Spettacolo

L’invasione degli Ultracorpi.

Da prodotto di serie B a capolavoro del cinema di genere.

Roma, 5 febbraio 2021.

 

La ricorrenza.

Uno dei migliori prodotti della fantascienza anni Cinquanta compie oggi 65 anni: L’invasione degli ultracorpi.

La storia.

Un medico di una piccola comunità californiana, Santa Mira, scopre che la sua cittadina è stata invasa da baccelli alieni che s’insinuano nel corpo umano.

Durante il sonno, come parassiti invisibili, si sostituiscono ai loro ignari ospiti, eliminandoli, sembrando uguali ma non possedendo emozioni umane.

Il dottore è terrorizzato e cosa più preoccupante non viene creduto da nessuno, vista l’assurdità della vicenda.

Santa Mira è sempre più contaminata e tutti gli abitanti sono ormai doppiati, compresa la fidanzata del medico che durante uno spostamento si addormenta e diventa a sua volta replicante.

Un fortuito episodio fa sì che gli allarmi del dottore vengono finalmente compresi e viene allertato l’esercito per contrastare l’enorme pericolo.

Curiosità.

Una delle prove migliori del regista Don Siegel, che apprezzeremo in futuro in pellicole di grosso spessore nel sodalizio con Clint Eastwood.

L’invasione degli ultracorpi è raccontato come un flashback, con una voce fuoricampo che interpreta il medico, concentrato sull’incubo di una disumanizzazione esasperata.

La trama contiene una grande quantità di emozioni, praticamente senza effetti speciali e senza il ricorso a mostri improbabili comuni ad altri film di fantascienza di quei tempi.

Girato in bianco e nero, a suo tempo viene giudicato un film di serie B a basso costo ma negli anni successivi assurge a capolavoro del genere.

La sceneggiatura si avvale, seppur non accreditato, del genio di Sam Peckimpah; anche lui nel prosieguo regista di capolavori come Il Mucchio selvaggio del 1969 e Getaway del 1972.

Visto il periodo storico americano dell’epoca, anni di <caccia alle streghe> scatenata dal senatore MacCarthy, alla pellicola viene attribuito un significato politico, una chiave anticomunista, peraltro smentito da Siegel.

Lo stesso regista aveva pensato un finale più pessimista, ammorbidito dalla produzione che non ha voluto appesantire oltremodo il carico d’angoscia dello spettatore.

Gli interpreti.

Protagonista assoluto Kevin McCarthy, non un divo, buon caratterista in parecchi film coadiuvato da Dana Wynter nel ruolo della fidanzata.

Nel suo genere è stato molto imitato ma mai superato.

 

 

 

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