Racconti di sport

80voglia di Gianni Rivera.

Anche il Golden-Boy azzurro valica l'asticella degli ottanta.

Roma, 18 agosto 2023.

La quarta ed utima ricorrenza di questa strana settimana riguarda il mondo del calcio, per gli 80 anni del Golden Boy per eccellenza: Gianni Rivera.

Personalmente ho espresso l’unica eccezione nel formulare paragoni sul più grande calciatore di tutti i tempi quando ho ricordato Pelè, lo scorso settembre nel giorno della sua scomparsa.

Ebbene una seconda eccezione, concedetemela, la riservo a Gianni Rivera come il più grande calciatore azzurro di tutti i tempi.

La differenza delle varie epoche vissute dai Meazza, Valentino Mazzola, Bulgarelli, Roberto Baggio, Totti, Del Piero, Maldini, sempre per citarne alcuni, è senz’altro da considerare.

Rivera però ha dalla sua una valenza tecnica non comune, una longevità di carriera straordinaria ma soprattutto una testa pensante.

Rivera si afferma sempre e soltanto in serie A nell’arco temporale che va dal 1959 al 1979, quando chiude con la conquista del decimo scudetto del suo Milan.

Al di là dell’esordio con l’Alessandria quando si parla di Rivera s’intende Milan, con cui vince tutto ciò che è possibile vincere con una squadra di club.

Rimando, a questo proposito, i nostri lettori a snocciolarsi tutte le statistiche che lo riguardano nei siti deputati.

Quando dico testa pensante mi riferisco ad esipodi, come direbbe Totò, di cui è protagonista contro un certo potere, a suo giudizio, condizionante e deleterio.

Singolare è che Rivera appartiene ad uno dei tre squadroni del nord, da sempre monopolizzatori dei trofei e del potere in ambito nazionale, e ciò nonostante è protagonista di casi e battaglie che fanno epoca.

Ai mondiali del 1970 denuncia una presunta ostilità, nei suoi confronti, da parte del capo delegazione Mandelli schierato verso la colonia interista.

La salomonica (?) scelta del tecnico Valcareggi di inventarsi la famosa staffetta con Mazzola, con Rivera protagonista assoluto nelle vittorie contro Messico e Germania Occ., viene meno nella finalissima contro il Brasile dove il nostro gioca appena sei minuti.

Pelè quando viene a sapere che Rivera non è titolare della nostra Nazionale per la finale esclama preoccupato:< Chissà come sono forti gli Azzurri se si permettono di non far giocare Rivera…>.

Due anni dopo prende di petto il selezionatore degli arbitri Campanati, subisce una dura squalifica di quasi quattro mesi e sul finire del successivo torneo 1973 ingaggia un’altrettanta feroce battaglia contro il principe dei fischietti: Concetto Lo Bello.

Sul finire degli anni sessanta fonda l’Associazione Italiana Calciatori, insieme ad altre teste pensanti del nostro movimento calcistico come Bulgarelli, Mazzola e l’avvocato Campana, a futura tutela dei calciatori per diritti maturati e per una successiva pensione.

Gianni Rivera in tutta la sua carriera è divisivo tra giornalisti che ne santificano lo spessore tecnico, la scuola capeggiata dai Palumbo e dai Ghirelli, e quelli che lo ritengono fragile ed inadeguato, capostipiti Gianni Brera e Gualtiero Zanetti.

La favola del suo ostracismo nei confronti della stampa è una balla colossale e la prova sta in una bella intervista che rese in un tram (!) a Milano a quel maestro di giornalismo di Beppe Viola.

Per concludere, secondo il mio personalissimo parere, ritengo che una delle più belle e significative prestazioni fornite da Rivera sia in Inghilterra-Italia del novembre 1973, prima vittoria azzurra a Wembley.

Quindi non la conquista di uno scudetto o una vittoria in Coppa Campioni, ma una semplice amichevole in cui il Gianni nazionale sfodera una gara corposa in trasferta, contro i poderosi giocatori inglesi e per di più resa su un campo pesante per la pioggia caduta in tutto l’arco della partita.

A maggior ricordo quella sera l’Italia si schiera con due punte, Riva e Chinaglia, un tornante tecnico come Causio ed appunto Rivera.

Roba da rabbrividire, al giorno d’oggi, per i cervellotici scienziati che frequentano oggi le nostre panchine…

Nella stessa serata, dopo il match vinto dagli azzurri, un giornalista inglese chiede al tecnico britannico Sir Alf Ramsey: <Quali sono stati i migliori quattro giocatori dell’Italia?>.

Ramsey risponde: <Rivera, Rivera, Rivera e Rivera>.

Come diceva Peppino De Filippo: <E ho detto tutto…>.

 

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