Calcio

Calcio: Il pallone in manette

calcio corruzioneTra uno scandalo e l’altro il pallone rotola sempre più giù, perdendo appeal e credibilità.

Roma, 24 giugno – Ai suoi tempi il “Ginettaccio” Bartali, parlando di quel ciclismo di cui era campione, ripeteva spesso, con marcato accento toscano: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da riffare”.

Oggi, in questa Italia in cui il toscano impera, sarebbe proprio il caso di riprendere quella celebre espressione bartaliana per mettere profondamente mano al nostro mondo del calcio, travolto proprio in questi giorni dall’ennesimo scandalo. Quello delle sei partite finali del campionato di B appena concluso che il Catania avrebbe comprato corrompendo i giocatori delle squadre avversarie.

Ha ragione il Presidente del CONI Malagò quando dice: “Certo che al peggio non c’è mai un limite”. Ma è anche vero che lui, per la carica che ricopre, è il capo dello sport italiano, che ovviamente comprende anche il calcio, pur se questo gode della sua autonomia. Dunque è lui, per primo, che deve intervenire d’autorità (in questo caso occorre davvero, con buona pace della democrazia e delle votazioni farlocche che hanno portato a questa dirigenza) per rimettere a posto i cocci.

D’altronde il calcio sta facendo di tutto per perderla questa autonomia, così come sta facendo il possibile per perdere anche la credibilità, ormai sotto zero.

Almeno dal 2005 ad oggi, a memoria, non ricordiamo un’estate senza scandali legati al nostro mondo del calcio. Scandali che, negli ultimi anni, si sono intensificati in modo preoccupante, soprattutto dopo l’avvento delle scommesse on line.

Senza dimenticare la corruzione dei dirigenti della FIFA e le conseguenti dimissioni di Blatter, le frasi senza senso di Tavecchio e del presidente della Lega Dilettanti sul calcio femminile, il fallimento del Parma, le inchieste di Cremona e Catanzaro e tutto il resto. Fatti di fronte ai quali ci domandiamo sempre più spesso: perché la gente continua ad andare allo stadio, ad abbonarsi alle pay-tv, ad accapigliarsi per una partita?

No, cari dirigenti del pallone nostrano e non.

Così non si va lontano e da vecchi appassionati di quello che riteniamo il gioco più bello del mondo, vi preghiamo di andarvene e di lasciare il posto a gente onesta (se c’è), perché voi, con questo mondo che avete creato e che vi sta lentamente, ma inesorabilmente, crollando addosso, non dovrete avere più nulla a che fare.

E quando parlate di sport, per piacere, sciacquatevi la bocca.  

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