Dio salvi la Lazio…

Ancora aggiornamenti sul derby, a mente fredda.

Roma, 31 marzo 2022.

 

A più di dieci giorni dalla disfatta biancoceleste nel derby del 20 marzo scorso registriamo alcune considerazioni, una sorta di riflusso, a mente più che fredda.

Il mondo laziale è molto frammentato, già da parecchio tempo, e senza fare troppa dietrologia quest’ultima batosta è stata metabolizzata alla camomilla.

Complice anche le disavventure nazionali che hanno sviato i vari dibattiti, concentrati per lo più sul trattamento mediatico rivolto verso Ciro Immobile.

La pesante sconfitta contro la Roma è soltanto la punta dell’iceberg che racchiude problematiche che il sodalizio si trascina da svariati anni e che a livello tecnico si sono concentrate solo sulla prestazione del derby.

Si è detto che la squadra manca di carattere, che non ha quel temperamento da esibire proprio in gare come la stracittadina.

Ma chi la fa la squadra?

Partendo dalla stagione 2008/2009 al comando ci sono Lotito e Tare e nessun allenatore, da Rossi, a Ballardini, a Reja, a Petkovic, a Pioli, a Inzaghi, fino a Sarri, non ha mai potuto partecipare alla stesura e condivisione del progetto tecnico, se non in casi estremamente sporadici.

In tutti questi anni ci sono stati vari momenti in cui la compagine abbisognava di piccoli, ma costanti, ritocchi per poter fare il benedetto salto di qualità, senza impiegare chissà quali faraoniche risorse.

Il tifoso medio della Lazio, magari anche con qualche capello bianco, non ha mai preteso la luna, ma neanche parole fumose tendenti a far credere l’incredibile.

E’ mai possibile che società come l’Atalanta, squadra di provincia con un bacino di utenza dieci volte inferiore alla Lazio, negli ultimi sei anni è cresciuta a livello esponenziale sia in Italia che all’estero?

E a proposito di estero società come il Siviglia, paragonabile a Firenze o Genova come bacino, che negli ultimi dieci anni ha riempito l’albo d’oro internazionale di trofei?

Perché loro hanno programmato, sviluppato le loro conoscenze, i settori giovanili, il marketing, e la Lazio è andata avanti alla giornata.

La Lazio è stata 12 anni (!) senza uno sponsor, con una comunicazione evanescente che non ha saputo mai tutelare i propri rappresentanti (caso covid), né tantomeno promuoverli (Klose campione del mondo tesserato Lazio e Immobile vincitore della Scarpa d’oro).

Tornando all’aspetto tecnico la Lazio è una buona squadra ma per elementi di provato carattere siamo fermi a Di Canio fino al 2006…

La fortuna di chi comanda in società è sempre stata quella di aver trovato tecnici che hanno saputo capitalizzare il massimo da organici limitati.

Al di là poi di queste considerazioni postume, ad oggi, il futuro è più che mai plumbeo perché la squadra abbisogna di massicci inserimenti di giocatori (buoni), essendo arrivati, come al solito, all’ultimo momento per rinnovare la rosa tra scadenze contrattuali ed altro.

E’ giusto parlare di tattica, tecnica, le idee dell’allenatore, ma se non si prescinde mai da come la società imposta e porta avanti i suoi progetti (?) non arriveremo mai a dama.

Sorvoliamo poi sul caro-biglietti e presenze allo stadio.

Gli inglesi amavano e amano dire <Dio salvi la Regina>.

In questo caso: Dio salvi la nostra LAZIO.

 

 

 

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