Spettacolo

MAURI E STURNO PRESENTANO L’INGANNO

 Al Teatro Valle di  Roma, fino al 28 marzo, “L’inganno” (Sleuth) Con Mauri E Sturno

Glauco Mauri e Roberto Sturno portano sulle scene italiane il testo teatrale di Anthony Shaffer: Sleuth, letteralmente “segugio”, “investigatore”; l’autore non ha mai dato una spiegazione di questo titolo, ma l’idea più affascinante è che “sleuth” sia lo spettatore stesso, che investigando deve scoprire, nascosti nei tanti inganni, i sentimenti che si agitano nell’animo dei due protagonisti.
L’inganno è il titolo italiano dello spettacolo prodotto dalla Compagnia Mauri Sturno.
Le scene sono di Giuliano Spinelli, i costumi di Simona Morresi, le musiche di Germano Mazzocchetti, la regia di Glauco Mauri.
Sleuth, definito subito dalla critica “thriller-psicologico”, che nell’elaborazione di Glauco Mauri prende il titolo di “L’inganno”, ebbe un tale successo che fu, per ben due volte, adattato per il cinema. Nel 1972 con la regia di Joseph L. Mankiewicz con Laurence Olivier, nel ruolo dello scrittore Andrew Wyke, e Michael Caine nel ruolo del giovane Milo Tindle; lo stesso Caine sarà diretto nel 2007 da Kenneth Branagh nel ruolo di Wyke, con Jude Law (Tindle), e la sceneggiatura firmata da Harold Pinter.  
Qual è il motivo di tanto successo e tanto gradimento del pubblico? Anthony Shaffer certamente propone in questo suo testo tutte le sue abilità di sceneggiatore di gialli. Di rilievo sono le sue collaborazioni con Alfred Hitchcock e numerosi sono gli adattamenti per lo schermo di alcuni dei più famosi romanzi di Agatha Christie. Ma c’è qualcosa di molto di più nel fascino di questa commedia: ironia, dramma, gioco, comicità e sorprendenti colpi di scena danno a questo testo il dono di creare un’atmosfera di grande divertita tensione. Due uomini giocano a ingannarsi, a ferirsi nei loro più intimi sentimenti in un gioco che spesso sfocia in una farsa feroce. Ma, come accade spesso nella vita, la farsa che umilia le debolezze dell’uomo si tramuta in un dramma dove l’uomo rimane vittima di se stesso. E non a caso il gioco termina con lo sghignazzo di un pupazzo meccanico che inerte ha assistito alla scena e che ci dice, lui senza anima, quanto pazzi siano gli uomini che giocano a ingannarsi e a farsi del male.
La storia si basa su un gioco di inganni, di orgoglio, di vendetta, di due uomini per il possesso di una donna, ma non solo. Un gioco di investigazione, di doppi, di cinico umorismo, sul filo del mistero, della falsità, delle bugie. Un gioco all’ultimo sangue tra un famoso e ricco scrittore di gialli, chiuso nella sua casa dai mille trabocchetti, e l’amante della sua frivola moglie.
Un gioco per la vittoria della mente più astuta. Andrew Wyke e Milo Tindle sono diversi. Milo ha fatto della sua difficile esistenza una lotta con il desiderio di rivincita sociale; Andrew della sua ne ha fatto invece un continuo gioco di fantasia per sfuggire alla stupida noia della vita. Ma alla fine finiranno per scambiarsi i ruoli: ognuno sarà vittima e carnefice.  
Nel 1971 Anthony Shaffer (fratello gemello di Peter Shaffer, autore dei fortunati Equus e Amadeus) ricevette il prestigioso “Tony Award” per la migliore commedia dell’anno: Sleuth, che cominciò così la sua fortunatissima carriera teatrale.  Scritta nel 1969, dopo un breve rodaggio in provincia, la prima teatrale della commedia fu a Londra, al St. Martin’s Theatre, il 12 febbraio 1970, interpreti Anthony Quayle e Keith Baxter diretti da Clifford Williams, il successo fu grandissimo e le repliche si protrassero per ben otto anni. Il 9 novembre dello stesso anno la pièce debuttò al Musical Box Theatre di New York dove rimase in scena per 1222 repliche. Da ricordare anche il fortunato adattamento francese dal titolo Le Limier che vide tra i suoi interpreti principali Jacques Weber e Philippe Torreton, in cartellone a Parigi per più di una stagione.
Tuttora lo spettacolo viene replicato nei maggiori teatri di tutto il mondo.
 
 
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