Tematiche etico-sociali

Storie dell’Arma… La spiritualità religiosa dei soldati di tempi lontani.. uno scritto di mio padre.. Vicebrigadiere dei Carabinieri Reali …

Storie dell’Arma… La spiritualità religiosa dei soldati di tempi lontani.. uno scritto di mio padre.. Vicebrigadiere dei Carabinieri Reali …

 

Mio Padre, di alta religiosità sino alla morte (Storie dell’Arma. Da Allievo Carabiniere… verso la vita… Manus Patris Protegat Me..),  da Allievo Carabiniere a Vicebrigadiere, a Roma (nella foto di gruppo inginocchiato), frequentò il grande Padre Gesuita Carlo Massaruti, per il quale scrisse queste mirabili parole in occasione della Sua fine terrena..nell’agosto 1930…prima di accedere nella Regia Accademia di Modena…per continuare poi nella perigliosa grande splendida Sua vita…morendo a 58 anni baciando il Crocefisso che ora sta nella parete vicino al mio letto….Questo il Suo scritto conservato tra “Le Carte di Casa”…

“”Quando il sole si nascondeva dietro il Gianicolo e la fine del giorno era salutata dai rintocchi larghi e monotoni dell’ “Ave Maria”, che la campana di Galloro batteva melanconici, un mesto corteo di religiosi si formava nella casa del Noviziato dei Gesuiti, in Ariccia, per dare l’ultimo saluto ad un loro amato confratello. Una bara usciva da quel luogo di pace e di preghiera: era il feretro del Padre Carlo Massaruti della Compagnia di Gesù. Dopo qualche ora, la venerata Chiesa di S. Ignazio accoglieva sotto le sue maestose navate il feretro del grande Gesuita che con pietà filiale e profondo amore era stato portato in questa Roma meravigliosa da due illustri amici dell’ estinto: il Padre Gennaro Pennacchio S.J. – Ministro del Collegio Massimo alle Terme –e il Capitano dei Carabinieri Reali, Cavalier Nicola Vitale, i quali erano legati al Padre Massaruti da vincoli di affettuosa amicizia.

Negli ambienti religiosi e militari della Capitale, la notizia della dipartita del Padre Massaruti, fondatore e direttore dell’Opera di Assistenza morale e religiosa per i militari, si diffuse rapidamente rattristando nel più profondo del cuore quanti lo conobbero ed apprezzarono. Il mattino seguente, 9 agosto, una folla di uniformi si pigiava nel gran tempio romano: tutte le Armi e tutti i Corpi avevano le loro rappresentanze: Carabinieri e Guardia di Finanza, Marinai e Artiglieri, Fanti e Bersaglieri, Avieri e Metropolitani..

Piangeva il cuore del vecchio Generale, era commosso quello del giovane Soldato. Era la folla spontanea dei nostri militari i quali – con un plebiscito di smisurato affetto – vollero manifestare per l’ultima volta al diletto Padre Carlo il loro tributo di riconoscenza e di amore. Dopo il rito funebre che, nonostante le regole severe della Compagnia fu solennemente celebrato, sei Carabinieri si caricarono sulle spalle il sacro Fardello che depose sul carro fra la generale commozione. In Piazza del Collegio Romano il corteo sostò: tutti gli occhi guardarono per l’ultima volta quella bara contenente il corpo di chi fu instancabilmente apostolo del bene dei soldati ed amico dell’Arma nostra. Cento e cento uniformi fecero ancora corona intorno alla cara salma mentre una ridda di ricordi s’affollava nella mente. Nel silenzio della vasta piazza romana, un corto e metallico tintinnìodi speroni echeggiò: erano gli Ufficiali e Soldati che irrigiditi sull’attenti, rendevano l’ultimo saluto. Il Padre Carlo Massaruti S.J. si è spento a 52 anni dopo aver spiegata, per quasi 25, un’attività vasta e feconda di bene nel campo dell’opera di assistenza religiosa e morale per i militari.

