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Kevin “King” Keegan, la leggenda del calcio inglese

Roma, 16 marzo 2020 – C’è stato un tempo in cui la nazionale inglese era sparita dalla scena internazionale. Ci riferiamo a quegli anni ’70 nei quali non si qualificò agli Europei del 1976 e ai Mondiali del 1974 e del 1978.

Nella seconda metà del decennio, però, le squadre di Sua Maestà cominciarono a impossessarsi della Coppa dei Campioni. Quella vera, alla quale partecipavano solo le formazioni che aveva trionfato nei singoli campionati casalinghi. Non anche le seconde, le terze e le quarte. In quel tempo, dal 1976 al 1982, la principale coppa europea venne vinta tre volte dal Liverpool, due dal Nottingham Forest e una dall’Aston Villa.

Tra i protagonisti del primo di questi successi, quello del Liverpool del 1976-77, ci fu un giocatore con la maglia n.7 che in Inghilterra è considerato tuttora un idolo, Kevin Keegan, al quale, prendendo spunto dalle due K di nome e cognome, venne dato l’appellativo di “King” (Re). Da quel momento, per i malati di football, le tre K non furono più il triste simbolo dell’inqualificabile Ku Klux Klan, ma del nuovo asso del pallone d’oltremanica: Kevin “King” Keegan. Numero 7 del Liverpool (che subito dopo quella Coppa dei Campioni del 1977 lasciò i Reds dopo sei stagioni indimenticabili per andare all’Amburgo) e della nazionale dei tre leoni. Ala destra dalla grande tecnica, piccolo e veloce, dribblomane e assistman, ma anche ottimo finalizzatore.

Per gli inglesi diventò un idolo perché con la sua inventiva e creatività, in quegli anni ’70 e poi ‘80 si differenziava dagli altri calciatori suoi connazionali, molto dotati fisicamente, ma poco tecnicamente.

Quanto al carisma, poi, ne aveva da vendere, tanto che della nazionale è stato anche il capitano per 31 gare, sia agli Europei dell’80 che ai Mondiali dell’82.

Nella foto che alleghiamo a questo articolo lo vediamo in azione nella sua tipica postura, oseremmo dire “fainesca”. Perché, proprio come una faina, era pronto ad avventarsi sul pallone quando questo arrivava dalle sue parti per rubarlo agli avversari o scaraventarlo in porta.

A distanza di tanti anni il “King” del calcio inglese è ancora lui. Una vera rockstar del pallone, indiscussa e indiscutibile.

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