Politica

Renzi in guerra col suo partito

La battaglia dei 1000 giorni…

Dopo i primi sei mesi del governo Renzi, durante i quali abbiamo assistito ad un crescendo rossiniano di promesse e proposte, tutte finalizzate a risollevare un Paese boccheggiante per la crisi in atto, il Presidente del Consiglio ha dovuto prenderne atto che non è assolutamente possibile fare tutto,  subito e bene,  per rilanciare l’economia e rispondere alle legittime attese della stragrande maggioranza degli Italiani.

L’entrata in scena dell’ex Sindaco di Firenze ha creato, con i suoi effervescenti e magniloquenti interventi, un notevole consenso, non solo nell’ambito del suo partito, ma anche tra l’elettorato moderato, ormai stufo delle noiose sicumere dei vecchi mestieranti della politica, che per decenni hanno creato malgoverno e scandali di ogni tipo.

Com’era facile prevedere, questa ventata di innovazioni è entrata in rotta di collisione con la classe conservatrice e, soprattutto, con la corposa pletora dei “notabili rottamati” dello stesso PD, che hanno già rialzato la testa criticando severamente il tipo, le modalità ed i tempi delle riforme programmate oltre a dissentire pubblicamente sulla gestione verticistica del partito.

Se a tutto ciò si aggiunge la carenza di risorse economiche, gli intoppi vergognosi della mostruosa burocrazia e la tempistica procedurale ordinaria, allora la situazione generale già grave, è destinata a peggiorare.

Le opposizioni, dal canto loro, non arretrano di un centimetro e non si mostrano per nulla dialoganti, né concilianti, respingendo pregiudizialmente qualsiasi forma di collaborazione se non alle loro spregiudicate condizioni.

Ovviamente, questo stato di cose avvantaggia “Forza Italia” ed il suo leader, Berlusconi, perché può sostenere, con un certo sussiego, di essere determinante nell’approvazione delle riforme costituzionali e, al tempo stesso, oppositore del programma dell’Esecutivo.

L’ultima mossa di Renzi, che ha alzato l’asticella temporale a mille giorni per il completamento dell’intero programma di governo, ha prodotto una valanga di critiche e di polemiche trasversali come non s’era mai vista prima.

A questo punto è indispensabile una riflessione pacata ed il più possibile disincantata.

Nel complesso, le proposte di Renzi sono ritenute utili ed, in larga parte, accettabili e condivisibili, ma è ovvio che gli effetti desiderati non si avranno subito e la distanza che ci separa dalle elezioni politiche generali non è abissale.

Ne consegue che bisogna dare per scontato ciò che scontato non è, vale a dire ritenere certa la vittoria di Renzi nelle prossime elezioni ed attribuire allo stesso la capacità di coinvolgere una maggioranza che oggi nessuno è in grado di indicare e quantificare.

Ed allora il dilemma, di shakespeariana memoria, che arrovella il cervello del Presidente del Consiglio dovrebbe essere questo: si va avanti a testa bassa tagliando a destra ed a manca,  correndo il rischio di scontentare alcune categorie di potenziali elettori?; oppure si annacquano i progetti di riforme ipotecando (si fa per dire), la rielezione e rinviando il tutto alla prossima legislatura?

Il tempo è galantuomo e non ne occorrerà molto per svelarne il mistero.

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