A tale compito, fin dall’inizio molto arduo e difficile, si accinse con profondo zelo, illimitata fiducia e scarsi mezzi. Egli molto contava nella Provvidenza la quale, nelle circostanze davvero  difficili per il bilancio economico dell’opera, spesso passivo, gli fu larga di ogni favore di aiuto.Nel 1908, fondò l’Opera di Assistenza per gli Allievi Carabinieri allo scopo di scostarli, il più che mai, dalla corrente tentacolare nella quale più facilmente vengono travolti coloro che, essendo i novizi della vita tumultuosa e spesso abbagliante della Città eterna, non rimangono insensibili al fascino delle illusioni…(allora! Nda). E per riuscire in ciò, il Gesuita romano, primo educatore morale religioso della gioventù militare di Roma, apriva ai Carabinieri, prima, e ai Soldati di tutte le Armi, poi, i locali generosamente messi a sua disposizione dai Reverendissimi Padri Gesuiti del Collegio Pio Latino Americano, ai Prati di Castello: locali che fino ad oggi vanno sotto il nome dell’Opera di Assistenza morale religiosa dei militari.

Il padre Carlo Massaruti S.J. si è spento a 52 anni dopo aver spiegata per quasi 25, un’attività vasta e feconda di bene nel campo dell’opera di assistenza religiosa e morale per i militari.

In una cameretta, al pianterreno del maestoso collegio di via Gioacchino Belli, si raccoglievano la sera, nelle ore dell’uscita libera, pochi Allievi Carabinieri i quali, stretti in un piccolo locale, però grande di fede e di benefici spirituali, apprendevano dalla bocca e dal cuore del giovine religioso parole sublimi ed insigni verità.

In quello stesso anno, il nucleo dei pochi allievi, mai superiore ai 10, divenne cellula, il germe vitale completo di armonico organismo che a cinque lustri di distanza doveva poi divenire maestoso ed ammirato, quale oggi appare davanti agli occhi di noi tutti e delle più Eminenti personalità militari e religiose che dell’opera del padre Massaruti sono francamente entusiaste.

Il 4 novembre, sempre dell’anno 1908, quando agli Allievi Carabinieri sarà affiancata una schiera di bravi Marinai cui il padre Massaruti permise anche l’accesso nei locali dell’opera, ricorrendo l’onomastico di Lui, il Papa Santo Pio X, gli inviava una sua fotografia con autografo in cui così sintetizzava il suo affettuoso pensiero ed il vivo compiacimento per il caro Gesuita:

“Al diletto figlio Carlo M. Massaruti e ai diletti giovani, che sotto la di lui direzione concorrono in tutte le feste alla Santa Messa e alle altre pratiche di pietà, impartiamo di cuore l’apostolica benedizione. Dal Vaticano lì 4 novembre 1908 – Pius P.P. X”.

La parola amorevole incoraggiante del Santo Padre giungeva qual premio di conoscenza dell’opera di P. Massaruti, benedicendola di cuore. E l’affetto del Santo Padre verso l’Opera stessa e i Soldati apparve più tangibile allorché Egli, prevedendone i bisogni relativi, ordinava, a proprie spese l’erezione della Cappella e di un teatrino, annessi all’Opera. L’atto munifico di Papa Sarto serviva così a dare maggior incremento e lustro all’istituzione del padre Massaruti, la quale, fino all’entrata in guerra dell’Italia, aveva oramai messe saldissime radici e scriveva nel suo libro d’oro mille e mille episodi di altissima carica cristiana.

