Papa Francesco al Cairo: la violenza è tomba di ipocrisia

(foto: Ansa)
Papa di pace in Egitto di pace

Il Cairo, 29 aprile 2017 –   Papa Francesco con la sua visita risponde al Cairo all’invito delle componenti fondamentali dello stato egiziano.

All’aeroporto, ieri, l’immediata accoglienza del nunzio apostolico, monsignor Bruno Musarò, del ciambellano della Repubblica Egiziana, Sharif Ismael, una carica ereditata dal precedente stato monarchico, e poi del Patriarca Cattolico Copto di Alessandria Abramo Isacco Sidrak. Successivamente l’incontro con il presidente della repubblica Abdel Fatthah al Sisi nella residenza di Ittihadiyra, nel quartiere orientale di Heliapolis, a meno di 10 chilometri dall’aeroporto. 70 anni di rapporti diplomatici fra Vaticano ed Egitto.

In questi giorni al Cairo si svolge, nell’università al Azhar, la conferenza internazionale sulla pace, fortemente voluta dal grande imam, Ahmed al Tayyb, presidente del consiglio dei saggi. Presenti autorità e rappresentanti di tutte le confessioni religiose d’Egitto e di quelle internazionali, tale appuntamento nodale riunisce la volontà di superamento e pacificazione, specialmente dopo  l’eccidio per mano terroristica, nel dicembre 2016, nella chiesa copta ortodossa di S. Pietro al Cairo e quelli con almeno 45 vittime della recente
domenica delle palme nella chiesa cristiano copta-ortodossa di Tanta (a circa 120 chilometri dal Cairo) e vicino ad una chiesa di Alessandria.
 
La visita di ieri a papa Tawadros II è stata il seguito della giornata svoltasi in Vaticano il 10 maggio 2013, che ricordava (dopo il 451) lo storico riavvicinamento, avvenuto  il 10 maggio 1973 con la firma di una dichiarazione comune di intenti ad opera di papa Paolo VI e del papa copto-ortodosso di Alessandria Shenouda III.
Il 10 maggio è stata fissata la giornata dedicata al cammino comune, amichevole, nel desiderio dell’unità, dei cattolici e dei copti-ortodossi.
La firma di una nuova dichiarazione congiunta, ieri, dove al punto 11 si precisa di non ripetere il battesimo qualora un fedele passi all’altra confessione, sancisce un battesimo riconosciuto reciprocamente dai cattolici e dai copto-ortodossi, nell’attesa di futuri passi positivi. A Roma viene ricordato l’apostolato di Pietro, al Cairo si tramanda con massima attenzione quello ivi avvenuto con Marco, apostolo delle Beatitudini.

Il canto dei martiri intonato davanti al muro intriso del sangue dei 29 morti e dei feriti, trasportati da dentro la chiesa e poggiati, appunto, a quel muro, ora coperto da un vetro, e la preghiera ecumenica, presenti il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, il patriarca cattolico di Alessandria Ibrahim Isac  e il patriarca cattolico siriano di Antiochia Gregorius III, hanno dimostrato l’attuale reciproca volontà di amicizia fraterna e il superamento di
lontani, scandalosi  antagonismi, persino in assenza di difformità di dogmi.

Prima della cerimonia religiosa in ricordo dei testimoni della fede nel martirio, la partecipazione di papa Francesco alla conferenza sulla pace. Con il proprio ‘intervento il pontefice nell’università di al Azhar, non ha aperto o chiuso l’incontro internazionale, ma ha voluto dare il proprio contributo come gli altri esponenti religiosi.
Il discorso è avvenuto immediatamente dopo quello del grande Imam dell’omonima moschea di al Azhar,  il quale ha accolto Francesco come papa della pace.

L’Imam ha espresso la precisa denuncia degli attuali atti terroristici, definendoli crimini lontani dal credo religioso. La pace viene smarrita nel deserto della violenza. È vicino ad Allah chi sa essere sollecito nei riguardi del proprio vicino.  L’Egitto si è dimostrato nei secoli terra di passaggio e di incontro anche con coesistenze pacifiche di credi religiosi. In Egitto si rifugiarono Giuseppe e Maria per preservare Gesù. Queste affermazioni insieme alla condanna dei movimenti economici che ruotano intorno alla fabbricazione e al commercio delle armi, le armi quale vantaggioso incitamento alla violenza, quali potenziamento della violenza stessa. Tutte le civiltà e tutti i luoghi, anche in occidente, ha ricordato l’Iman, hanno avuto deviazioni di violenza, ma non per questo le loro possono essere definite religioni di violenza. Da temere è la povertà filosofica dell’individuo. I saggi d’occidente e d’oriente hanno invitato ed invitano a tornare a messaggi celesti.

