Tematiche etico-sociali

Carabinieri trucidati dai partigiani slavi. Riflessioni

foibeRoma, 12 febbraio – “La sera del 23 marzo 1944 ( leggiamo su: www. Carabinieri.it), il V. Brig. PERPIGNANO, comandante del distaccamento di Bretto Inferiore ed il Car. FRANZAN si erano recati in paese e, sulla strada del ritorno, vennero aggrediti da due partigiani mentre la Caserma era già circondata da altri partigiani, rimasti nascosti. I Carabinieri vennero fatti vestire velocemente, mentre i partigiani si impossessavano delle armi e di quant’altro di utile avessero potuto trovare nella caserma, poi minata con esplosivo, così come era stato fatto per la centrale idroelettrica. Il commando partigiano e gli ostaggi, costretti a portare a spalla tutto il materiale trafugato dalla Caserma, si incamminarono lungo un percorso tutto in salita, nel bosco per raggiungere a tappe forzate Malga Bala, passando per il Monte Izgora (1.000 m circa s.l.m.), la Val Bausiza, risalendo verso l’altipiano di Bala. La mattina successiva (25 marzo) venne fatto percorrere ai prigionieri l’ultimo tratto di strada che li separava dal luogo della mattanza, un casolare sito su un pianoro, Malga Bala appunto, dove  il Vicebrigadiere PERPIGNANO venne arpionato ad un calcagno con un uncino, appeso a testa in giù e costretto a vedere la fine dei propri dipendenti; verrà finito a pedate in testa; gli altri militari vennero sterminati barbaramente, dopo essere stati incaprettati con filo di ferro, legato anche ai testicoli, così che i movimenti parossistici sotto i colpi di piccone amplificassero il dolore; ad alcuni furono tagliati i genitali e conficcati loro in bocca; ad altri vennero sbriciolati gli occhi; ad altri ancora venne poi sventrato il cuore a picconate; in particolare, al Car. AMENICI venne infilata nel petto la foto dei figli. Al termine dell’eccidio, i corpi vennero trascinati a qualche decina di metri dal casolare ed ammucchiati sotto un grosso sasso, parzialmente ricoperti dalla neve.

I cadaveri dei militari vennero rinvenuti casualmente da una pattuglia di militari tedeschi e recuperati per essere ricomposti presso la chiesa di Tarvisio tra il 31 marzo ed il 2 aprile 1944. I funerali si svolsero presso la stessa chiesa il 4 aprile 1944. Al termine di solenne cerimonia funebre, i resti dei dodici carabinieri furono seppelliti in località Manolz di Tarvisio. Di seguito i nomi dei 12 CC trucidati:

– V.Brigadiere PERPIGNANO Dino, nato a Sommacampagna (Verona) 17 agosto 1921;
– Car. DAL VECCHIO Domenico, n. a Refronto (Treviso) il 18 ottobre 1924;
– Car. FERRO Antonio, Rosolina (Rovigo) il 16 febbraio 1923;
– Car. AMENICI Primo, n. a Crespino (Rovigo) il 5 settembre 1905;
– Car. BERTOGLI Lindo, n. a Casola Montefiorino (Modena) il 19 marzo 1921;
– Car. COLSI Rodolfo, n. a Signa (Firenze) il 3 febbraio 1920;
– Car. FERRETTI Fernando, n. San Martino in Rio (Reggio Emilia) il 4 luglio 1920;
– Car. FRANZAN Attilio, n. a Prola Vicentina (Vicenza) il 9 ottobre 1913;
– Car. RUGGERO Pasquale, n. a Airola (Benevento) l’11 febbraio 1924;
– Car. ZILIO Adelmino, n. a Prozolo di Camponogara (Venezia) il 15 giungo 1921;
– Car. Aus. CASTELLANO Michele, n. a Rochetta S’Antonio (Foggia) l’11 novembre 1910;
– Car. Aus. TOGNAZZO Pietro, n. a Pontevigodarzere (Padova) il 30 giugno 1912.

