Scienza

Il futuro dei display è “scritto” sulla pelle di polpi e calamari

La capacità di produrre varietà di colori della pelle sta nel contrarre in modo selettivo i muscoli.

Display flessibili che reagiscono con diversi schemi cromatici a deformazioni o a segnali elettrici potrebbero presto divenire realtà grazie a un dispositivo che imita la capacità dei cefalopodi di attivare in modo selettivo e reversibile i cromatofori – cellule contenenti pigmenti – della loro pelle. Il risultato è stato ottenuto integrando diversi tipi di elastomeri, polimeri in grado di riprendere la forma originaria dopo essere stati deformati e di emettere segnali fluorescenti.

A suggerirlo è una ricerca apparsa sulla rivista “Nature Communication” a firma di Qiming Wang della Duke University a Durham, nel North Carolina, e colleghi del Massachusetts Institute of Technology, che hanno imitato la pelle dei cefalopodi per realizzare una superficie flessibile in grado di produrre diversi schemi di luce fluorescente. Per adesso è ancora un prototipo, ma già si pensa che potrebbe trovare applicazione per produrre display flessibili, adattabili alle esigenze più disparate.

I cefalopodi hanno la straordinaria capacità di produrre un’ampia gamma di schemi di colori della pelle semplicemente contraendo in modo selettivo i muscoli e attivando così i cromatofori, cellule contenenti granuli di pigmento presenti nella loro epidermide. 

Ispirati da questi meccanismi biologici di colorazione di una superficie, gli autori hanno realizzato un dispositivo formato da elastomeri, polimeri in grado di riprendere la forma originaria dopo essere stati deformati, in risposta a stimoli elettrici, meccanici e chimici. Alcuni di questi elastomeri contengono molecole meccanocromatiche, dotate cioè della capacità di emettere forti segnali fluorescenti se deformate oltre un certo limite. 

Variando l’intensità dei campi elettrici applicati, Wang e colleghi sono riusciti a determinare diversi schemi di deformazione su larga scala nella superficie degli elastomeri, producendo linee, cerchi e lettere.

E non si sono limitati agli aspetti più tecnici: hanno elaborato anche alcuni modelli teorici per prevedere come potrebbero essere usati gli schemi di fluorescenza per guidare la progettazione di una nuova generazione di display a elastomeri. 

Questi display futuribili potrebbero avere caratteristiche inarrivabili per gli attuali circuiti elettronici al silicio: già si pensa a dispositivi non solo flessibili ed elastici, che potrebbero essere accoppiati a supporti soffici e funzionare in presenza di umidità, ma anche capaci di produrre immagini in risposta a deformazioni meccaniche o a segnali elettrici trasmessi da remoto.

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