E venne l’immane conflitto, e quando tutti i figli di Italia risposero esultanti alla diana di guerra, anche i Carabinieri del Re furono al loro posto di vedetta. Essi nei servizi delicati – spesso difficili – il mantenimento dell’ordine nelle retrovie nei servizi, di spola tra la prima linea i posti di comando e di concentramento, prima, nella lotta furibonda sulle base del fatidico Podgora, poi, arsi dal ferro e dal fuoco dagli ordini di morte e di sterminio, che santificarono nella leggenda bellica col sangue più puro di Eroi, suggellarono la vittoria delle armi italiche in un tripudio di canti di guerra e di gesta da leggenda. E il padre Massaruti, nei locali sotterranei, umidi e poveri, era anche Lui al posto di combattimento: era il milite di Cristo, il consigliere amorevole dei soldati d’ Italia, seminati per le contrade dell’onore e della gloria, cui il suo affannoso pensiero era, in quell’ora di angoscia e di tormenti, costantemente rivolto, mentre le sue pratiche di pietà e le fatiche improbe dell’apostolato, erano tutte tese al sollievo spirituale dei prodi combattenti.

Da Roma rivolgeva loro la sua parola di fede e di entusiasmo, di amore conforto attraverso il laborioso, continuo e voluminoso carteggio. Non un saluto, nè un pensiero non veniva da lui ricambiato agli amici in grigio verde del Carso! E per i “ragazzi” del Podgora poi – alludendo ai Carabinieri – quanto soffriva! E quanti ricordini religiosi e piccoli oggetti ha loro inviato sul campo… La sua preghiera, accomunata a quella dei compagni d’armi e di fede, implorava nei momenti della tregenda, al clementissimo Iddio, riposo e guiderdone eterno nella luce dei Santi ai prodi Soldati d’ Italia, che da credenti e da forti caddero sul carsici campi per le migliori fortune d’Italia.

Nel dopoguerra, i Carabinieri del Podgrora e della piazza, dei villaggi e delle campagne, deposta la casacca grigio-verde, indossarono la tradizionale divisa turchina: bande rosse, alamari d’argento, cappello napoleonico, tornando alla ribalta da posti lontani; e tornarono anche i “fedelissimi” qui, in Roma, dal padre Massaruti.

Non v’è Carabiniere che non conobbe o non sentì parlare di lui. E di questo il Padre Massaruti ne andava lieto, non già per quel sentimento di orgoglio – addirittura estraneo in Lui – ma semplicemente perché vedeva intanto amore, venerazione simpatia che godeva, l’efficacia della sua fatica e i frutti del tuo apostolato.

Nel non breve periodo del dopoguerra, si diede con maggiore abnegazione a riordinare le cose dell’Opera e a meglio incrementarla, intensificando l’azione morale religiosa nei ranghi dell’Esercito. Allora non più Carabinieri e Marinai costituivano per il campo di azione, ma le Forze Armate tutte dell’Urbe. Il suo chiaro talento e il suo acuto sguardo – che sapeva indagare l’anima il cuore di ogni militare – fecero di lui un educatore di primissimo ordine dei soldati.

In tanta operosità, mentre frutti del suo zelo si moltiplicavano e la fede dei suoi soldati accresceva, la sua salute diveniva sempre più delicata.

Il morbo che trovò nel suo organismo, oramai stanco e fragile a causa del lungo e pesante lavoro compiuto, terreno fertile per il suo svilupparsi, costrinse il padre Massaruti a lasciare l’opera nelle mani del padre Scorza S.J. il quale con slancio superbo e con pari ardore ancora oggi continua l’apostolato del grande con fratello scomparso.

Il 4 novembre 1928, ricorrendo la festa di S. Carlo e l’annuale della Vittoria, il padre Massaruti prima di ritirarsi definitivamente dall’attività piena e palpitante, volle ancora essere fra i suoi Carabinieri e soldati. E questi, raccolti nella sala delle visite del collegio Pio Latino Americano, con lo schianto del cuore e trattenendo lacrime più vive, salutarono il loro Direttore che sin dall’ora, iniziava la sua agonia lenta rassegnata come quella che si legge nella vita dei Santi.

E dopo aver guardato con immenso affetto i suoi figli e dopo aver loro raccomandato caldamente di frequentare con assiduità l’opera sua, concludeva con un pensiero sublime che sempre ebbe verso la famiglia e di superiore dei militari: “Ricambio a voi, ai vostri superiori alle vostre famiglie i più sinceri ed affettuosi auguri di bene in questo giorno che felicemente col mio onomastico celebriamo il decennale della Vittoria, dono grande di Dio e prova di fede di valore che visse e vive ancora nel cuore dei nostri buoni e amati soldati. Viva l’esercito!””

