Rugby

RBS 6 Nazioni 2015 – Dragoni rossi e WAGS nella Città Eterna – GALLERIA FOTOGRAFICA

rugby 6 n italia galles 15Vittoria inutile del Galles sull’Italia nell’ultima giornata del 6 Nazioni 2015
 

 (foto di Alessio Argentieri)

Roma, 21 marzo – Il sospetto che nell’ammissione dell’Italia nell’Olimpo del rugby europeo possano aver pesato anche ragioni climatiche è legittimo. I nostri avversari, stufi di trasferte piovose su campi bagnati da perturbazioni atlantiche, sicuramente sono stati allettati dall’idea di concedersi ogni anno un fine settimana di quasi primavera al sole del Mediterraneo.

Quest’anno, ahimé, le attese sono state sinora deluse, e l’Olimpico si è aggiudicato il Grande Slam delle giornate grigie e nuvolose. Prendiamolo, ottimisticamente, come un segnale di avvicinamento al livello delle altre squadre blasonate.

Dal punto di vista del colore, il Torneo si chiude in bellezza a Roma con l’invasione pacifica dei Dragoni rossi. Lo avevamo già evidenziato la settimana scorsa che il contrasto folcloristico sarebbe stato netto rispetto ai francesi, che seppur vittoriosi, sono risultati meno allegri.

Il primato per la mise lo attribuiamo ai quattro draghetti nella foto: Tricia, Matthew, Pen e Selwyn, che vengono da Cardigan e da Ammanford, e sono le star del Terzo Tempo Village.

Venditori abusivi rifilano ad incauti acquirenti sciarpe avanzi di magazzino della partita del 2013.

Dentro lo stadio, lo speaker rinnova prima del match l’invito a non fischiare i calciatori avversari; vedremo in seguito che l’appello verrà ancora una volta disatteso, perlomeno finché il match sarà in equilibrio. All’annuncio delle formazioni, ovazione per Castrogiovanni che rientra dopo l’incontro ravvicinato con un mastino più forte di lui. In assenza di Parisse, Ghiraldini è il capitano. Merita una menzione Mauro Bergamasco, rivederlo in campo ancora una volta con la maglia numero 7 emoziona. Gli staff tecnici prendono posto e si comincia con gli inni, Land of our fathers conferma il suo fascino.

Risuonano già dopo 1 minuto e mezzo di gioco le note di “Back in black” degli AC/DC a festeggiare i primi tre punti su calcio piazzato di Haymona. Purtroppo quest’ultimo, dopo nemmeno 5’, si infortuna e lascia il posto ad Orquera, che dieci anni fa segnò una bella meta contro i rossi. Al 6’ Leigh Halfpenny si leva il caschetto per fare il 3-3, ma 4 minuti dopo Luciano timbra il cartellino: 6-3. Al 12’ ancora Halfpenny: 6-6. Dopo la meta di Roberts, Halfpenny dimostra di non essere una macchina e sbaglia una trasformazione relativamente facile.

Al 25’ Giamba Venditti va in meta e si fa il segno della croce, Orquera gli dà la benedizione mandando la palla tra i pali. Ancora da segnalare nel primo tempo una grande mischia italiana al 29’ guidata alla riscossa da Martin Castrogiovanni. Furno combattivo e in gran forma non si risparmia nei raggruppamenti. Al 33’ Vunisa non fa rimpiangere Parisse, contrattacco solitario in avanzamento a grandi falcate, purtroppo viene fermato dopo 40 m. Nell’azione si infortuna Halfpenny che esce.

Approfittando di una pausa di gioco, parte sugli spalti una ola perfettamente riuscita, che sembra non volersi fermare e fa un paio di giri completi (l’avevamo detto che i gallesi sono più simpatici). Per reazione, anche il nostro tifo è più forte, la mischia lo sente e lo ripaga. Allo scadere della frazione, ancora una volta il brutto vizio di fischiare il calcio piazzato avversario, che va a segno e manda al riposo sul 13-14, in una condizione di sostanziale equilibrio rispecchiata dal punteggio.

