Spettacolo

Nannarella.

Cinquant'anni senza una grande icona del cinema.

Roma, 26 settembre 2023.

 

Uno strano destino accomuna una madre, Marina Magnani, a sua figlia, Anna.

Marina dà alla luce Anna senza la presenza del padre e Anna, trentaquattro anni dopo, partorisce Luca anch’esso in assenza paterna.

Anna è Anna Magnani, di cui oggi ricorre il cinquantesimo anniversario dalla scomparsa.

Già questo può far capire la personalità dell’attrice nel suo percorso di vita, dirompente, determinata, ossessiva in scena quanto fragile e piena di dubbi nella vita.

Una sorta di Giano bifronte perché la Magnani era due, forse tre, donne messe insieme.

Le storie vissute da Anna Magnani, dal regista Alessandrini, alla breve storia con Massimo Serato, al turbolento rapporto con Roberto Rossellini, ci sono state ma nessuna che potesse avere presa su un personaggio del genere.

Lei stessa in tarda età confesserà all’amico Franco Zeffirelli;< Dovevo nascere contadina, fare un mucchio di figli ed ogni volta che aprivo bocca beccare una valanga di schiaffi in faccia. Invece mi sono messa a fare l’attrice e sono rimasta infelice per sempre>.

Prima interprete italiana a vincere l’Oscar nel 1956 con <La rosa tatuata> al fianco di Burt Lancaster e musa ispiratrice del drammaturgo Tennesse Williams, che la definì simpaticamente “metà donna e metà maschio”, che gli confezionò il tragico ruolo in <Pelle di serpente> nel 1960 accanto a Marlon Brando.

Al di là dei successi oltreoceano, personalmente, Anna Magnani è la “Sora Pina” di <Roma città aperta>, è <L’onorevole Angelina> e l’insuperabile mamma in <Bellissima>.

Voglio però segnalarvi una delle ultime interpretazioni di Anna Magnani, prima dell’ultima piccola apparizione in <Roma<, fortemente voluta da Fellini nel 1972.

E’ un film per la Rai che la Magnani gira nel 1971, quando già erano evidenti i segni della sua malattia, sotto il titolo <Tre donne>.

Sono tre mini-film e in uno di questi, <La sciantosa>, Anna Magnani si supera in una superba performance.

Siamo nel periodo della grande guerra e Flora è un’attempata diva, ormai al tramonto, del café-chantant e viene chiamata per una rappresentazione per i soldati impegnati al fronte.

Flora un po’ se la tira e fa la stella, qualche capriccio, prima di salire sul palcoscenico ma quando vi sale e vede che il suo pubblico sono soldati feriti, qualche mutilato, cambia atteggiamento.

Invece di cantare la marcia militare, con addosso il tricolore, intona in maniera struggente <’O surdato ‘nnammurato>, nel tripudio finale dei poveri soldati in teatro.

A chiusura di questo ricordo voglio citare due testimonianze internazionali, a corredo dello spessore della Magnani.

Meryl Streep:< Fantastica, guardate che occhi! Che intensità. L’impegno completo in ogni cosa che ha fatto>.

Jean Renoir, regista e scrittore francese, padre della Nouvelle Vague, che la diresse ne <La carrozza d’oro> nel 1952: <La Magnani è la quintessenza dell’Italia, la personificazione più completa del teatro>.

Su il sipario per Anna “Nannarella” Magnani.      

 

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