Serie A – Spalletti batte Allegri 2-1

Napoli osa, Juve no

Roma, 12 settembre 2021 – Napoli-Juventus è nella storia. C’è e ci resterà per molti anni a venire.

Se il calcio italiano – e non solo vista la copertura globale dell’evento – avesse avuto bisogno di ravvivarsi, non avrebbe potuto augurarsi una occasione migliore dello scontro fra Spalletti ed Allegri.

Toscanacci sanguigni entrambi, pieni di motivi per cercare riscatto e rivalsa. Magari sbagliando molto: prima, durante e dopo.

In una disfida drammatica considerata la situazione bianconera – mai così critica – e quella del Napoli affidata da De Laurenttis ad un allenatore reso impopolare dalla TV. Un’altra scommessa!

Ne è uscita fuori una partita folle che ha denunciato tutti i limiti delle due squadre e dei due allenatori, ma anche di quel calcio italiano che non si ispira al calcio azzurro predicato e realizzato da Mancini.

Il Napoli, dopo soli 10 minuti si è trovato sotto di una rete. Simbolica per quanto riguarda l’inadeguatezza di chi, pagato lautamente, si assume la responsabilità di gestire tecnicamente e tatticamente una squadra.

Il Napoli di Spalletti si è presentato con la solita formazione di sempre, imperniata su una difesa costituita: da due Centrali aitanti, Kostas Manolas, e Koulibali, e da un cursore poco atletico e solo mancino, Mario Rui.

Con loro, il fenomeno azzurro Di Lorenzo assolutamente sprecato in una compagine che al massimo riesce a tentare timidi possessi palla, mentre rincula verso la propria porta, sperando nella provvidenza o nell’arrivo in sostegno di Insigne o Politano per sbrigare la faccenda.

Tutto semplice. Elementare. Lo stesso eterno quadro tecnico tattico di una squadra senza prospettiva. Dove è stata bandita ogni creatività, a parte quella prevista e scontata di Insigne e Politano.

È stato ovvio, nonchè fatale, che dopo 10 minuti, un giocatore di buona prestanza difensiva ma con i piedi notoriamente di piombo, Kostas Manolas, anzichè giocarsi il pallone abbia preferito la più comoda via di trasmetterlo al portiere.

Per giocare in serie A non basta essere alti e grossi, occorre sapere cosa fare con il pallone fra i piedi. Pensare. Una partecipazione più attiva e creativa.

Così predica, anche in Italia, Mancini.

Ma come fatalmente spesso gli capita, Manolas ha sbagliato direzione e misura per regalare a Murata la rete che doveva riportare la Juventus fuori ogni crisi.

Una delle mille partite che la Juventus di Allegri ha vinto e gestito nel corso di una striscia di 5 scudetti.

Situazione ideale: difesa solida ed esperta con baluardi granitici come Bonucci, Chiellini, De Ligt e Di Sciglio in appoggio. Non si passa. Si difende il vantaggio ad oltranza e magari arrivano altre reti.

Ma ad Allegri latitano Ronaldo (a segno dovunque giochi), Dybala, Quadrado e non è facile segnare sui calci piazzati.

Il Napoli, però, insegue ed altri svarioni portano un paio di volte Kulusevsky, pericoloso, solo davanti ad Ospina.

Basterebbe uno sforzino maggiore ed i giochi sarebbero fatti. Magari far posto a Kean in gran spolvero contro la Lituania.

Una partita già vista. Allegri non deroga. Si aspetta soltanto di misurare l’epilogo.

Allegri, infatti, più che soddisfatto, si avvia verso la fine senza alcuna intenzione di inventarsi nulla per assicurarsi un successo più ampio e sicuro.

Spalletti la sua carta se l’è già giocata ed aspetta fortunosi sviluppi in un quadro non compromesso dalla inadeguatezza di Manolas.

Spalletti la sua mossa già l’aveva realizzata: schierare dal primo minuto un atletico giocatore del Camerun scoperto in Inghilterra, valorizzato a Parigi ed appena prestato al Napoli.

Un vero atleta il cui nome è già una presentazione Zambo Anguissa. Personalità e qualità.
È lui l’altra rivelazione della partita, nonchè la novità della Serie A. Un personaggio autentico cui non manca ispirazione, grinta, interdizione.

Con lo stesso coraggio con cui condusse Totti a lasciare il calcio, Luciano Spalletti ha gettato nella mischia Zambo, nel tentativo di scombinare la rete di controllo stesa da Allegri attorno al vantaggio di una rete.

Napoli, dunque, più tonico. Juve, la solita. Ma provata dalla difesa ad oltranza e poco lucida attorno a Bonucci e Chiellini.

E poi ci sono sempre le spine nel fianco juventino che si chiamano Insigne e Politano, sebbene siano letti e scontati i loro tentativi di aprire qualche breccia.

Fintanto che Insigne non riesce a trovare lo spazio minimo per indirizzare verso Szczesny il suo classico “tiro a giro”.

Il portiere polacco denuncia i suoi noti limiti attuali. Intuisce ma non blocca. La palla rotola verso Politano che fulmina la rete.

È l’1-1. Un salomonico pareggio soddisferebbe tutti. Ma non si sa che cosa frulli nella testa di Allegri in questi tempi martoriati.

Il quaderno dei compiti prevede che il bravo Morata ceda il posto ad un giovane che impegni maggiormente il Napoli ed il centrocampo.

Ed ecco l’innesto improvviso di Kean.

L’errore clamoroso non è tanto quello del cambio ma di avere fatto giocare la Juve, in vantaggio di un gol, senza utilizzare il giocatore che in azzurro aveva fatto gridare al miracolo del calcio giovane italiano.

Che aveva stupito mezzo mondo con due reti di gran classe e sostanza.

Un ragazzo italiano nato a Vercelli, cresciuto nella Juventus proprio sotto la cura di Allegri, che Mancini si sta “crescendo” con la massima cura degli aspetti psicologici.

Un ragazzo che a maggio contro San Marino aveva manifestato qualche insicurezza.

Allegri si inventa all’86’ il suo ingresso in campo. Micidiale perchè immediatamente il ragazzino piemontese si trova impegnato a difendere nell’area di porta, un calcio d’angolo di Zielinski.

C’è poco da meravigliarsi per un ragazzo di venti anni di rimanere indeciso in una situazione del tutto nuova. A freddo. Senza conoscere gli avversari.

Quando la sfera lo investe, è nelle cose che istintivamente gli vada incontro con la testa per deviarla verso la propria porta.

Questa volta Szczęsny è bravo a respingere con una manata fuori dalla rete.

Ma Politano è altrettanto lesto, freddo e preciso per insaccare la vittoria per 2-1.

Juventus in crisi a meno 8 punti dal Napoli ed altre.

Ma quante cose da raccontare su questa partita? Compresa la lite a bordo campo fra i due allenatori toscani.
Allegri taccia Spalletti di essere stato in panchina un fomentatore. Spalletti gli rispoonde: “È la prima volta che ti batto e mi fai anche la predica!”

Cosa ne sarà ora della Juve? Una bella domanda.
Di sicuro c’è che Spalletti ha vinto il derby alla grande ed ha permesso che il panorama del calcio italiano si sia arricchito del talento Zambo,

Mentre in Italia ed anche a Torino, ci si attende una migliore gestione di Moise Kean.

 

Exit mobile version