Calcio

Racconti di Sport: “ Il Tifo…..che malattia! ”

vincenzo damicoRicordi da “tifoso” della Lazio a Udine, dove sarà di scena domenica per la quarta giornata di ritorno del campionato.
Roma, 13 febbraio – Questa che stiamo per raccontarvi è una delle tante, innumerevoli storie di “tifo” legate al calcio, a quel “Dio Pallone” che spesso ci confonde e ci acceca, tanto per usare un eufemismo.
Lo spunto è dato da Udinese-Lazio di domenica prossima, valida per la quarta giornata di ritorno del massimo campionato di serie A. Si, perché a due trasferte ad Udine sono legati altrettanti “esipodi”, come direbbe il grande Totò, relativi a due sfide tra i friulani ela Lazio.
Il primo di questi due risale alla trasferta dell’aprile 1980, quart’ultima dell’allora torneo a 16 squadre, con i biancocelesti (quasi del tutto “rasi al suolo” dal ciclone del primo calcio-scommesse) che giocano al Friuli una drammatica sfida per la permanenza in serie A. Come accennatola Laziosi presenta in campo praticamente con la squadra Primavera, “rinforzata” dai soli D’Amico, Garlaschelli, Citterio e Zucchini, sostenuta da un manipolo di tifosi che con due pullman partono da Piazzale Clodio alla mezzanotte del sabato precedente per arrivare ad Udine intorno alle nove della domenica mattina. All’epoca, insieme ad alcuni amici, quel viaggio fu denominato “il cammino della speranza”, parafrasando un vecchio film di Pietro Germi del 1950, dove dalla Sicilia partirono versola Franciadei minatori in cerca di lavoro. Noi tifosi in questi due pullman eravamo come i minatori di Germi, silenziosi, speranzosi con la paura che qualcosa andasse storto. La partita, per la cronaca, finì 1-1 e sancì la salvezza della Lazio sul campo. Sugli spalti il ricordo va a dopo il fischio di chiusura della gara, ad un abbandono totale della gioia di noi tifosi come se la squadra avesse vintola Champions, danze tribali per oltre un’ora dopo la fine della partita per dar sfogo ad una tensione incredibile. Gli autisti aspettarono i nostri comodi prima di riprendere il viaggio verso Roma che raggiungemmo sfiniti ma felici in tarda nottata.
Scoprii qualche tempo dopo che illustri compagni di quel viaggio furono il radiocronista Ugo Russo, voce storica della Rai che all’epoca lavorava per una radio privata romana e Gianni Elsner, noto conduttore radiofonico ai tempi di Radio Luna.
La seconda trasferta, sempre ad aprile, però del 1984, questa volta in aereo, per stare vicino alla Lazio di Chinaglia presidente. Terz’ultima di campionato contro l’Udinese di Causio, Virdis e soprattutto di Zico, anche qui con la speranza di poterla “sfangare”nella serrata lotta per la salvezza contro il Genoa. L’approdo fu comodo e veloce, ci fu addirittura il tempo per andare a salutare e ad incoraggiare la squadra in albergo nel pre-partita, ma il cauto ottimismo fu flagellato da una sconfitta per 2-0 che ci gettò nel più profondo sconforto. La cosa più delirante è che ero diventato padre da 29 giorni ed avevo abbandonato, anche se per un solo giorno, quel batuffolo di ciccia che era mia figlia per un ideale che mi aveva momentaneamente “tradito”. Ancor più curioso, direi da psicanalisi, quello che successe nel dopo partita all’aeroporto di Ronchi dei Legionari: eravamo in attesa dell’imbarco per il ritorno, distrutti, a pezzi, con un piede in serie B, quando vediamo arrivarela Lazio, giocatori e staff tecnico insieme a Chinaglia, anch’essa in attesa di partire. Ebbene la scena “kafkiana” fu quella che ci precipitammo tutti addosso al nostro presidente per fargli forza, per consolarlo! Noi a lui, quando eravamo noi tifosi bisognosi di una parola, di un conforto. Potenza del carisma di Giorgio Chinaglia. Ma questa è un’altra storia che affronteremo più avanti.
Oggi naturalmente è tutto cambiato ed i giovani vivono il tifo con minor passione rispetto ai nostri tempi, viste le diverse possibilità che hanno a livello mediatico e quant’altro. Rimaniamo noi anziani a combattere questa “malattia infettiva”, senza peraltro aver trovato l’antidoto!       

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