Durante l’intervallo Roma si concede finalmente un sole che squarcia prepotentemente le nubi, contenti i gallesi in tribuna Tevere e distinti nord. Nella pausa chiedo un pronostico al mio vicino Eoin Mc Huigh, inviato di WorldRugby: le sue previsioni sono vittorie per Galles, Irlanda e Francia, ma il torneo andrà ai gallesi (chiaramente lo dice per scaramanzia, visto che viene da Dublino).

I dragoni rientrano per primi sul terreno di gioco e, ricaricati dal sole per effetto fotovoltaico, cominciano con un’altra marcia, intenzionati a fare i punti necessari per arrivare primi nel Torneo.

La storia della seconda frazione, con la metà campo gallese inesplorata mentre sull’altro fronte gli azzurri sono a scuola di rugby, è già stata raccontata nella cronaca di Marco Cordelli. Da menzionare i due cartellini gialli per l’Italia, il primo al 53’ ad Andrea Masi, ed appena questi rientra scontati i 10 minuti di castigo, va fuori Geldenhuys. Non c’è più storia.

Ed allora l’attenzione si sposta sulla tribuna d’onore, dove è scatenato un gruppo di giovani donne gallesi, che l’intuito ci dice essere le WAGS (wifes and girlfriends) dei giocatori. È grande la sorpresa nel constatare che la predisposizione per struttura fisica a ricoprire i diversi ruoli del rugby possa riflettersi anche nelle compagne di vita degli atleti. Con questo criterio, suppongo di individuare in due graziose signorine bionde di taglia forte le dolci metà delle prime linee gallesi (piloni, e quindi anche mogli di piloni, si nasce).

Nel frattempo in campo al 73’ lo sconforto dell’Italia si vede tutto nella disperata e vana rincorsa di Leonardo Sarto a Scott Williams, che va in meta per il 13-61. Al 79’ tocca però proprio a Sarto allentare la pressione andando con uno scatto d’orgoglio in meta (sospiratamente concessa dall’arbitro con l’ausilio del TMO). Orquera trasforma da posizione defilata e mette dentro gli ultimi due punti. Risultato finale 20-61, con Alun Wyn Jones, seconda linea gallese, designato “Man of the match”.

Conferenza stampa dell’Italia. Il team manager Troiani fornisce il bollettino medico: per Haymona frattura scomposta del radio, intervento chirurgico nei prossimi giorni. Brunel, interrogato su come consideri la propria posizione, glissa, ma si concentra invece sulla necessità di comprendere il crollo psicologico del secondo tempo, dopo una sostanziale equivalenza tra le due squadre. A domanda sul motivo della sostituzione precoce dell’intera prima linea al 50’ dopo le due fulminee mete gallesi, risponde di aver voluto dare freschezza alla squadra in un momento delicato; purtroppo la mossa non ha dato i risultati sperati. Il bilancio a caldo di Brunel è che, rispetto all’ambizione iniziale di fare un torneo di qualità, c’è grande delusione sulla capacità di essere sfidanti, soprattutto psicologicamente, per l’intera durata dei match. Viene chiesto esplicitamente se il CT pensi alle dimissioni: su questo non si esprime, rimettendosi alle valutazioni della Federazione, ma con grande stile ammette l’umiliazione della squadra e sua personale. Comunque sia andata, lasciateci dire che Jacques Brunel si conferma un gran signore.

Leo Ghiraldini ritiene sia da salvare lo spirito battagliero del gruppo, mostrato soprattutto dal pack, ma è rammaricato dall’incapacità della squadra di mantenere la concentrazione costante per l’intero match, aspetto principale su cui impegnarsi d’ora in avanti.

Da parte gallese, Warren Gatland e Sam Warburton arrivano un po’ depressi, nonostante la bella vittoria, consci che probabilmente lo sforzo non basterà per il primato. Il trofeo si vestirà infatti di coccarde verdi (l’Irlanda ha già battuto nella partita successiva la Scozia ad Edimburgo) o bianche in quel di Londra, dove gli inglesi sono ora in vantaggio sulla Francia.

Nonostante tutto, in attesa di conoscere chi sarà il trionfatore del 2015, consoliamoci con il quinto posto e cucchiaio di legno e whitewash affibbiati ai poveri scozzesi.

Il mondo sarebbe meno bello senza il 6 Nazioni.

Arrivederci a settembre con la Coppa del Mondo…

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(foto di Alessio Argentieri)

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