Campionato: Lazio e Roma, attenti ai panettoni

Roma, 6 gennaio 2020 – Vedendo all’opera le due formazioni capitoline alla vigilia dell’Epifania, è stato inevitabile il confronto fra le prime prestazioni dell’anno nuovo da parte di due squadre che apparivano davvero lanciatissime prima della breve sospensione natalizia.
Un confronto, va espresso immediatamente.
Impietosamente sfavorevole per la formazione allenata da Paulo Fonseca. Davvero irriconoscibile. Al posto della Roma brillante, battagliera, ottimamente schierata con fuoriclasse come Dzeko, Pellegrini, Zaniolo, Mancini, Kolarov davvero irresistibili: una schiera di giocatori decisamente mediocri, balbettanti, sempre in ritardo qualsiasi cosa facessero. Assolutamente demotivati. In campo solo per fare “un piacere a qualcuno”; per dovere, visto che si è strapagati.
Quando il calcio ancora si ammantava di residui di cultura dilettantistica, le Festività erano celebrate con sospensioni agonistiche prolungate. I giocatori se ne stavano a casa con i loro cari a magiare il panettone. Spesso eccedevano ed al ritorno sul terreno di gioco si vedeva. Ma il male era “abbastanza comune e mezzo gaudio”
Da tempo, non è più così. Ci si continua ad allenare. E l’ultimo dell’anno, il cenone viene festeggiato goliardicamente con una partita di tennis in notturna (con allegati due flute di champagne) come ha fatto l’esecratissimo Radja Nainggolan due stagioni fa. Magari causandogli quella valanga di reazione perbenistiche che l’hanno portato prima via dalla Roma, poi dall’Inter. E quindi, oggi, trasformato in novello Giggiriva nel brillante Cagliari targato Malan.
Non è dato sapere, e nessuna voglia di “impicciarsi dei fatti altrui”, se la Roma vista in campo ieri notte abbia voluto seguire l’esempio dell’ex suo bravissimo centrocampista nei festeggiamenti per l’arrivo della Befana.
L’impressione è stata proprio di postumi collettivi da “eccesso di panettoni”.
Si metta da parte il faceto per esaminare la questione seriamente: è certo che qualcosa ha inceppato la felice “macchina da guerra” messa su da Fonseca, tipo: “pallone stregato che non voleva entrare!”
Sarebbe interessante che qualche fonte giallorossa abbozzasse una spiegazione senza lasciar libere le fantasie.
È assai probabile che il “panettone” sia stata una errata preparazione mentale alla contesa; una sopravalutazione del proprio valore acquisito ed una sottovalutazione del Toro. Un peccato di presunzione.
Infatti la Roma ha iniziato la partita con un cipiglio perentorio. Gran pressing sull’avversario, quasi a togliergli il fiato; come a dire “guarda ed ammira come ti taglio il fiato e ti travolgo”.
I giallorossi si aspettavano che il Toro alzasse le braccia a dire: “ Va bene mi arrendo, concedetemi l’onore delle armi!”
Ma non è andata così. I granata si sono accorti presto che la Roma era molto fumo e poco arrosto. Si è prima difesa con molto ordine. Quindi ha cominciato ad osare sempre più; ed infine si è ricordata di avere fra le sue fila un giocatore come Belotti capace di trasformare in oro qualsiasi sostanza rimediata.
Un campionato dove di continuo si sale e si scende.
Dire che le aspirazioni della Roma per il 2020 si chiudono qui sicuramente è avventato. Siamo ancora nel girone di andata. Smaltita la sbornia ed individuatane la causa (qualche attinenza con il cambio USA della proprietà? Voci di importanti arrivi e partenze?). La rotta giusta potrebbe tranquillamente riprendere. Già da domenica prossima con Roma-Juventus all’Olimpico.

Un successo della Roma, avrebbe anche l’effetto (poco desiderato, forse) di sospingere in avanti la Lazio che di panettoni in realtà ne ha mangiati pochissimi, in piena sintonia con la filosofia “sparagnina” del suo mentore Claudio Lotito.
Con il successo al 93’ minuto sul Brescia, la “dieta Inzaghi” ha prodotto il nono successo consecutivo (record Lazio di Erickson eguagliato) e la Lazio ora minaccia il Grande Torino del 1947-48 per numero partite vinte consecutivamente realizzando almeno due reti.
Evidentemente la Lazio soffre di fame di gol. Più ne realizza, più vuole realizzarne pur in assenza di due leader come Luis Albero e Lucas Leiva.
La Lazio non si accontenta mai. Tant’è che finora a messo a segno la bellezza di 12 reti nell’ultimo quarto d’ora; e ben 6 a tempo scaduto.
Questo miglioramento del rendimento con il protrarsi dei minuti la dice anche lunga sulle capacità di Inzaghi di gestire i cambi in una squadra dotata di talenti non eccezionali, scoperti da Tare e registrati dal tecnico. Una squadra che impiega con frequenza, come seconda punta, un giocatore targato Equador di 31 anni , dotato nel fisico ma non nel palleggio ma che ha la rara dote di fare diventare positive anche le cose sbagliate. Un fattore ‘Q’ che Inzaghi ed i suoi compagni di maglia sanno invece apprezzare.
A questo punto quando siamo quasi al giro di boa, dove può arrivare questa Lazio “affamata”?
Nel calcio italiano sta succedendo di tutto ed il contrario di tutto. Con la Nazionale nelle Coppe Europee ed anche nel campionato dove la Lazio, – con la striscia consecutiva di nove vittorie (fra cui quella contro la Juve, bissata con la finale di Supercoppa) è terza a tre punti da Inter e Juve, ma con una partita da recuperare.
Una delle cose più interessanti è l’attuale allargamento alle due formazioni capitoline della lotta per lo scudetto fino ieri appannaggio classico esclusivo della Juve, con eventualmente complemento a Milano o Roma.
Un girone di andata con 4 squadre ancora in lizza è roba da annali. Per questa Befana, Lazio e Roma hanno detto la loro. La parola passa a Torino e Milano che il Panettone lo fa in casa….

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