Tematiche etico-sociali

Il Pronto Intervento nella Capitale negli anni di piombo. La gloriosa 2^ sezione!

Venerdì 1º luglio 1977, verso le ore 20, in piazza S. Pietro in Vincoli, a Roma, una pattuglia del Nucleo Radiomobile, della 2^ Sezione Autoradio (distaccata nella Caserma di San Sebastiano, sede della omonima Stazione), a bordo della Alfetta “Cigno 8”, si imbattè  in tre ragazzi che stavano seduti sulle scale della sede universitaria situata in quella piazza.

Quel che colpì l’ attenzione dei Militari, oltre al loro atteggiamento circospetto, furono i bellissimi occhi e le gradevoli fattezze, certamente inquietanti perchè conosciute, di una delle due ragazze, il cui volto era raffigurato nelle foto segnaletiche distribuite a tutto il personale in servizio per le ricerche di tre pericolosi terroristi dei “Nuclei Armati Proletari”, e per questo poste in bella mostra sui cruscotti di tutte le autoradio. Si trattava di Antonio Lo Muscio, Franca Salerno e Maria Pia Vianale.

Nel constatare che il gruppo, nel vedere la pattuglia rallentare, stava evidenziando un certo nervosismo, fu deciso di procedere al loro controllo. Nel breve volgere di pochi secondi si scatenò l’inferno. Così, mentre il giovane, allontanatosi di corsa, fu inseguito dal Capo Equipaggio, il Carabiniere Scelto, con l’ M12, intimò alle due ragazze, che erano armate, di desistere da qualsiasi reazione, e questo proprio nel momento in cui il fuggitivo, vistosi raggiunto, puntò una pistola contro il Brigadiere, che lo  precedette colpendolo a morte con l’arma d’ordinanza.

Si trattava proprio di Antonio Lo Muscio; le due ragazze erano la Salerno e la Vianale.

Dopo pochi giorni, al Comando Generale, i due valorosi Carabinieri furono promossi al grado superiore, per “Benemerenze d’Istituto”, dal Comandante Generale dell’ Arma, Enrico Mino, alla presenza del Ministro della Difesa, On. Lattanzio. Subito dopo, con i rispettivi nuclei familiari, partirono per prendere servizio presso lontane Ambasciate d’ Italia, per motivi di sicurezza.

Con l’uccisione di Antonio Lo Muscio, salì a 7 la lista dei  “nappisti” morti in conflitto a fuoco ovvero periti nel corso di attentati.

Ricordo, per dovere di cronaca: Sergio Romeo e Luca Mantini, morti a Firenze; Vitaliano Principe e Giovanni Taras, periti nelle esplosione di ordigni a Napoli; Anna Mantini, uccisa in conflitto a fuoco dall’Agente Tuzzolino, a sua volta ferito gravemente per ritorsione, a Roma; Martino Zicchitella, ucciso nel corso dell’ attentato al Vice Questore Alfonso Noce nella Capitale, cui partecipò lo stesso Lo Muscio.

Altro episodio che ha visto protagonisti Militari della 2^ Sezione del NRM (di San Sebastiano), con modalità operative analoghe al precedente, questa volta però con esito tragico per un Militare, avvenne dopo qualche anno.

La mattina di domenica 5 dicembre 1981, l’Appuntato Romano Radici effettuava il suo servizio con il brigadiere Massimo Rapicetti. Arrivati nei pressi della Piramide Cestia, notavano due giovani sospetti seduti sulle panchine dei giardinetti e decidevano di controllarli. Rapicetti rimase vicino alla macchina, mentre Radici si diresse verso i ragazzi che si alzarono, allontanandosi velocemente. Invitati ad avvicinarsi per un controllo, uno dei due estrasse repentinamente una pistola sparando contro l’Appuntato che cadde al suolo privo di vita e puntando contestualmente l’arma su Rapicetti, che subito rispose al fuoco. Ciò non impedì al malfattore di impossessarsi dell’autovettura di un passante per fuggire. Si chiamava Pasquale Belsito, mentre l’altro era Ciro Lai, entrambi pericolosissimi terroristi dei NAR, che il giorno precedente avevano avuto un cruento scontro a fuoco con una volante della Polizia in cui rimase ucciso il noto terrorista Alessandro Alibrandi.

Alla memoria di Radici venne concessa la Medaglia d’Argento al Valor Civile.

Più volte, su questo giornale, abbiamo raccontato, in vari articoli, dei Carabinieri dei Nuclei Radiomobili di varie parti d’Italia. E così, abbiamo ricordato, come in una Galleria di Eroi, Romano Radici, di Roma; Pietro Cuzzoli e Ippolito Cortellessa, di Viterbo; Renato Lio, Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, di Terra di Calabria; Enea Codotto e Luigi Maronese, di Padova;  Donato Fezzuoglio, di Città di Castello, tutti caduti sul Fronte del Dovere per affermare l’imperio della Legge.

Abbiamo scritto di loro, anche in onore dei Carabinieri di tutti i Nuclei Radiomobili d’Italia, sempre pronti ad intervenire in ogni momento, pur percependo nell’anima un continuo senso di pericolo proveniente da un nemico invisibile e sconosciuto apportatore di minaccia, danno e addirittura morte, offrendo comunque, con coraggio, determinazione e serenità esemplari, garanzie alla richiesta di sicurezza da parte di una società sempre più esigente ed impaurita.

Questi sono i meravigliosi Carabinieri dei Nuclei Radiomobili, vere Sentinelle dello Stato, autentici Soldati della Legge!

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