England, calcio senza frontiere ma il segreto è l’intensità

Roma, 9 maggio 2019 – Dopo l’impossibile rimonta del Liverpool sul Barcellona da 0-3 a 4-3 con 3 reti di Messi – quella del Tottenham sull’Ajax – da 0-1 a 2-1 al 96’ il 1 giugno, a Madrid, la finale della Champions sarà tutta britannica. Sia il calcio giocato da Messi e compagni a Barcellona che a quello più ortodosso praticato nella patria del football. Il verdetto parla chiaro di una superiorità calcistica inglese rispetto a tutto quanto avviene altrove.
Ciò però non significa necessariamente che a Londra si lavori meglio che nel resto del mondo o che sia sbagliato seguire i dettami tecnici e tattici partoriti in Olanda da Cruijff e derivati spagnoli per realizzare un calcio più competitivo, quello dei giovani
dell’Ajax per capirsi. Ciò significa che ogni giudizio deve essere valutato sulla base dei processi di cause ed effetti.
Alla base dei successi inglesi c’è la forza organizzativa che ha portato nell’ultimo periodo in Inghilterra tutto il meglio del calcio mondiale allettando gli investitori stranieri
(arabi, russi, cinesi e non solo) attorno alla Premiership, la patria del football ha progressivamente ridimensionato le strutture calcistiche più forti esistenti, prendendosi tutto il meglio in circolazione, cominciando dai giocatori.
Solo Messi e Ronaldo (ultratrentenni) sono riusciti a resistere alle sirene d’Oltremanica e soltanto grazie agli sforzi considerevoli sostenuti dall’azionariato blugrana catalano e dalla Fiat. Per entrambi, comunque, a caro prezzo.
Oltre che ad investire sui giocatori, il professionismo inglese da tempo punta soprattutto sui cosiddetti Manager (gli allenatori) andando a pescare il meglio del meglio senza badare alla spesa. Gli inglesi hanno accortamente e da tempo, investito nel manico nei Manager (gli allenatori) andando a pescare il meglio del meglio al mondo.
I tecnici più capaci sono tutti oltre La Manica, non importa se parlano tedesco come Klopp al Livewrpool, o Guardiola a Manchester, come Pochettino a Tottenham e via dicendo.
Mourinho è sempre parte del giro, come anche Conte, anche se per loro sembra che il tempo buono sia già scaduto. Appaiono superati ed ormai pronti ad un ritorno in patria dove troveranno credito per sempre. Perché nella patria del commercio quando si tratta un prodotto, si sta bene attenti a quel che accade attorno, non si compra per nuova la
roba scaduta.
In altre parola se altrove, in Italia, per esempio c’è un tipo a Napoli che si chiama Sarri e funziona, ecco che si presenta il Chelsea e lo ingaggia. Si tratta di un ex timido che in poco tempo è riuscito perfino a comunicare in perfetto inglese ed a portarsi dietro un giocatore in cui crede: Jorginho. Il prossimo sarà sicuramente l’allenatore dell’Ajax ten Haag. I club italiani non ci stanno nemmeno pensando di farsi avanti con qualche offerta. Tanto lo sanno che finisce in Inghilterra, ad impinguare la Premiership.
Il segreto del successo del calcio, inglese non è in alchimie tecnico.-tattiche, o in una Scuola. È la struttura della Serie A inglese, che accetta tutto quello che funziona senza porsi limiti, lasciando che si scontrino scuole di pensiero diverse, ma sempre ad alto livello. Allo stato attuale, il calcio inglese ha avuto la meglio ma si deve dire per il rotto della cuffia specie nel caso dei giovani olandesi, che comunque stanno indicando un modello forte.
Ben presto anche questo modello sarà introitato per diventare patrimonio della Premiership. Comunque si stia bene attenti prima di considerare il gioco praticato a Londra arretrato rispetto a quello di Amsterdam.
Le caratteristiche tecniche e tattiche, cominciando dal pressing, sono già ben assimilate. Al gioco totale, travolgente, manca solo il fraseggio stretto. Ma non l’attitudine mentale.
Per il resto, l’elemento che ha fatto la differenza in questo scontro con il resto di Europa, è “l’intensità” con cui si gioca al calcio nella Premiership. L’equilibrio esistente al vertice fra tante squadre (che ha prodotto lo scudetto del Leicester di Claudio Ranieri), rende la Premiership il campionato più duro del mondo. Testa e fisico, assieme, si abituano a dare il meglio di sé con sempre maggiore intensità. Ne risultano ritmi che chi è abituato a campionati poco competitivi (dove ci sono squadroni e squadrette) non conosce, non pratica e non può affrontare.
Un buon allenatore è in grado di predisporti ad avere il massimo dal punto di vista tecnico e tattico e strategico, ma l’intensità, la capacità di rendere sempre al massimo senza flessioni fisiche o mentali, quella la può dare e migliorare solo con l’impegno agonistico sul campo.
Non deve perciò sorprendere che Barcellona ed Ajax abbiano subito l’intensità maggiore inglese tanto da incorrere nel progressivo ribaltamento dei rapporti di forza in campo nelle seconde parti delle gare. .
Le partite durano infatti 90 minuti. I conti si debbono fare alla fine.
E l’esito è sempre legittimo.

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