Analoghe affermazioni e condanne nel discorso di papa Francesco. S.Tommaso venne introdotto dalle traduzioni di Averroè agli studi aristotelici, culture che hanno collaborato per la conoscenza. Il pontefice ha ricordato il monte dell’Alleanza, il monte delle Tavole della Legge. L’Alleanza non è stato un percorso per impadronirsi di Dio. Con i Comandamenti la religione non si limita ad essere un fatto privato, L’umanità ancora oggi è alla ricerca di un senso e non della precarietà del proprio destino. Incompatibilità fra Dio e i costruttori di morte. La violenza dimostra la propria natura idolatra nella
strumentalizzazione dell’altro. Solo la pace è santa, sancendo la sacralità di ogni vita.
La pace intrareligiosa, la pace interreligiosa, la pace fra credenti e non credenti.

Un vero, fraterno, abbraccio di pace fra papa Francesco e il grande
imam Ahmed al Tayyb.  Papa Bergoglio, riporta oggi l’attualità del messaggio che fu di
S. Francesco d’Assisi, da cui ha preso il nome, che desiderava ed ottenne, con pazienza, inascoltato poi,  il dialogo con il sultano d’Egitto Malik al Kamil a Darnietta, vicino al Cairo, nel settembre del 1219.

Ieri ed oggi si è dovuta evitare, anche nei collegamenti con le nostre emittenti, ogni notizia sul percorso relativo agli spostamenti di papa Francesco e persino dei giornalisti inviati. La sicurezza ha lavorato, potremmo dire, ad ogni metro.


Nello stadio militare della Difesa al Cairo, oggi la celebrazione eucaristica con la partecipazione di 30.000 fedeli cattolici, copti, ortodossi e musulmani.
Papa Francesco percorre il campo su una golfcar scoperta. Dopo aver scelto auto non blindata per gli spostamenti esterni, nella linea di un messaggio di fraternità e fiducia.
“Non a prezzo di cose effimere siete stati salvati”, nella I lettera di S. Pietro e l’episodio dei discepoli che, pur vedendolo, non riconoscevano Gesù, dal Vangelo di Luca.
 “L’unico estremismo ammesso per i credenti è quello della carità, qualsiasi altro estremismo non viene da Dio”. L’omelia non lascia spazi agli equivoci, come i discorsi di ieri.

L’invito del Presidente della Repubblica, l’invito del grande Iman, l’invito del Patriarca cattolico, l’invito del Patriarca copto ortodosso, per soffermarsi insieme sulla speranza della pace, dimostrando reciprocamente la pace.
Un luogo ha chiamato, terra di locale antichissima civiltà e di testamentaria tradizione ebraica, di antica testimonianza cristiana e di grande, imprescindibile, riferimento musulmano sunnita. E il pontefice di Roma ha accolto l’invito fraternamente.

Stasera, dopo gli incontri con le molteplici realtà religiose cattoliche del Cairo, per il pontefice il rientro a Roma.

Restano ancora in piedi per il dialogo interreligioso e per quello intrareligioso musulmano, necessarie, autorevoli, chiarificazioni da parte musulmana su alcuni punti del Corano.
Lo aspettano teologi, filosofi e comunque uomini e donne di buona volontà in tutto il mondo.

Una riflessione. L’ambiguità, attualmente, qualora presente, grazie alla globalizzazione, pur con tutti i difetti impliciti,  ormai può rimbalzare velocemente e mostrarsi nel giro di pochi minuti.
Come pure l’azione dei poteri forti può indirizzare erroneamente vasti movimenti di opinione.
Siamo in bilico fra tutto ciò e dobbiamo tenerlo sempre presente.

“Papa di pace in Egitto di pace”, la frase a cui l’Egitto ha  voluto legare la visita di papa Francesco: ci auguriamo ed auguriamo al bellissimo paese che sappia, possa, e voglia, in futura raggiunta unità di intenti, mantenere viva ed efficace tale intenzione, così apertamente manifestata.

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