Rugby

Rugby – Gli Allblacks battono l’Italia 68 -10

rugby zelanda hakaPartita a senso unico all’Olimpico tra i campioni del Mondo e gli Azzurri

Roma, Sabato 12 Novembre 2016 – Mentre mi reco verso lo stadio Olimpico mi sovviene un vecchio di film di Luigi Zampa “Una questione d’onore”, protagonista Ugo Tognazzi ed ambientato in Sardegna, nei cui titoli di testa compariva: numero di abitanti (poco più di novecentomila), numero di pecore (4 milioni), numero di pugili pesi mosca”. La proporzione si può applicare anche alle isole della Nuova Zelanda, che con meno di 4,5 milioni di abitanti contano sicuramente molte pecore e ancora più giocatori di rugby. Oggi però i tifosi ospiti, in questa bella giornata di sport che l’ autunno romano ha voluto concedere, sono ovviamente pochi e manca l’invasione allegra che caratterizza invece abitualmente il 6 Nazioni.

Subito dentro lo stadio, nell’attesa del match, ecco il gradito incontro con Giorgio Lo Giudice, con il quale colgo l’occasione per ricordare Renato Funiciello, grande scienziato e grande sportivo scomparso nel 2009. Andiamo ad occupare il nostro posto, siamo come di consueto sopra la postazione dello staff tecnico ospite, Steve Hansen indossa il suo cappotto blu con il colletto rialzato che gli conferisce un’aria da detective di noir americano anni ‘40.

60.963 spettatori presenti oggi sugli spalti dello Stadio Olimpico. Dopo gli inni nazionali è il momento della Haka: per questa visita a Roma gli All Blacks vanno sul classico, e il capitano Sam Caine dirige la arcinota “Ka Mate”. Il tifo dell’Olimpico per tutta la partita sarà un po’ moscetto, forse l’assenza di una cospicua rappresentanza di tifosi avversari fa mancare lo stimolo. In campo per tutto il primo tempo c’è una inaspettata terza squadra, uno spericolato stormo di piccioni che, riformando in continuazione il suo raggruppamento, rischia di essere travolto dai giocatori.

Il primo tempo inizia con una fase di studio, che si esaurisce presto quanto gli AllBlacks aprono la via della linea di meta con Fekitoa (trasformazione di Cruden): 0-7. Poi dopo il piazzato di Canna del temporaneo 3-7 al 12’, il resto della frazione scivola via a senso unico e si chiude con altre quattro mete trasformate dai neozelandesi. Parziale 3-35.

Nell’intervello approfittiamo della cortesia di Giacomo Mazzocchi per chiedergli le sue impressioni sula match dell’Italia. Aspetti negativi: l’inadeguatezza delle seconde linee azzurre (non all’altezza, anche come statura, degli avversari) nel supportare Parisse, costretto a sopperire da solo alle diverse fasi di gioco; poi la difesa lenta sui calci neozelandesi, sempre in ritardo nell’anticipare il punto di incontro. Note positive: il buon lavoro dei tre quarti nei placcaggi.

Riparte il secondo tempo. Sembra che sulle mani degli All Blacks ci siano delle molle che fanno schizzare la palla con rapidità, mentre su quelle degli azzurri delle calamite che ne rallentano il trasferimento. Sta anche in questa differenza di velocità di giro palla il gap notevole che separa le due squadre.

Al 42’, dopo un contrattacco non concretizzato che accenna una reazione d’orgoglio azzurra, cambio di linea mediana: dentro Gori e Allan per Bronzini e Canna (la cui prima prova come coppia non è esaltante). Al 54’ intercetto sfortunato di Van Schalkwyk a cui sguscia la palla in avanti. Altre due mete al 58’ e al 63’ (la seconda non trasformata) portano il punteggio sul 3-54.

Poi grazie all’intercetto di Gori, al 67’ viene lanciato lungo la fascia il nuovo entrato Tommaso Boni, al suo secondo cap, che si tuffa sul prato per l’unica meta azzurra della consolazione, trasformata poi da Allan. E’ il temporaneo 10-54. Da lì in poi i nostri avversari ristabiliscono le distanze e concludono il match sul 10-68. Man of the match Aaron Cruden; tra i nostri viene menzionato Canna, ma a parere di chi scrive forse il migliore è stato Bisegni.

Conferenza stampa Italia. Il CT O’Shea ammette la sconfitta (pur non amandola) ma vede come aspetto positivo il coraggio mostrato dall’Italia, con i grandi placcaggi senza timore dell’avversario superiore. Dichiara che se questo è il punto di partenza, allora possiamo andare molto lontano. Parisse concorda e conferma, raccogliendo l’invito del coach, che lunedì si presenterà a testa alta al campo di allenamento assieme ai suoi compagni. Viene espressa anche fiducia, nonostante gli infortuni odierni (Mbanda, Ghiraldini, Esposito, Lovotti), per i prossimi due impegni con Sudafrica e Tonga. Alla domanda di Gianluca Barca su quali siano gli aspetti di novità sui quali contare per futuro, risponde senza esitazioni Sergio: il modo nuovo di allenarsi e approcciare le partite. Il capitano tesse poi le lodi (e ricorda a tutti che lui non è certo tipo da stendere fiori a terra per piageria); ne ha visti tanti di allenatori e stavolta è convinto che con questa metodologia di lavoro e il nuovo staff l’Italia si toglierà delle soddisfazioni. Si sente motivato ora a 33 anni come quando ne aveva 18, è ciò non è scontato. Grazie capitano, sei una persona seria, ogni volta di più ci sentiamo eccellentemente rappresentati da te.

Conferenza stampa Nuova Zelanda. Alla sua seconda volta da capitano di Sam Caine dichiara che dopo la recente sconfitta di Chicago contro l’Irlanda la voglia di riscatto era molta, e si è concretizzata nel risultato finale di oggi. Positiva la prova degli esordienti in maglia nera. L’ombra del predecessore Richie Mc Caw, stesso ruolo e numero di maglia, gli pesa? Per lui la soluzione è non fare paragoni e giocare il proprio rugby.

Il CT Steve Hansen non ritiene che la partita sia stata più facile del previsto, ma che sia stata invece l’occasione per i meno esperti di giocare con continuità per 80 minuti, è una vittoria confortante per il futuro (risposta molto diplomatica).

Come al solito, chi vince si rallegra e chi perde spiega. Però chiudiamo con una nota di ottimismo: la polvere mangiata oggi- cosa che ormai l’Italia fa da molti anni- si spera ci eviterà di doverlo fare ancora, in un futuro che speriamo sia finalmente prossimo. Confidiamo perciò nella convinzione manifestata a viso aperto da O’Shea e Parisse, una coppia in grande sintonia.

Nell’attesa dei prossimi match, per i lettori di www.attualita.it” in esclusiva la nostra galleria fotografica.

Back to top button
SKIN:
STICKY