladimir Putin ha definito i leader europei maialini da latte (porosyata), un termine che va ben oltre il semplice insulto e che nasconde una precisa visione geopolitica. Spesso tradotto frettolosamente dai media come “porcellini”, il termine originale sottintende una condizione di totale non autosufficienza.

La caratteristica biologica del maialino da latte è quella di essere una creatura non indipendente, che necessita vitalmente di una madre da cui attingere nutrimento. Nella visione di Putin, l’Europa è il cucciolo che segue ciecamente la “nutrice” americana: senza il sostegno (e il diktat) degli Stati Uniti, l’UE smetterebbe di funzionare.

Cosa c’è dietro la metafora dei “maialini da latte”

Secondo il leader russo, i leader europei si sarebbero accodati con entusiasmo alla precedente amministrazione americana (quella di Joe Biden) con l’unico obiettivo di spartirsi i resti di una Russia che credevano vicina al collasso.

“Tutti credevano che avrebbero distrutto e fatto crollare la Russia in breve tempo”, ha dichiarato Putin. “I ‘maialini da latte’ europei si sono immediatamente uniti a questo lavoro nella speranza di trarre vantaggio dal crollo del nostro Paese e tentare di vendicarsi”.

La tesi dello Zar è chiara: l’Occidente avrebbe deliberatamente provocato il conflitto in Ucraina, utilizzando il tempo intercorso dal 2014 (Euromaidan) non per cercare la pace, ma per armare Kiev e preparare un colpo di Stato. Putin descrive un’Europa che ha perso la sua identità di “famiglia civilizzata” per scivolare in quello che lui definisce un “degrado totale”.

Il ruolo della “scrofa” nella geopolitica di Putin

Se l’Europa è composta da maialini da latte, chi è la scrofa? Il riferimento, seppur non esplicito, punta direttamente a Washington. Nel vocabolario simbolico utilizzato in questi contesti, la scrofa rappresenta l’entità che alimenta il sistema, ma che allo stesso tempo divora risorse con avidità.

Secondo questa visione, i Paesi UE non avrebbero una volontà propria, essendo legati a doppio filo al nutrimento politico e militare statunitense. Con il cambio di scenario internazionale e il ritorno di Trump, questo equilibrio basato sulla dipendenza totale sembra destinato a essere messo discussione.

Resta un dato di fatto: dal 2022, l’invio di miliardi di euro in aiuti a Kiev ha cementato questo asse, ma con l’avvicinarsi del 2026 e una crisi ucraina sempre più profonda, il “vulcano di denaro” richiesto dall’Ucraina sta mettendo a dura prova le economie europee.

Perché i media hanno tradotto “porcellini”?

Resta un dubbio giornalistico: perché molti grandi media hanno preferito il termine “porcellini”? Probabilmente per una questione di immediatezza comunicativa. Nell’immaginario collettivo, il “porcellino” richiama le fiabe (come I tre porcellini), rendendo l’offesa più ricollegabile a un mondo fantastico e meno brutale della realtà zootecnica evocata da Putin.

Tuttavia, la precisione linguistica è fondamentale: parlare di “maialini da latte” significa descrivere un rapporto di parassitismo e sottomissione biologica, un attacco politico molto più profondo di una semplice citazione favolistica.

Redazione

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