Ciclismo

Un uomo solo al comando…

Fausto Coppi e la più grande impresa compiuta nella storia del ciclismo.

Roma, 10 giugno 2024.

 

Il 10 giugno del 1949, settantacinque anni fa, si svolge la 17° tappa dell’edizione numero 32 del Giro d’Italia, su diciannove frazioni totali, per più di 4.000 km. di percorso.

In quel tempo la Corsa Rosa rappresenta lo sport nazionale, il ciclismo, di un Paese che porta ancora addosso i segni della guerra, acuiti dal dolore della tragedia del Grande Torino di un mese prima.

L’appuntamento è intrigante perché si corre la Cuneo-Pinerolo, di 254 km., che presenta la scalata di cinque colli, Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere, per un dislivello di oltre 5000 metri.

Alla partenza maglia rosa è il reatino Adolfo Leoni, un velocista non uomo da salite, che già nella 11° tappa, Bassano del Grappa-Bolzano, ha visto Coppi rosicchiargli sette minuti.

Leoni mantiene un esiguo vantaggio di 43’’ su Coppi ed il pensiero generale è che sarà sufficiente a Fausto un’azione sull’ultimo colle, il Sestriere, per recuperare il minimo svantaggio.

La tappa, sulla carta, è favorevole a Bartali che predilige le salite, in particolare quelle salite dove appena undici mesi prima ha demolito il francese Bobet vincendo il suo secondo Tour alla veneranda età di 34 anni.

Al mattino Giovanni Tragella della Bianchi, che si occupa di tutti i dettagli del pre-corsa compresa la preparazione delle vivande, chiede a Fausto che cosa debba preparare per il rifornimento.

“Prepara pane, salame e lanternino” risponde Coppi aggiungendo: <perché arriveranno di notte…>.

Sulla Maddalena, intorno al 62° km. sotto una pioggia finissima, parte Fausto ed è una rasoiata che fa male e che lascia stupiti gli osservatori perché al traguardo mancano 192 km.!

E’ uno spettacolo assoluto, in solitaria Coppi va come una motocicletta e su pendenze che in alcuni tratti vanno dal 15 al 18%, per alleviare il tormento del sellino, si solleva sui pedali dando una sensazione di estrema leggerezza.

Il collegamento radiofonico si apre sulle rampe del Sestriere e la mitica voce di Mario Ferretti entra nella leggenda: <Un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi>.  

Man mano che vengono scalati il Vars, l’Izoard, il Monginevro ed in ultimo il Sestriere, il vantaggio dell’Airone si dilata sempre più, senza tradire il benchè minimo cedimento al di là di qualche foratura subita.

Al traguardo dopo una fuga di 192 km. Fausto Coppi entra nella storia rifilando un distacco di quasi 12 minuti a Gino Bartali, che ha combattuto fino alla fine nonostante ben quattro forature.

Una tappa che entra nel mito e che connota Coppi non soltanto come “uomo solo al comando” ma come uomo solo in assoluto e triste, in perfetta simbiosi con la vera essenza della sua vita: la bicicletta.

Nel 1988 il cantautore Gino Paoli rende omaggio al Campionissimo dedicandogli ed interpretando una canzone dal titolo Coppi.

< Un omino con le ruote contro tutto il mondo, un omino con le ruote contro l’Izoard. E va su, ancora, e va su…..Occhi miti e naso che divide il vento, occhi neri e seri guardano il pavè. E va su, ancora, e va su…>  

Tornando all’impresa di 75 anni fa l’inviato dell’epoca dell’Equipe, Pierre Chany, testimonia così quella fantastica giornata.

<Nella poltiglia della Maddalena ho visto Coppi venire via dagli altri. Sfangava, quasi sollevando la bici. Lo accompagnai fino a un paesino francese, mi pare Barcelonette. Lo lasciai andare. Entrai in una trattoria, ordinai un pasto completo fino al caffè. Mangiai con tempi da buongustaio, fumai una sigaretta, chiesi il conto e pagai. Uscii. Stava passando il sesto>.

Un eroe, un mito, una leggenda, in una sola parola Fausto Coppi.

 

FOTO: Fausto Coppi, supplemento de “Lo Sport illustrato”.

 

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