Papa Francesco nella Sinagoga di Roma: Il dono di Dio agli Ebrei è per sempre

Roma, 17 gennaio –  Il percorso che precede l’ingresso di Papa Francesco nel Tempio Maggiore di Roma è breve ma tocca punti nodali del secolo precedente e di quello che stiamo vivendo. La Shoah e il terrorismo.

Il pontefice, ricevuto dal presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello e dal presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna, si ferma  in raccoglimento e lascia rose bianche nel luogo che ricorda la deportazione romana  del 16 ottobre 1943 e poco dopo altre rose bianche presso la scritta col nome di Stefano Gaj Tachè, il bambino ebreo romano di circa due anni, ucciso nell’attentato di matrice palestinese del 9 ottobre 1982. Quando papa Francesco è davanti alla Sinagoga l’accoglienza è densa di evidente affetto e
rispetto.

Il discorso di benvenuto di Ruth Dureghello sottolinea l’apprezzamento e il ringraziamento della Comunità ebraica romana verso il pontefice, il desiderio di pace ribadito come fondamentale per le religioni, il ricordo delle deportazioni, l’attentato con
vittima il piccolo Stefano, l’appartenenza della popolazione ebraica alla propria nazionalità italiana come all’altra patria che si identifica nello Stato d’Israele.

Tradizioni, integrazione, collaborazione fra ebrei e cattolici, una realtà e una speranza sempre maggiore anche nelle parole di Renzo Gattegna.
Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, capo rabbino di Roma, ha voluto sottolineare come la terza visita di un papa nel Tempio Maggiore di Roma vada intesa, secondo la tradizione ebraica, come segno ormai di continuità.

Giovanni Paolo II  il 13 aprile 1986, definì gli ebrei come fratelli maggiori, quando rabbino capo era Elio Toaff e Benedetto XVI il 17 gennaio 2010 ribadì nel discorso di saluto che il sentirsi fratelli avrebbe aiutato ebrei e cristiani nelle difficoltà da affrontare. Dalla grandissima collaborazione di Giovanni XXIII con Jules Isaac nacque Nostra Aetate del 1965, dove venne definitivamente abolita ogni condanna nei riguardi del popolo ebraico, precedentemente ritenuto responsabile di deicidio.

La giornata del 17 gennaio venne scelta nel 1989 dalla Conferenza Episcopale Italiana come Giornata dell’ebraismo, posta nel giorno precedente alla Settimana per l’unità dei Cristiani dal18 al 25 del mese.

Nel discorso di papa Francesco è stata espressa la continuità dell’Antico e del Nuovo Testamento, la antica matrice  il dono valido per sempre dato da Dio, nell’Alleanza, al popolo ebraico.

Presenti nella Sinagoga,  oltre alla Comunità romana ed esponenti di diverse Comunità ebraiche d’Europa, anche il prefetto di Roma Franco Gabrielli e il commissario straordinario della città Francesco Paolo Tronca. 

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