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Consulta: Sentenza shock. Blocco dei contratti illegittimo, ma non per il passato

corte costituzionale consulta romaSentenza assoggettata ai conti pubblici

Roma, 24 giugno – «La Corte Costituzionale in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate con le ordinanze R.O. n. 76/2014 e R.O. n. 125/2014, ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato. La Corte ha respinto le restanti censure proposte».

Questa la scarna sentenza emessa dalla Corte Costituzionale che era chiamata a giudicare i ricorsi dei dipendenti pubblici che dal 2010 non vedevano sbloccarsi il rinnovo del contratto di lavoro, per un importo quantificato dall’Avvocato dello Stato Vincenzo Rago non inferiore a 35 miliardi e dal 2016 13 miliardi annui.

Per salvare “capre e cavoli”, i giudici hanno accolto la tesi dell’Avvocatura dello Stato secondo cui l’articolo 81 della Costituzione “assicura l’equilibrio fra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”.

La pronunciata sentenza, annulla così i diritti pregressi e dice “si parte da zero” cioè “chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato, scurdammoce o’ passato, simmo e’ Napule, paisa’ ” come recitava una vecchia canzone e, quindi, senza alcuna intenzione di offendere Napoli e Napoletani.

Non voglio entrare in politica ma addirittura, in un caso forse unico nella storia del diritto, la legge Severino è stata applicata in retroattività in senso negativo ad un reo, Silvio Berlusconi anche se, ora, il Presidente  Criscuolo  ha scandito: «Tutte le misure di carattere punitivo-afflittivo devono essere soggette alla medesima disciplina della sanzione penale in senso stretto, e quindi anche al cosiddetto “favor rei”. Rilevante è il tema della retroattività della legge penale più favorevole».  

Ora, per ragione di bilancio, si applica la legge “Napuletana”.

Preoccupante la gioia esternata dalla Flp, uno dei sindacati che hanno preso parte al giudizio davanti alla Corte, che esulta dicendo  «possiamo dire da subito che giustizia è fatta ed è stata restituita ai lavoratori pubblici la dignità del proprio lavoro. Ora il Governo non ha più scuse. Apra subito il negoziato e rinnovi i contratti». E quale sarebbe secondo loro, la “giustizia fatta” se non il supporto al Governo mentre i lavoratori hanno perso i 6 anni di aumento di retribuzione? E per coloro che sono andati in pensione?

Forse anche quel sindacato applica il ‘simmo e’ Napule, paisa’. Chi sa se i lavoratori se ne ricorderanno nel prossimo rinnovo della tessera sindacale!

 

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