Spettacolo

Mezzo secolo di Cara Kiri

Il 7 maggio 1971 uscì il celebre disco di Pippo Franco

Roma, 7 maggio 2021 – Cinquanta anni fa Pippo Franco cantava:Hai stata tu che sei infranto il nostro amore, hai stata tu, chi se lo fosse mai creso?”.

Era l’incipit con cui si apriva il primo brano di un Long Playing che è diventato una pietra miliare della canzone umoristica italiana: “Cara Kiri”.

Un disco pubblicato il 7 maggio 1971 e magistralmente interpretato da Pippo Franco, classe 1940, al secolo Francesco Pippo.

Un disco a cui nessun autore del filone comico/demenziale può negare di essersi ispirato.

Tenendo presente che l’aggettivo dai tratti dispregiativi “demenziale” andrebbe abbandonato, perchè l’ironia non è certo segno di demenza.

Sono dieci i memorabili brani raccolti in “Cara Kiri”, tutti scritti da Pippo Franco.

Alcuni dei quali in collaborazione con Mario Castellacci, Pierfrancesco Pingitore, Gigi Proietti, Dimitri Gribanovski e Mario Pogliotti.

D’istinto molti storceranno il naso quando vedranno accostati i nomi di Castellacci e Pingitore a quello di Pippo Franco.

E lo storceranno anche se ripenseranno all’ultima fase della comicità popolar-qualunquista del Bagaglino, di cui Pippo Franco è stato tra i protagonisti.

Così come se ricorderanno la sua partecipazione a molti film del genere pecoreccio-soft erotico degli anni ’70 (in primis “Giovannona coscia lunga”) che oggi sono divenute pellicole di culto.

Ma sbaglieranno a farlo, perchè negli anni ’70 Pippo Franco è stato uno dei comici più all’avanguardia, moderni ed intelligenti di quel periodo.

Tra gli altri coautori ricordiamo Mario Pogliotti, che mise la firma sul fantastico brano “America”, fu giornalista, autore televisivo (tra l’altro di “Non Stop”, grande evento della comicità italiana) e musicista, grande appassionato di jazz.

Su Gigi Proietti, ovviamente, non c’è bisogno di aggiungere altro.

Bisogna celebrare il cinquantennale di questo prodotto discografico con una visione storica.

Si tenga presente che nel 1971 la canzone umoristica e licenzionsa in Italia era ancora agli albori.

Tanto che ci si poteva rifare solo a qualche prodromo isolato, in primis a “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” scritta di Fabrizio De Andrè e Paolo Villaggio.

Le dieci canzoni dell’album “Cara Kiri” vanno menzionate tutte, in uno scioglilingua come la formazione dell’Inter di Herrera.

Hai stata tu, il brano d’apertura.

America, con i suoi memorabili zii, rispettivamente fratello e cugino di papà, che a Bergamo alta facevano l’idraulico e il perito fiscale.

Cesso, di amarti questa sera, scrissero Pippo Franco e Gigi Proietti.

La nevrosi, quella cosa che è di origine nervosa.

La licantropia e la signora del cantante, che quando il cielo era cupo diventava lupo.

Quel vagone per Frosinone, che ironizzava in chiave erotica sulla disabilità, un brano che a posteriori è monumento alla totale ignoranza e inconsapevolezza dell’epoca sul politically correct.

Ninna nanna e la percezione del papà sulla somiglianza tra il suo bimbo cullato e il prete confessore Don Lorenzo, a cui la mamma apriva il cuore.

Esmeralda, che chi scrive ha avuto di recente l’ardore di far risuonare nella piazza principale di Aachen, per noi Acquisgrana, in omaggio al Re Carlomagno e alla sua bella.

Poi il brano di teatro/canzone “Cara Kiri”, che all’album diede il nome.

E per chiudere La statistica, la bella scienza che tutto calcola con diligenza.

Perdonerà il lettore questa breve descrizione, che molte conoscenze dà per scontate. Come se tutti fossero cultori del genere.

Ma l’intento è suscitare – soprattutto nei più giovani – la curiosità ad ascoltare quel disco, comprendendo l’atmosfera del tempo in cui fu prodotto.

Perchè si tratta comunque di un pezzo della cultura del nostro Paese.

Come stimolo, le fotografie fronte (non censurata) e retro della copertina originale del vinile.

Che chi scrive ha acquistato sul finire degli anni ’80 in un mercatino di piazza paesana in Umbria e, da allora, ha gelosamente custodito.

Costo diecimila lire. Per rimanere in tema, un prezzo di favor.

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