Spettacolo

Parliamo con l’Elvis italiano Bobby Solo… intervista esclusiva

Foto di Alessandra Impenna

Roma, 16 febbraio 2020 – La “Balera Romana”, è uno storico locale da ballo composto dalla sala 1 dove vi è musica dal vivo con continuo avvicendamento delle migliori orchestre (liscio, latini e balli di gruppo) e la sala 2 ‘DiscoFever’ musica anni ’70, ’80, ’90 dance e commerciale, aperto tutto l’anno, disponibile per feste private ed evento di ogni genere con servizio di ristorazione/pizzeria,ed ampio parcheggio esterno che, proprio per questa sua caratteristica, nel 2018 è stato prescelto per la lavorazione del film “La notte è piccola per noi” con, fra gli altri interpreti, Philippe Leroy e ha visto – come comparse – la partecipazione di numerosissimi ballerini frequentatori della “Balera Romana

Come ci hanno spiegato i titolari del locale, Claudio Gregori, Franco Amici e Emilia Grasso con i figli Luciana e Marco Imperatori, la sala da ballo è un luogo di aggregazione e socializzazione, frequentato da numerosissimi gruppi di scuole di ballo ma anche da singole persone che permette, a fine serata danzante, di conoscersi quasi tutti.
Per rendere più piacevoli gli trattenimenti, oltre alla cena, di volta in volta, con un breve sondaggio fra i frequentatori del locale, vengono invitati come ospiti, famosi artisti italiani. Quest’anno, per ‘San Valentino’, oltre alla brillante orchestra musicale di Gian Piero Marino, la Direzione ha scelto il Bobby Solo.

E qui, scattano i ricordi personali. Si, perchè come molti amici e lettori sanno, ho avuto un lontano trascorso musicale, con un mio complesso in Piemonte.
Allora, uno degli idoli canori, era proprio Bobby Solo, (nato Roberto Sarti, che il 18 marzo compirà 75 anni), l’Elvis Presley italiano (doveroso ricordare anche lo scomparso Little Tony, con cui Bobby ha duettato nel 2003 con il brano “Non si cresce mai”).
Ovviamente, Bobby, con il ciuffo e le movenze alla Elvis, era fra i più “gettonati” nelle sale da ballo e, siccome oltre alla tromba, ero il cantante del gruppo, era impossibile non eseguire le sue canzoni più conosciute, a cominciare dalla famosissima “Una lacrima sul viso“, di cui è anche autore, eseguita nel 1964 a Sanremo, allora vera gara canora di cui si aggiudicò  ben due festival: nel 1965 con “Se piangi, se ridi” e 1969 con “Zingara”, tutte canzoni intramontabili, affiancate da innumerevoli altri successi. Ora, dilettandomi con l’ormai famoso karaoke, in ogni serata, i successi di Bobby Solo vengono eseguiti anche dai giovani: esibizioni sempre gradite ed applaudite dal pubblico presente.

Dopo l’ottimo intrattenimento dell’orchestra del maestro Gian Piero Marino, finalmente l’arrivo in sala dell’atteso Bobby Solo, accolto dall’entusiasmo di oltre 500 persone.
Sono state due ore di entusiasmante spettacolo, dove Bobby, con la sua inseparabile chitarra ed accompagnato da tre maestri alla tastiera, batteria e chitarra, ha eseguito pezzi storici di Elvis Presley, alternati ovviamente ai suoi ormai immortali successi mentre il pubblico era accalcato sotto il palco e cantava con lui e l’applaudiva per riprenderlo e vedere un grande beniamino, appena reduce da Sanremo 2020.

Al termine dell’esibizione, circondato dai fans a cui si è concesso per autografi e foto, Bobby Solo ha aderito alla richiesta di una breve intervista, condotta con una certa emozione dopo averlo – in mia brutta versione – imitato!

Ovvia la prima domanda: Bobby,  personalmente, ne sono felice ma ti chiedo perché non hai cambiato il tuo stile?
Immediata la sua risposta: “Chi nasce tondo non muore quadrato!” Ed io non ho mai cambiato il mio modo di essere.

Quale è la canzone a cui sei particolarmente legato e, se possibile, perché?
“La canzone “Non c’è più niente da fare” scritta insieme a M.Capuano/G.Sanjust nel 1966. Incontrai a Cinecittà il grande Totò, ormai quasi non più vedente il quale, abbracciandomi, mi disse che era particolarmente legato a quel testo. Poi, nel 1967, la canzone venne scelta come sigla per un ciclo di nove episodi televisivi, “TuttoTotò”, che  era da poco scomparso.

Personalmente, io definivo le canzoni degli anni 60-70-80, poesie musicate. Se ti va di rispondere, cosa pensi della musicalità moderna?
La musica leggera o pop, rappresenta l’epoca che via via viviamo, la cultura e le rivoluzioni sociali. Io, però, resto legato a quella degli anni 50-60.

Bobby, so che devi rientrare nel nord per altri impegni professionali per cui, ringraziandoti per la tua squisitezza e cortesia, non ti trattengo oltre, rinnovandoti, da tuo grande ammiratore, sempre maggiori soddisfazioni e successi di vita e professionali, anche da parte dei nostri lettori.

La serata è stata magistralmente documentata dalla  fotografa Alessandra Impenna, che ci ha gentilmente concesso le foto, a corredo dell’articolo.

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