Il 14 luglio 2009, a Tarvisio (UD), sono state conferite le Medaglie d’Oro al Merito Civile “alla memoria” ai 12 Carabinieri caduti.”

Sono passati più di dieci anni dalla Legge che ha istituito La Giornata della Memoria il 10 febbraio di ogni anno per il Ricordo dei Fratelli Italiani uccisi nelle foibe e per gli Italiani Giuliani e Dalmati.

Delimitare il tutto agli anni 1943-45, senza esame del periodo storico antecedente è segnale di ignoranza faziosa depistante. La storiografia dominante, infatti, si è sempre soffermata sulle violenze fasciste, giustificando la barbarie dei partigiani comunisti “titini”. L’imbecillità non è pagante perché se si sa leggere la storia con un minimo di cultura acquisita nelle scuole medie si dovrebbe sapere che l’odio slavo contro i nostri connazionali ha retaggio lontano.

Nella prima metà dell’800, dagli ambiti del nazionalismo slavo si diffondevano carte geografiche che fissavano i confini “etnicamente slavi” al fiume Isonzo o addirittura al Tagliamento. La svolta ci fu con l’editto dell’imperatore Francesco Giuseppe del 1866 che recitava:”Sua Maestà ha espresso il preciso ordine di opporsi in modo risolutivo all’influsso dell’elemento italiano ancora presente in alcuni Kronlander, e di mirare alla germanizzazione o slavizzazione- a secondo delle circostanze- delle zone in questione con tutte le energie, e senza alcun riguardo….”. Ciò comportò negli anni la fuoruscita per gli Italiani dalle Diete nazionali (organi di governo regionali), con la chiusura di scuole italiane trasformate in croate e slovene.  

Ovviamente, dopo tre guerre d’Indipendenza (1848-’59-’66), il Regno d’Italia attraeva grandemente gli Italiani del Trentino, dell’Istria e della Dalmazia.

Si ricorda che con la guerra mondiale nel 1918 l’Italia aveva con 600 mila morti liberato Trento, Trieste, Pola e Zara.

Quindi ribadiamo il concetto che indicare l’odio slavo e i massacri dei partigiani comunisti nel 1943-45 come reazione alla violenza fascista sia un falso storico di prima grandezza. Con l’occupazione jugoslava di Pola, Gorizia e Trieste, nel maggio del ’45, furono deportate circa 3.400 persone di varia etnia, secondo le stime degli angloamericani. Di queste, più di un migliaio perse la vita in esecuzioni. “Tutti gli storici sono riluttanti a dare una cifra precisa delle vittime delle foibe. Al di là delle oscillazioni, le stime più alte vanno nell’ordine delle diverse migliaia. Quanti furono gli esuli? Una delle cifre più alte diceva 350mila, le cifre più basse sono sull’ordine dei 200mila. Ma sono comunque cifre significative in un’area piccola come quella istriana”, commenta autorevolmente lo storico Guido Franzinetti.

A lungo la sinistra italiana ha cercato di mettere in sordina le atrocità dei comunisti titini e la questione degli esuli.

“Da parte della sinistra classica ci fu una tendenza a minimizzare – commenta lo studioso – e negare. Per molto tempo l’estrema destra è stata l’unica forza che batteva su questo tema, un campo lasciato aperto dalle altre forze politiche… È molto più duro accettare che non se ne parli per il disinteresse degli Italiani piuttosto che per una cospirazione politica del silenzio”. 

Anche la storiografia croata e slovena ha riconosciuto quello che è successo. “In quei Paesi – spiega Franzinetti – c’è un grosso settore ben contento di riconoscere crimini ai comunisti sloveni e croati: oltre agli italiani furono uccisi molti più sloveni e croati”. Concludiamo, rendendo omaggio a tutti i Caduti per il purissimo e ormai scomparso ideale di alta italianità!

ONORE A LORO!

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