Sin qui mio Padre…Ora leggiamo sul sito GesuitiNews parte di un recente articolo del  1 Maggio 2018 diMaria Macchi

Cosa ci fa nel nostro archivio un fazzoletto di seta rosso, con il nome di un pontefice ricamato sopra? Per scoprirlo dobbiamo tornare indietro di oltre un secolo.Nella Roma dei primi del Novecento, tra i militari di stanza in città, era molto noto il nome di p. Carlo Massaruti, soprattutto tra i giovani carabinieri. P. Carlo, nato nell’Urbe il 21 ottobre del 1878 ed entrato in Compagnia nel 1898, aveva iniziato a occuparsi, già nel corso del proprio magistero, della cura spirituale dei militari.

Nel corso degli anni il padre fondò una vera e propria opera, che in seguito avrebbe preso il suo proprio nome – “Opera Massaruti” – con la volontà di offrire uno spazio fisico e spirituale ai carabinieri e alle loro famiglie per potersi riunire in preghiera la sera, incontrarsi, seguire il catechismo.

 

Il giovane gesuita riuscì, con gli anni, a trovare dei locali per l’apostolato tra i militari, che adattò anche grazie ai fondi ricevuti dal papa, Pio X.Secondo quanto raccontato dal fratello Giuseppe, anch’egli gesuita, p. Carlo nel corso di un’udienza privata con il Pontefice, chiese di poter ricevere un dono dal Papa in memoria di quell’incontro. Il Papa si mostrò sorpreso per quella richiesta inattesa: «Che vuoi?Non ho nulla».

Egli pensò poi ad un fazzoletto rosso ricamato in seta con il suo nome “Pio X” e glielo porse: «Toh, ho un fazzoletto, lo vuoi?» P. Carlo accettò il dono e lo conservò come prezioso ricordo del pontefice, munifico finanziatore dell’opera.

Quel fazzoletto, conservatosi intatto dopo oltre un secolo, è presente oggi nel nostro archivio storico, a testimonianza del legame tra il gesuita ed il Pontefice. P. Carlo continuò ad assistere i carabinieri e le loro famiglie, celebrando tutte le sere nella sede dell’opera la Santa Messa per venticinque anni, particolarmente cagionevole di salute morì ancora giovane a Galloro, all’epoca noviziato e residenza della Provincia Romana della Compagnia di Gesù, nel 1930.

L’archivio storico conserva il fascicolo personale relativo al percorso in Compagnia di P. Carlo ma anche i gli appunti ed i diari, del fratello p. Giuseppe, nei quali è molto presente la vita e il ricordo di p. Carlo.

L’opera Massaruti non morì con p. Carlo, ma proseguì la propria missione, adeguandola anche alle nuove esigenze dei tempi. Nel corso del Novecento infatti rivolse la propria attenzione prima a chi non fosse riuscito a terminare gli studi, garantendo corsi serali per il raggiungimento del diploma, poi agli immigrati con corsi di lingua italiana.

Affidata per molti anni a p. Brancadoro, l’Opera Massaruti non è più attiva ma parte delle sue finalità sono state ereditate dal centro Astalli.

La vita di p. Carlo Massaruti è ricordata dal fratello Giuseppe in una pubblicazione del 1933 “P. Carlo Massaruti della Compagnia di Gesù. Apostolo dei militari. Memorie del fratello p. Giuseppe, Isola del Liri, 1933”, nel quale è riportato il dialogo con Pio X.

Quindi, concludendo questo lungo articolo, due Storie…una Storia…che combaciano e si integrano…Il bello di situazioni davvero importanti, soprattutto in favore dei giovani in divisa….Ma oggi cosa accade? Ai posteri l’ardua sentenza…

CARABINIERE RAFFAELE VACCA, GENERALE DI DIVISIONE (riserva)

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