Politica

Il solito sgradevole pasticcio all’italiana

È già passato quasi un anno dall’inizio di quell’indecoroso “balletto di S.Vito”  per la formazione del nuovo governo, l’avvicendamento del Capo dello Stato (per fine mandato) e l’avvio di un corposo piano di riforme per far decollare il Paese, ma finora non si è visto quasi nulla e sopra l’orizzonte continuano ad addensarsi pesanti nubi che rendono lo scenario  tutt’altro che incoraggiante e rassicurante.

È accaduto che le cosiddette “larghe intese” e le lapalissiane “lunghe attese”, hanno finito per fondersi e confondersi in un disgustoso “pasticcio all’italiana” alimentando, così, l’inveroconda “mala-politica” che sta alla base della sfiducia degli italiani nei confronti della classe politica e delle istituzioni.

In questo scorcio temporale, il primo “vulnus” politico e comportamentale è stato compiuto da quel gruppo di “franchi tiratori” che hanno impallinato Romano Prodi nella sua corsa al Quirinale. Costoro non sono mai stati scoperti, ma anche nel caso fossero stati identificati,  non avrebbero subito sanzioni penali, sebbene si è tratto di un fatto molto grave che ha causato “vittime” eccellenti.

Dopo la figuraccia dell’On. Bersani, amplificata dalla diretta streaming, nel tentativo di coinvolgere i “Grillini” nel governo del Paese, tutti, o quasi, si sono recati in processione dal Presidente della Repubblica, supplicandolo di accettare un secondo mandato (mai accaduto prima nella storia repubblicana), per scongiurare lo sfascio totale delle istituzioni, ricorrendo anche ad una maggioranza ibrida, come PD e PDL, da sempre, tra loro alternativi, ed in perenne rotta di collisione.

Al termine di questa rituale liturgia, l’anziano Presidente ha accettato ponendo, però, come “conditio sine qua non”, la realizzazione di alcune riforme importanti ed “in primis et ante omnia”, quella elettorale.

I fatti, purtroppo, non hanno fatto seguito agli impegni solennemente assunti, nonostante una maggioranza “bulgara”, ed il governo, presieduto da Enrico Letta, si è limitato a “galleggiare” sebbene tutti gli indicatori economici segnalavano un forte peggioramento della situazione in generale.

Intanto esplodeva la crisi nel Partito Democratico, azionista di maggioranza all’interno della compagine governativa e parlamentare, causata – si dice – dalla  scesa in campo di Matteo Renzi, definito un po’ come l’astro nascente della politica italiana, capace di imprimere una vera svolta al programma di governo.

L’aspetto più emblematico della politica di Renzi è rappresentato dalla rottamazione dei vecchi marpioni del proprio partito, in gran parte riuscita, ma il costo politico è stato notevole dal momento che costoro, anziché ritirarsi a vita privata, si sono “messi di traverso” scompaginando gli equilibri interni del partito e mettendo in difficoltà il Sindaco di Firenze.

In queste manovre di palazzo, non si è tenuto conto della resistenza del Presidente del Consiglio in carica, Letta, il quale, apparentemente, non ci pensa nemmeno lontanamente a dimettersi spontaneamente e rilancia, con un nuovo piano di governo,  la sua permanenza a Palazzo Chigi almeno fino al 2015.

Se a tutto questo aggiungiamo lo scalpore provocato dalle notizie pubblicate dal Corriere della Sera sul ruolo avuto dal Presidente Napolitano nel secondo semestre del 2011, quando a capo dell’esecutivo c’era Silvio Berlusconi, allora la situazione, nel suo complesso, si complica ulteriormente e qualsiasi previsione rischia di essere sovvertita.

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