Spettacolo

Accademia di Santa Cecilia – Un settembre caratterizzato da quattro eventi eccezionali

La Filarmonica del Qatar

Un giro del mondo in quattro orchestre con scali tecnici nel Qatar, in Mexico, a Bahia e in Turchia: tutto questo nel pacchetto organizzato dall’Accademia di Santa Cecilia per accogliere il pubblico di ritorno a Roma, dopo un’estate fosca, che non ha saputo trovare il giusto equilibrio fra afa, temporaloni tropicali con  apparato barocco di fulmini e tuoni , caldo torrido, notti madide con zanzare come vampiri affamati di sangue  e quei ricordi vaghi di altre calure, di brezze temperate. Ma qui, sul palcoscenico della Sala Grande del Parco della Musica, si respira quel particolare clima che solo danno le novità venute a titillare la curiosità. Perché le  Orchestre  in programmazione settembrina hanno alcuni determinanti punti comuni, provengono tutte da Paesi più noti per la ricca fioritura di musiche popolari, di ritmi differenti ed esotici. Così la Qatar Philharmonic Orchestra che apre la Rassegna, così la Orquesta Filarmonica Mexico, così la Sinfonica Juvenil da Bahia o la Turkish National Youth Philharmonic. E tutte si confrontano con il grande repertorio classico con autori amatissimi dal pubblico come Ciaikovskij, come Strauss, come Rachmaninov, come De Falla, come Piazzolla. Arrivano accompagnate da un direttore di fama riconosciuta e da un solista dello star system. Sul podio si alterneranno così Kitajenko, Jan Latham–Koenig, Ricardo Castro, Cem Mansur, con Boris Berezovsky  al pianoforte,  Pablo Garibay alla chitarra, la celebre Martha Argerich al piano e la violinista Laura Marzadori.

Nella serata inaugurale il direttore  Dmitrij Kitajenko, grande esperienza maturata dirigendo le più fulgide orchestre del mondo, dai Berliner Philharmoniker, al Gewandhaus di Lipsia, all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, alle maggiori compagini statunitensi. E il lungo e nutrito elenco potrebbe continuare. Esperto interprete della musica russa, ha un ricco catalogo discografico che include le Sinfonie di Skrjabin, Rachmaninov, Prokofiev, Stravinsky e altri autori come anche composizioni di Grieg e Richard Strauss.  A lui il compito di promuovere a Roma la Qatar Philharmonic Orchestra, una formazione che si muove con agilità fra la musica araba e quella occidentale.

La Filarmonica del Qatar è stata fondata da Sua Altezza Sheikha Mozah Bint Nasser Al Missned nel 2007. Dopo una selezione accurata in tutto il mondo con audizioni effettuate da professionisti della bacchetta, 101 professori sono entrati a far parte della formazione battezzata da Lorin Maazel il 30 ottobre del 2008. Da allora un’autentica carriera che si è impreziosita con le tournée ai Proms di Londra, al Kennedy Centre di Washington, alla Scala di Milano, al Konzerthaus di Vienna, al Théâtre des Champs Elisée di Parigi. Ad essa il compito di esibirsi in occasione della Assemblea Generale delle Nazioni Unite e all’apertura del Katara Cultural Village Amphitheatre  attingendo a musiche dei Vangelis con i solisti Angela Gheorgiu e Roberto Alagna.

Rachmaninov e Ciaikovskij sono stati gli autori scelti per il pubblico ceciliano, una scelta coraggiosa perché inevitabile il confronto. L’Orchestra, organismo   composto dalle singole personalità dei suoi strumentisti, diventa nel momento della consonanza una voce unica, caratteristica e peculiare solo di quella formazione. Inevitabile perciò il confronto con altre di più lunga tradizione. Ma, tutto sommato, la Filarmonica del Qatar può orgogliosamente continuare il percorso intrapreso. Certo, il romanticismo estremo del Secondo Concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov si è avvalso della presenza al piano di un virtuoso come Berezovsky,  che ha saputo riproporre il clima felice del concerto talmente amato e saccheggiato da essere scelto per la colonna sonora per celebri  film come “Breve incontro” di David Lean con  Trevor Howard, da essere presente nel film “Quando la moglie è in vacanza” con Marylin Monroe,  e da tanti altri come il recente “Hereafter” (2010) di Clint Eastwood e ancora fino a diventare la sigla di “La storia siamo noi”, programma di Rai Storia. Inoltre, un suo tema con l’aggiunta di un testo poetico è stato cantato da Frank Sinatra con il titolo “Full moon and empty arms”.

Nella seconda parte del programma l’attenzione è tutta sulla Quinta di Ciaikovskij, nella quale si palesa tutta la malinconia e il profondo senso del destino. Sono le note scritte dallo stesso compositore a rivelarcelo. Mentre il Fato impedisce al naturale desiderio di felicità di trovare compimento, mentre un senso di sfibrante spossatezza invita alla resa ai sogni e spinge verso la malinconia del giorno che si spegne, un senso di ribellione smorzato si distende sul terzo movimento, sono arabeschi capricciosi come fugaci apparizioni tanto simili a quelle che colgono la nostra fantasia inebriata da un bicchiere di vino, durante una festa popolare con la sua chiassosa allegria che prende l’anima e la trascina in pista, e intanto, inesorabile, il destino si affaccia reclamare il suo diritto.

 

 

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