Tematiche etico-sociali

Nell’anniversario del 25 Aprile, un ricordo di Angelo Joppi, Eroico Carabiniere Viterbese

Joppi AngeloIl Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella mattina del 25 aprile, in occasione dell’anniversario della Liberazione, ha deposto una corona d’alloro all’Altare della Patria, recandosi poi al Museo della Liberazione di via Tasso.

E sono proprio quei locali, che furono sede del famigerato carcere, che riaccende in noi il ricordo ammirato di un eroico Carabiniere viterbese, ANGELO JOPPI, la cui storia è un inno perenne alla religione del dovere e dell’amor di Patria. Nato a Viterbo il 4 gennaio 1904, congedatosi da Carabiniere, nel 1940 fu richiamato per il corso Allievi Sottufficiali divenendo Vicebrigadiere; rimase in servizio sino all’armistizio, quando si dette alla macchia. Tornato nella Capitale occupata dai Tedeschi, fece parte dell’ Organizzazione clandestina dell’Arma comandata dal mitico Generale Filippo Caruso. Fu protagonista di numerose, temerarie azioni contro i Tedeschi sino a quando, tradito da una spia, venne arrestato e condotto a Via Tasso dove venne sottoposto a terribili torture, che non valsero a piegarlo e a fargli rivelare ciò che sapeva sull’organizzazione clandestina. Dopo mesi di detenzione e di sevizie, che lo avrebbero reso invalido, il valoroso Carabiniere fu condannato a morte ma si salvò per il sopraggiungere degli Angloamericani. Dopo essersi lentamente ripreso dai tanti traumi, JOPPI, promosso Maresciallo Capo dei CC, fu collocato nella riserva nel giugno del 1962, col grado di Tenente; morì ottantenne. Era decorato di medaglia d’oro al Valor Militare. Ora, una riflessione sul contesto storico in cui operò ANGELO JOPPI. In verità, è un capitolo non molto approfondito quello dei Carabinieri Reali, probabilmente ottomila, che giurata fedeltà al Re, anche se ignobilmente fuggito, non vollero venir meno al proprio giuramento, non verso l’uomo, ma certamente verso la Patria; quegli stessi Carabinieri che non vollero schierarsi col nuovo regime repubblicano da operetta di Salò, ma solo svolgere funzioni di polizia. Però, effettuare la spaventosa e tragica deportazione degli Ebrei dal Ghetto con la presenza di Carabinieri ritenuti pericolosi e non affidabili, preoccupò oltremodo la follia fanatica nazista, per cui Kappler, il 7 ottobre, ordinò che  2.500 Carabinieri venissero disarmati e catturati nelle caserme romane con lo sconcertante consenso  del Maresciallo Graziani, Ministro della Guerra, per essere avviati nei campi di concentramento di Germania e Polonia. Gli altri, circa 6000, si dettero alla macchia. Nel novembre del 1991,  la Stazione Carabinieri di Bomarzo, nel viterbese, fu intitolata ad ANGELO JOPPI; presenziarono alla cerimonia il Sottosegretario di Stato agli Interni, Senatore Antonino Murmura, il Vice Comandante Generale dell’Arma, Generale Arnaldo Grilli e il Colonnello Alfonso Venditti, Vice Comandante della Regione Lazio, oltre ovviamente a tutte le Autorità Civili Militari e Religiose della Provincia e a numerosissimo pubblico. Per la Famiglia dell’Eroe, la carissima figlia Liliana, con marito e figli. Nella sua breve allocuzione, il Comandante Provinciale indicò alle scolaresche e ai più giovani presenti, il fiero coraggio dell’illustre concittadino il quale seppe tener fede al Giuramento di fedeltà alla Patria e alle Istituzioni. Quando, nel 2003, decedette per malattia la figlia di ANGELO JOPPI, a Monterosi, alla fine del rito, si volle ricordare quanto la Signora Liliana avesse fatto nel tempo per onorare la memoria del caro Padre, venendo definita a ragione sua “vestale e custode”; furono anche ricordati i suoi occhi acuti e vividi, simili a quelli del Padre, quegli stessi occhi fieri che  vediamo nelle foto di libri e riviste  quando, sostenuto a braccia, ANGELO JOPPI fu accompagnato fuori dal carcere di via Tasso. Un Eroe di stampo risorgimentale, quindi, da onorare per coraggio e alti propositi, la cui storia dev’essere monito e guida non solo per le giovani generazioni!!

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