Cultura

Teatro India – “Le Parole di Rita” con Giulia Lazzarini

Rita Levi Mont locandinaEssere donna sempre

Roma, 22 gennaio – Poche donne come Rita Levi Montalcini hanno saputo lasciare un’impronta così decisa e non solo nel loro tempo, per quanto sono riuscite a dare con il lavoro, l’impegno, ma anche la fantasia. Il suo approccio ottimistico e positivo verso la realtà è egregiamente servito a costruire una teoria possibile del mondo dove la malattia viene combattuta e sconfitta e in cui il futuro può anche installarsi nello spazio di una molecola e proiettarsi verso conquiste continue: un seme sparso che ha in sé l’”obbligo” di fruttificare. Rita ha colonizzato  con la sua allegria, l’umorismo, la prontezza di spirito oltre un secolo, tanto quanto è durata la sua vita terrena, rimanendo fino all’ultimo strettamente legata al suo rigore professionale , al continuo e indefesso impegno nella ricerca.

Evidente , dunque, che il Teatro di Roma, nello spazio del Teatro India, pensando una rassegna  che volesse dar conto di grandi donne che hanno onorato la nostra terra, rendesse per primo un omaggio a Rita Levi-Montalcini che Giulia Lazzarini interpreta in prima nazionale dal 27 al 31 gennaio. Lo spettacolosarà preceduto da un ricordo di Pietro Calissano e Antonino Cattaneo, scienziati e cofondatori della Fondazione EBRI (istituto fondato da Rita Levi-Montalcini).

 “Le Parole di Rita”, sarà dunque il racconto teatrale della “figura luminosa” del Premio Nobel per la medicina 1986, della sua trascinante vitalità e della grande versatilità di scienziata, la sua palpitante umanità, che possono leggersi nei suoi scritti. L’incontro con la scienziata sarà esaltato dalla voce e dalla presenza scenica di Giulia Lazzarini, che la scorsa stagione abbiamo ammirato nel film di Nanni Moretti “Mia Madre” e per la cui interpretazione ha ricevuto il Donatello D’Oro. L’attrice dà voce a passaggi dall’autobiografia della Levi-Montalcini, appunti di ricerca, ripercorrendo una scelta di lettere scritte dall’America alla madre e all’amatissima sorella Paola, per intrecciarsi con il racconto di suoni e immagini attraverso una struttura di videoclips a ricostruire l’immaginario artistico della scienziata.

Le parole di Rita si muovono con il tempo del ricordo, “avanti e indietro”, ripescando emozioni, pensieri, pennellate di sottile ironia e profondissime riflessioni sulla vita, contrappuntate dai flash delle opere dei suoi pittori più amati, i volti e i suoi ricordi personali e famigliari, le esclusive immagini al microscopio filmate su pellicola con Giuseppe Levi e il riemergere dei paesaggi musicali a lei preferiti: le meravigliose architetture sonore di Bach, la potenza di Beethoven, la grazia di Mozart e ancora le sue ossessioni infantili, l’angoscia della guerra e i palpiti di una giovane donna che decide il suo destino in un’epoca storica in cui questa libertà non era affatto ovvia. 

Scritto da Andrea Grignolio e Valeria Patera, che ne cura anche la regia e l’installazione scenica, lo spettacolo è un viaggio tra vita privata e scienza, opera, segreti, ricordi e aneddoti di un’icona internazionale che rimase tuttavia profondamente legata alla terra d’origine.

Lo spettacolo si inserisce nel progetto “La scena alle donne”, protagoniste assolute come autrici, interpreti, registe, soggetti: “Veronika Voss” di Fassbinder, dallo schermo al palcoscenico, grazie ad Antonio Latella; le 11 operaie capeggiate da Ottavia Piccolo in “7 minuti” di Stefano Massini, per la regia di Alessandro Gassmann; Francesca Comencini dirige 6 interpreti per 6 storie al femminile per ridare vita ai 335 uomini sacrificati alle Ardeatine; il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi è interpretato da Ermanna Montanari; Nicoletta Braschi è la Winnie di “Giorni felici”; Lucrezia Lante della Rovere si appropria della vita sregolata di Misia Sert; Elena Bucci, Marta Galli, Marta Gilmore si misurano con una faccenda da uomini, la Guerra; Federica Fracassi è la moglie di Goebbels; Mascia Musy è Nora di “Casa di bambola”, diretta da Emanuela Giordano; Maria Paiato e Arianna Scommegna sono “Due donne che ballano”, condotte da Veronica Cruciani. Su tutte aleggia, in un modo o nell’altro, e con diverse sfumature, la “febbre” di vita di Sarah Kane (Crave, per la regia di Pierpaolo Sepe).

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