Racconti di sport

Racconti di sport. “Ammazza quant’è forte ‘sto Chinaja!”

chinagliaA quattro giornate dal termine del campionato all’Olimpico andrà in scena un altro grande confronto: domani sera, alle 20.45, si giocherà Lazio-Inter.

Roma,  9 maggio – A buon diritto Lazio-Inter va considerata una classica del nostro calcio, visto che tra i suoi precedenti ci sono già tante partite che hanno rappresentato la storia, fra tutte quella del famoso 5 maggio del 2002, quando in uno stadio completamente a disposizione dei tifosi nerazzurri, in virtù del gemellaggio con i laziali, l’Inter fu capace di perdere per 4-2 e farsi sfuggire uno scudetto già vinto, a favore della Juventus, senza che la Lazio facesse nulla di speciale.

A parziale consolazione ci fu nel maggio del 2010 la vittoria dei milanesi per 0-2, col sarcasmo dei tifosi laziali “finti dispiaciuti” che esposero lo striscione “OH, NOOOO” rivolto ai romanisti, che erano in lotta per lo scudetto con i nerazzurri.

Tuttavia il racconto di oggi è legato ad un “esipodio”, come direbbe Totò, del 22 marzo del 1970, giorno in cui il vostro cronista compiva 14 anni. Il regalo di compleanno fu esplicitamente di poter andare a vedere Lazio-Inter, in una splendida giornata di sole già piuttosto calda per la primavera appena entrata. La Lazio, allenata dal vulcanico Lorenzo, stava faticosamente risalendo una classifica ai limiti della zona pericolosa e comunque l’impatto con un Inter al di sotto delle aspettative per quell’anno era pur sempre motivo di preoccupazione per noi biancocelesti, visti i Mazzola, i Boninsegna, i Corso, i Vieri che componevano la rosa dei nerazzurri.

Mio padre non potè accompagnarmi ed andai con un amico di famiglia in curva Nord, emozionato e speranzoso di poter festeggiare la ricorrenza con una vittoria. Appena iniziata la partita si misero vicino a noi due inservienti della “Coca-Cola” con indosso delle tute verdi d’ordinanza. Probabilmente avevano appena finito il loro turno di lavoro. La cosa singolare era che erano romanisti, spinti dalla curiosità di vedere comunque una partita importante, ma soprattutto, così dissero, spinti dal fatto di vedere all’opera Chinaglia. Uno dei due era enorme, immaginatelo identico a Bud Spencer e continuava a ripetere: “ Ahò vojo proprio vedè ‘sto Chinaja”.

Davanti a noi, nella fila sotto, c’era un genitore col proprio figlio, un po’ più grande di me e completamente avvolto da un bandierone della Lazio. Quest’ultimo non stava zitto un minuto, era super-agitato e parlava in continuazione, a volte incitando, a volte inveendo, a seconda dello svolgimento della gara.

Ad un certo punto, verso il 35’ minuto del primo tempo, l’energumeno della Coca-Cola, esausto ed incarognito, lo prese con la sua gigantesca mano sulla spalla, proprio come abbiamo visto più volte nei film di Bud Spencer, e gli disse: “Hai rotto er….. io so’ venuto allo stadio pe’ vedè la partita no pè sentì la radiocronaca!”.  Immaginate il gelo creatosi in quel momento, ma esattamente nei secondi successivi Chinaglia ricevette la palla a centrocampo ed in una delle sue azioni caracollanti volò sotto la Tevere, verso la curva Sud ed appena fuori area scaricò una bomba di sinistro che si insaccò all’incrocio dei pali della porta nerazzurra, con Lido Vieri vanamente proteso in tuffo sulla sua destra. La nostra esplosione di gioia fu un tutt’uno con lo stupore del “cocacolaro”, come lo avevamo soprannominato, che fu talmente colpito dal gesto tecnico di Giorgione che lasciò la presa della spalla del ragazzo ed esclamò rivolto al suo collega: “Li mortacci sua, quantè forte ‘sto Chinaja”!

Per la cronaca la Lazio vinse per 3-1 e fu una giornata indimenticabile per il sottoscritto. Il giorno dopo il Corriere dello Sport titolò a caratteri cubitali: “Chinaglia prodezza da Mexico”, in virtù del fatto che a giugno dello stesso anno si sarebbero svolti i mitici mondiali messicani ed il centrattacco della Lazio era entrato nei 40 azzurrabili pre-convocazioni. Allo stadio ci fù anche il lieto fine, col “cocacolaro” che a fine partita si abbracciò sia col ragazzo che col genitore, dimostrando tutto sommato che era un “buono”, nonostante la stazza.

Esattamente come Bud Spencer! 

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