Calcio

Calcio – La moda del turn over che uccide

Roma, 26 settembre 2019 – Può una squadra che strapazza il Liverpool campione d’Europa , perdere in casa contro il Cagliari?
Dato per assodato che questo Cagliari di Maran è un fior di equipe ottimamente messa in campo, moderna e dotata di giocatori professionisti seri e coscienziosi, come è possibile che il bel Napoli finora visto all’opera non riesca ad imporsi ad un avversario, comunque, di impianto decisamente inferiore?
La palla è rotonda, è vero. Spesso nel calcio, l’episodio, la fortuna cambiano le carte in tavola.
Ma non nel caso di Napoli-Cagliari. Non è intervenuta la Dea Bendata. Non c’è stata alcuna casualità. Il Cagliari ha tenuto la partita in mano. Ha eretto la diga necessaria per arginare la verve dei “piccoletti” e su questa si sono frantumati gli attacchi partenopei. L’innesto degli “sfondatori alti” Milic e Llorente e Koulibali è risultato tardivo. L’unica pseudo occasione per il Cagliari si è tramutata nella rete vincente (di testa) di Castro, conseguenza della nota incapacità di, anche se scontata, nella manovra, ma fonte di permanenti guai quando occorre difendere, in particolare sulle palle alte.
Ancelotti si augurava che la coppia Koulibali-Manolas potesse supplire, ma così non è stato come si è visto in tutte le partite della stagione.

Qualcuno poi dovrebbe spiegare, perché contro l’Inter – in odore di essere la prima della classe – la Lazio ha messo in campo la formazione B. Cioè, mandando in panchina non solo il capocannoniere Immobile (anche per lezione disciplinare), ma anche Lulic e Lucas Leiva, note colonne biancoazzurre) preferendo loro i modestissimi Caicedo, Bastos e soprattutto un certo illustre sconosciuto Jony (al secolo Jonathan, Rodrigo Menendez, 28 anni) proveniente per 2 milioni di euro di acquisto dal Malaga.
Inzaghi lo sta imponendo sulla fascia sinistra al posto di Lulic imitando il Mario Lui del Napoli. Risultati finora pessimi. La rete della vittoria interista di D’Ambroso quasi una fotocopia di quella cagliaritana contro il Napoli.
L’Inter ringrazia e porta a casa la quarta vittoria consecutiva. Strapotere? Conte ha fatto il miracolo di rigenerare una squadra lasciata da Spalletti alla deriva?
Fermi tutti, l’Inter è in vetta alla classifica a punteggio pieno perché Handanovic ha salvato la propria porta con 4 interventi miracolosi. La Lazio, squinternata dalla moda del turnover, ha dominato la partita senza concretizzare.
La tifoseria nerazzurra non sta nei panni. Ieri ha applaudito Lukaku come fosse un messia e non un nerboruto attaccante che spara missili balistici da lontano perché la squadra non ha gioco per rendersi pericolosa in area di rigore ed i suoi frombolieri sono Sensi, D’ambrosio e Barella (tutti italiani si consola il CT Mancini).
Quanto allo splendido match fra Roma ed Atalanta, anche qui sono emersi alcuni problema di conduzione tecnica.
Contagiato dalla moda del turn over (o per qualche ripensamento tattico), Gian Piero Gasperini continua a rinunziare all’impiego del magico tridente del gol Gomes-Ilicic-Zapata, lasciandone uno in panchina.
I neroazzurri dominano il gioco in virtù di un calcio superiore . È veramente l’Ajax Italiano. La Roma spagnola di Fonseca, risponde al massimo delle proprie possibilità attuali, impostando tutto sullo splendido impegno di Dzeko, le percussioni travolgenti di Zaniolo e sulla onnipresenza di Pellegrini. Duello esaltante. Ma non arrivano le reti. Poi nella ripresa arrivano le mosse dei due tecnici.
Gasperini rinuncia l’abilità di Ilicic per la potenza di Zapata. Cambio giusto al momento giusto. Fonseca , sostituisce la pericolosità di Zaniolo con la linearità del turco Michitarian perché senza l’ottimo Spinazzola, infortunato, il centrocampo giallorosso è in balia dell’Atalanta. Scelta, quasi obbligata ma errata. Le possibilità offensive della Roma sono tutte affidate all’iniziativa di Zaniolo. Fatale l’uno-due finale Zapata-De Roon che assicura che l’Atalanta c’è e come, mentre la Roma deve ancora crescere.
Quanto alla Juve, vince contro il Brescia, ma soffre troppo.
Su tutto il calcio pesa l’incubo dei troppi impegni ravvicinati e la moda del turn over.
Meglio affidarsi all’antica regola. Metti in campo la squadra migliore e pensa all’oggi.
Quando hai il risultato in tasca, ruota tutti quelli che vuoi.

Giacomo Mazzocchi

Giacomo Mazzocchi, giornalista professionista, è stato capo redattore di TuttoSport, capo della redazione sportiva di Telemontecarlo, direttore della comunicazione della Federazione Mondiale di Atletica Leggera e direttore della comunicazione della Federazione Italiana Rugby. Vanta una vasta esperienza suddivisa fra giornalismo scritto e video con direzione e gestione di giornali, pubblicazioni, redazioni televisive, telecronache, conduzioni e partecipazione televisive. Cura l'organizzazione e produzione tv di eventi e uffici stampa
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