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Racconti di sport. Ayrton Senna, storia di un Mito

sennaIl nostro ricordo del campione brasiliano nel giorno in cui avrebbe compiuto 55 anni.

Roma, 21 marzo – Cosa è stato Ayrton Senna perla Formula1?

Una meteora, un pilota coraggioso, un campione tra tanti? No, di più.

Ayrton Senna è stato il pilota più amato dei tempi moderni.

Un Mito. Ecco la parola giusta per dire che cosa è stato Senna, che si è formato lentamente, dall’infanzia alla consacrazione, sempre alla ricerca del successo, del motore più veloce e dell’adrenalina giusta per superare gli avversari e tagliare per primo il traguardo. Vederlo correre era trascinante: lui non faceva calcoli, spingeva e basta, perché i motori li aveva nel sangue. Sotto la pioggia, poi, diventava un leone, riuscendo là dove altri fallivano.

Nato il 21 marzo 1960 in una famiglia benestante di San Paolo, una delle maggiori città del Brasile, si appassiona ai motori grazie al lavoro del padre, proprietario di vasti terreni e uomo d’affari che, tra l’altro, gestiva anche una fabbrica di componenti per auto. Anche per questo, all’età di quattro anni, il piccolo Ayrton ricevette in regalo un kart, che diventò il suo gioco principale. I motori erano talmente in lui che ad otto anni già guidava la macchina del padre, mentre a dieci gli arrivò in regalo un vero kart da 100 cavalli, nonostante in Brasile, a quel tempo, l’età minima per guidarlo fosse di tredici anni. Inevitabile, dunque, vederlo spettatore in prima fila al GP di Interlagos (località vicina a San Paolo) nel 1973, anno in cui il GP del Brasile venne disputato per la prima volta.

Emerson Fittipaldi, neo campione del mondo, lo vinse ed il piccolo Ayrton iniziò a sognare di diventare come lui.

Nel 1977 e nel 1978 conquistò il Campionato Kart Sudamericano, dando inizio alla sua personale scalata ai vertici dell’automobilismo mondiale.

Nel 1979 arrivò sesto a Le Mans e secondo nel Campionato del Mondo all’Estoril. Nel 1980 fu secondo a Nivelles, in Belgio, mentre nel 1981 si trasferì in Inghilterra per correre la Formula Ford 1600 cc con il team Van Diemen di Ralph Firman.

In Gran Bretagna sposò Liliane Vasconcelos ma, nonostante le vittorie in entrambi i campionati in cui corse, la mancanza di sponsor adeguati lo indusse a tornare in Brasile dopo aver annunciato il suo ritiro. Dopo quattro mesi, però, era di nuovo in pista, spinto dalla voglia di non chiudere con le corse, cosa che contribuì a farlo separare dalla moglie. Nel 1982, a 22 anni vinse 22 gare ed il campionato, per poi passare alla F3, anticamera della F1.

Laureatosi campione in F3 era ormai pronto per il grande salto. Fallito l’accordo con la Brabham, anche per il parere negativo del connazionale Nelson Piquet, fu scritturato dalla Toleman, piccola casa costruttrice che, però, gli dava l’immensa opportunità di arrivare in F1, dove debuttò nel 1984. Dopo alcuni insuccessi iniziali arrivò il giorno in cui tutti si accorsero di lui: a Monaco, nel GP di Montecarlo di quell’anno, dimostrò al mondo che in F1 stava nascendo un mito. La pioggia a dirotto costrinse al ritiro Mansell e Lauda, mentre Prost, al comando, vide progressivamente ridursi il vantaggio sul giovane brasiliano, che al trentunesimo giro era a soli 7,4 secondi dal francese.

A questo punto la gara fu interrotta per il maltempo, ma tutti si erano accorti di lui.

Un team più forte, la Lotus, lo contattò e lui non ci pensò due volte a recedere il contratto che lo legava alla Toleman, anche perché la Lotusera stata la squadra di Clark e Fittipaldi, suoi idoli da ragazzo e ora anche suoi predecessori su quelle vetture. Nel 1985 arrivarono le prime vittorie nella Formula che conta: in condizioni climatiche pessime si aggiudicò il GP del Portogallo all’Estoril e, poi, quello del Belgio, a Spa.

Inevitabile, anche stavolta, il passaggio ad un team ancora più forte: la McLaren, dove nel 1988 iniziò a correre accanto al mitico Alain Prost. Tra i due è Senna ad aggiudicarsi la partita, vincendo 8 Gran Premi che lo portano a conquistare il titolo di Campione del Mondo per la prima volta. Prost si prende la rivincita nel 1989 quando, nonostante Senna abbia collezionato più vittorie, diventa Campione del Mondo proprio davanti al compagno di squadra brasiliano, secondo in classifica. Tra i due iniziano degli attriti che poi porteranno il francese a lasciare la McLarenper trasferirsi alla Ferrari.

Nel 1990 e nel 1991 Senna viene affiancato da Berger e inizia a vincere un titolo dopo l’altro.

Ma la perdita di potenza del motore Honda rispetto alla neofita Renault lo spinge a lasciare la Lotus per trasferirsi alla Williams, team fortemente voluto dal brasiliano che, ad un certo punto, dichiarò di essere pronto a guidare per loro anche senza contratto.

Così il Mondiale del 1994 lo vide ai nastri di partenza con i colori di quella scuderia. Tutto sembrava volgere al meglio, ma il tragico destino era dietro l’angolo.

Il 1° maggio, sul circuito di Imola, sbandò paurosamente alla curva Tamburello, dove trovò ad aspettarlo la “signora in nero”, che se lo portò via con sé.

La tragedia era compiuta.

Lì si chiuse la storia e si aprì la leggenda di un Campione che era tale non solo sui circuiti, ma anche nella vita privata, al punto che ancora oggi esiste una Fondazione con il suo nome destinata al recupero dei bambini di strada brasiliani, gli stessi che Ayrton cercava di aiutare quando era in vita.

Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, insieme a Prost, Mansell e Piquet, Senna ha scritto pagine memorabili delle corse automobilistiche, veicolando intorno ad esse un interesse di pubblico che raramente si è riscontrato in seguito.

Provate a chiedere in giro chi era Ayrton Senna, saranno in pochi quelli che non vi sapranno rispondere.

Un tale diceva che il ricordo delle persone scomparse le fa diventare immortali.

Per Senna è stato, è e sarà per sempre così.

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